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L’Orgoglio dei calabresi contro l’ossessione e l’arroganza di chi continua a puntare il dito in giù

L’evento itinerante che il nostro gruppo sta portando in giro per la regione è una risposta a chi vorrebbe tenere la Calabria nel congelatore della mediocrità. Il secondo immancabile appuntamento è a Vibo Marina il 3 agosto (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessandro Russo
31 luglio 2023
07:01

Il dito in giù è quello che ti chiede di stare al tuo posto, anzi “al posto tuo”. È il segnale di chi intima di non allargarti, di non pensare che tu, proprio tu, possa fare qualcosa di importante. Ti dice di stare giù e buono chi ti vuole condizionare, chi ti vuole gestire, chi non vuole che il manovratore sia disturbato. Ma a puntare il dito verso il basso è anche chi crede in niente, chi vuol fare niente, forse perché niente sa fare ed è troppo appagato e compiaciuto dalla sua normalità per accettare che qualcuno con i propri sogni possa disturbarlo. Il dito in giù è stato per troppo tempo un modo di pensare, una mentalità con cui alcuni calabresi hanno tolto alla maggioranza dei calabresi la possibilità di immaginare un futuro, di sperare in un cambiamento. È il modo di dire: non fare nulla, stai fermo, vivi nella paura eterna e non disturbare.

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Il dito in giù è stato rivolto ai neolaureati, ai giovani e brillanti ricercatori, ad avvocati, ingegneri, architetti, medici, manager che sono dovuti andare via dalla Calabria per lavorare o per evitare di infognarsi nel precariato a vita. Il dito in giù è anche un messaggio continuo a chi è voluto restare per costruirsi qui, in questa Calabria così in fondo allo stivale italiano, una famiglia e la propria esistenza; a chi con fatica riesce a produrre ricchezza e lavoro per tanti, a chi non vuole arrendersi alle logiche mafiose e di potere, e neppure a quelle dell’invidia e del rancore.


LINK “Orgoglio e pregiudizio”, l’evento itinerante che il nostro gruppo sta portando in giro per la regione (e che avrà a Vibo Marina una tappa fondamentale) è uno dei nostri modi di rispondere a chi punta il dito in giù. È una risposta (piccola o grande non importa) a chi vorrebbe tenere la nostra Calabria – testarda, generosa e libera – nel congelatore della mediocrità. LINK è orgoglio perché noi calabresi saremo pure “mitomani”, come ci definiva Corrado Alvaro, ma sappiamo fare i conti con la realtà e, soprattutto, abbiamo voglia di cambiarla. È orgoglio – anche se per decenni ci hanno definiti omertosi, sciatti, indolenti – perché abbiamo capito che è arrivato il momento di non stare nel recinto in cui altri vorrebbero relegarci, che è arrivato il momento di uscire e occupare quegli spazi che lo Stato libera: perché lo Stato siamo noi e altrimenti quegli spazi li occuperebbero mafiosi e corrotti.

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I calabresi per troppo tempo sono stati come i personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Per decenni si sono ritrovati davanti a un palco nudo, in un teatro vuoto, intimamente convinti di essere stati concepiti da uno scrittore che poi li ha abbandonati al loro destino. Hanno aspettato che fosse qualcuno a scrivere il loro, il nostro dramma, e che fossero altri attori a portarlo in scena fino a quando questi ultimi, inevitabilmente, sono risultati falsi ai loro, ai nostri occhi.

Grazie a personalità come Nicola Gratteri e a tanti altri che ogni giorno costruiscono la libertà nelle periferie, nelle imprese, negli uffici, nelle scuole, nelle università, nel volontariato, sempre più calabresi hanno consapevolezza che gli unici autori del nostro destino siamo noi, che le uniche scelte sono quelle di campo.Che non verrà nessuno a salvarci perché ci si salva insieme. Che gli “indifferenti” tanto odiati da Gramsci non hanno spazio in questa Calabria perché a nessuno può essere più perdonato di stare sugli spalti a guardare mentre gli altri scommettono nel futuro di questa terra. Nessuno può tirarsi indietro nella battagliaper tenere puliti la nostra terra e il nostro mare e non avvelenarli, pergarantire le condizioni di una libera impresa, per lasciare spazi ai nostri giovani e sradicare, prima ancora della ‘ndrangheta, la mentalità mafiosa.

A chi ci chiede perché costruiamo eventi come LINK “Orgoglio e pregiudizio”, perché sosteniamo apertamente l’azione della magistratura e di quella parte della società civile che costruisce cose buone, così come sosteniamo la buona politica e l’imprenditoria sana e lungimirante, insomma a chi ci dice “chi ve lo fa fare”, noi da buoni calabresi rispondiamo a domanda con altre domande: e tu che fai? Da che parte stai?

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A coloro i quali pensano di metterci al “nostro posto” puntando quel dito in giù in mille modi, consigliamo diriflettere sul concetto di dignità: ne trarranno qualche giovamento.Facile puntare il dito in basso, altro è guardare l’orizzonte. Qual è il nostro posto noi lo sappiamo. Ci chiediamo, invece, quale sia il loro, sia di quelli che continuano a puntare il dito in giù sia di quelli che stanno a guardare. Magari qualche risposta la troveremo a Vibo Marina giovedì 3 agosto alle 21: non mancate.

Giornalista
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