Un modello d’impresa che non guarda solo al bilancio economico, ma anche a quello sociale, culturale e ambientale. È questa l’idea alla base delle Società Benefit, una forma giuridica d’impresa ancora poco diffusa ma destinata a incidere sempre di più sulle scelte delle aziende. Se n’è parlato nei giorni scorsi nella Sala Murmura della Camera di Commercio di Vibo Valentia, durante l’evento “Impresa con valore. Il futuro è Benefit”, promosso da Confindustria Vibo Valentia ed Evermind Srl Società Benefit.

A Vibo Valentia imprenditori, professionisti e istituzioni si sono confrontati sul modello delle Società Benefit, che integrano obiettivi economici e finalità sociali.

Tra i relatori, esponenti del mondo imprenditoriale, giuridico e finanziario, chiamati a offrire prospettive diverse ma convergenti su un tema ancora poco conosciuto, soprattutto al Sud. A spiegarlo è Francesco Biacca, presidente di Terziario Innovativo Confindustria Vibo Valentia e CEO di Evermind, prima Società Benefit nata in Calabria: «È la sfida di oggi per proiettarci a un futuro nel medio-lungo periodo, che ci dia la possibilità di approcciarci ai mercati con una nuova impronta, positiva, e che metta la sostenibilità al centro». Questo approccio, spiega Biacca, «rende le aziende più attrattive per i talenti e per gli investitori, incentivando gli investimenti sul territorio insieme alle comunità». Non si tratta solo di un cambio giuridico, ma di una trasformazione culturale: «Le aziende nascono per generare profitto, ma diventando Società Benefit mettono la creazione di valore sullo stesso piano, coinvolgendo comunità, territori, fornitori e clienti in una logica di economia circolare».

Dalle attività con le scuole alla tutela dell’ambiente, dalla promozione culturale alla formazione dei giovani: sono solo alcuni esempi di come un’impresa può generare valore anche per la collettività. A chiarire i contorni giuridici e gli obblighi delle Società Benefit è l’avvocato Mariangela Zito: «È un modello di gestione aziendale che consente di integrare nello statuto delle attività di beneficio comune accanto a quelle economiche. Le aziende continuano a svolgere la loro attività, ma si vincolano anche a realizzare iniziative in favore dell’ambiente, della società, dei lavoratori». Un modello che impone trasparenza e rendicontazione annuale, ma che, secondo Zito, è soprattutto una scelta valoriale: «Attualmente non esistono incentivi fiscali per chi diventa Società Benefit. È una decisione che parte dalla visione dell’imprenditore e che nel lungo periodo porta vantaggi economici ma anche reputazionali».

Un cambio di paradigma che coinvolge anche il mondo bancario, come spiega Simona Ruffolo, responsabile territoriale della Banca del Mezzogiorno – Gruppo Mediocredito Centrale: «Noi siamo molto attenti a quelli che sono i concetti di sostenibilità, di impegno sociale, di azzeramento delle disparità». Ruffolo sottolinea infatti come, pur continuando a finanziare imprese orientate al lucro, oggi si guardi con favore «a quelle che integrano nei propri progetti l’ambiente e gli impatti sociali, quindi una gestione più corretta e responsabile. Un’attenzione - sottolinea - coerente con la mission dell’istituto, che ha una forte vocazione pubblica e punta a sostenere lo sviluppo dei territori svantaggiati così come a stare a fianco alle famiglie, sposandone i progetti».

Nel corso dell’incontro è emersa con chiarezza l’idea che la sostenibilità non debba più essere considerata un “di più” o una moda, ma una componente strutturale della strategia aziendale. Il cambiamento non riguarderebbe quindi solo l’organizzazione interna, ma il modo in cui l’impresa si relaziona con il territorio. «Questo incontro – ha concluso Biacca – nasce proprio per sensibilizzare e ispirare la nostra classe imprenditoriale e le nuove generazioni. L’Italia è stata la prima, a livello europeo, ad avviare nel 2016 la possibilità di diventare Società Benefit. Un’opportunità importante che merita di essere sfruttata».