Una storia dell’Ottocento fatta di passione, potere e morte: due giovani e un amore spezzato che ancora abita le stanze dell’edificio simbolo della politica cittadina. Tra duelli, finestre illuminate e promesse negate, il capoluogo custodisce uno struggente racconto
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Di notte, Palazzo De Nobili sembra trattenere il respiro. Le sue finestre, affacciate sul cuore antico di Catanzaro, hanno visto passare secoli di potere, intrighi, decisioni pubbliche. Ma tra le sue mura c’è una storia che non ha mai smesso di battere, come un cuore ferito: una storia d’amore nata nell’Ottocento e finita in tragedia. E se Ovidio e William Shakespeare mettevano in scena una tragedia nata dalla fantasia, Saverio e Rachele sono figli della storia reale e di un destino crudele.
Di notte, Palazzo De Nobili non dorme. Veglia. Come fanno i luoghi che hanno conosciuto l’amore e poi la colpa. Nell’autunno del 1822, Catanzaro era una città di pietra e di sussurri, dove tutto aveva un peso: il cognome, l’appartenenza, persino i sentimenti. Eppure Saverio Marincola aveva osato credere che l’amore potesse essere più forte. Amava una giovane De Nobili - il suo nome si è consumato nel tempo (c’è chi la ricorda come Rachele e chi la chiama Adele), - ma non il suo volto, dicono, né le parole che gli scriveva di nascosto, tremanti d’attesa e di paura, ma intrise di puro amore.
Si incontravano dapprima a teatro o durante la messa domenicale, poi nell’ombra, dove i muri non giudicano. Si promettevano una vita che nessuno era disposto a concedere. Ogni lettera era un atto di ribellione, ogni sguardo un rischio. Perché quell’amore non era solo sconveniente: era pericoloso. Divideva famiglie, metteva in discussione alleanze, incrinava l’ordine rigido di una città che non perdonava chi usciva dal solco. Scoperto l’amore proibito (a causa delle differenze politiche tra le due famiglie) Saverio Marincola venne sfidato a duello da uno dei fratelli della De Nobili. Il ragazzo, ferito, riuscì a fuggire, mentre la ventenne venne rinchiusa nella sua stanza. Da quel momento, unico luogo di incontro divenne una finestra (l’ultima a destra della facciata anteriore di Palazzo De Nobili). Pare che il giovane innamorato, per lanciare un segnale di arrivo, avesse ferrato gli zoccoli del suo cavallo per provocare un rumore diverso dagli altri passanti. Così Rachele si affacciava dalla sua finestra per salutare il suo amore. Doloroso lanciare un bacio al proprio amato da una finestra senza poterlo toccare. Ma sarebbe stata la più grande delle fortune se la storia si fosse fermata a questo livello di dolore.
La notte del 5 novembre, di ritorno da alcuni affari nel quartiere Lido di Catanzaro, Saverio venne fermato. Non si sapeva ancora da chi, ma da cosa sì: una carabina. La città abbassò lo sguardo. I nomi si sussurravano, mai pronunciati davvero. Poi calò il silenzio – quel silenzio che pesa più di una condanna. I fratelli di lei avevano ucciso Saverio Marincola e con lui l’illusione che i sentimenti potessero sopravvivere al potere.
Di lei non restano che ipotesi. Forse pianse fino a non avere più lacrime. Forse fu chiusa in convento. Forse sopravvisse a tutti, portando addosso una colpa che non era sua: quella di aver amato. Ed è proprio qui che la storia si spezza e diventa leggenda.
C’è chi dice che il suo spirito non abbia mai lasciato Palazzo De Nobili. Che nelle notti più scure, una figura attraversi i corridoi, leggera come un rimpianto, vestita di chiaro o di nero. Non cerca vendetta. Cerca Saverio. Cerca il tempo che le è stato strappato. Cerca una promessa che nessuno le ha permesso di mantenere.
Oggi quel palazzo è il centro del potere cittadino, ma sotto le sue volte vive ancora una ferita aperta. Ogni passo riecheggia come una domanda rimasta senza risposta. Ogni finestra sembra aspettare qualcuno che non tornerà.
Perché ci sono amori che non finiscono: vengono soltanto condannati a restare. E Palazzo De Nobili, da due secoli, continua a custodire il suo.

