C’è una fortissima voglia di centro, lo hanno immaginato in tanti, ma solo il governatore calabrese ha captato quel sentimento che potrebbe davvero cambiare ruolo e posizione degli azzurri nello scacchiere politico
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Roberto Occhiuto
Non è stata una semplice operazione nostalgia – come qualcuno, superficialmente, è stato portato a pensare – bensì un atto politico di spessore, pur con tutta la prudenza che la materia impone.
La convention “In libertà” a Palazzo Grazioli, ideata e condotta da Andrea Ruggeri, ex parlamentare e attivissimo giornalista-comunicatore ha segnato un nuovo battesimo politico di Roberto Occhiuto che, in realtà, mangia pane e politica da quando era ancora all’Università. Un nuovo battesimo perché ha dato una sorta di patente extraregionale a un vero e – spesso – invidiabilmente inimitabile governatore. Occhiuto ha conquistato con l’evento di Palazzo Grazioli la visibilità nazionale, quella notorietà necessaria a staccare tutti gli altri eventuali “pretendenti” alla futura guida del partito (tanto per non fare nomi, il Presidente del Piemonte Alberto Cirio). In vista di una (più che certa) volata finale verso un nuovo corso (prevedibile, auspicabile, atteso, ma di fatto congelato) del partito fondato da Silvio Berlusconi.
Alla sua scomparsa erano rimasti in 6.000 iscritti e più di una Cassandra “de’ noantri” ne aveva profetizzato una dissoluzione pressoché imminente: oggi gli iscritti sono vicini a raggiungere le 250mila unità, anche se Forza Italia rimane a galleggiare intorno all’8%. Una miseria in termini di consenso elettorale, ma ancor peggio se rapportata al reale numero di chi ha votato, con la sola eccezione – isola felice della Calabria – dove non solo risulta il primo partito ma continua a macinare numeri a doppia cifra.
In questo frangente, occorre dare atto ad Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, di aver saputo abilmente aggirare la evidentissima crisi in cui stava per cadere Forza Italia, ma bisogna ugualmente rimproverargli una poca efficace politica di fidelizzazione e rinnovamento.
C’è una fortissima voglia di centro, lo hanno immaginato in tanti, ma solo Roberto Occhiuto ha captato quel sentiment che potrebbe davvero cambiare ruolo e posizione degli azzurri nel panorama politico nazionale. Non è un negromante né un taumaturgo il Governatore della Calabria, è, invece, un homo politicus, nel senso pieno del termine che annusa l’aria, avverte il mutamento di umori, coglie le sfumature di certe reazioni da parte della popolazione attiva (imprenditori, lavoratori) nei confronti delle iniziative del Governo Meloni.
Il “destro-riformismo” o presunto tale che il governo Meloni cerca di far intravvedere non convince le opposte parti sociali: non ci sono convincenti misure per incentivare investimenti e avviare nuove iniziative industriali, né la politica sociale tiene conto della realtà quotidiana con cui si confrontano non soltanto gli operai e la classe intermedia, ma anche gli ex-benestanti della classe media. L’aumento ridicolo delle pensioni minime equivalente al costo di un cappuccino con brioche al mese ha minato la credibilità sociale del Governo, che – sarà bene osservarlo – viaggia a gonfie vele esclusivamente per mancanza di una seria opposizione e con buona probabilità farà, senza affanno, il bis alle prossime elezioni del 2027. Naviga, però, è bene rilevarlo, per rotte tempestose a causa di continue – evitabili – frizioni nella stessa coalizione, ma regge i flutti perché nessuno – sia chiaro – s’azzarderebbe ad abbandonare la nave e provocarne il naufragio.
In questo contesto, la voglia degli italiani di “centro” (che – diciamolo chiaramente – per molti altro non è che il rimpianto della Balena bianca e il sogno di una rinata Democrazia Cristiana) è un richiamo irresistibile per chi vive di politica e sa mettere a frutto capacità e competenze maturate negli anni. Roberto Occhiuto, prima di diventare Governatore della Calabria, era capogruppo azzurro alla Camera: oggi è vicesegretario di Forza Italia in un ruolo che gli sta decisamente stretto, vista la sua inguariibile e ammirevole “irrequietezza” di politico del fare. Quindi, quale migliore occasione, peraltro sostenuta da un endorsement chiaro di Marina e Piersilvio Berlusconi, di lanciare un sasso nell’acqua cheta e verificare, stando ben saldo a riva, l’effetto che produce?
Non a caso, nel suo intervento Occhiuto ha ribadito che le correnti sono un polveroso ricordo del passato e la sua voleva – vuole – essere una scossa al partito: pronto a mettersi in gioco – ove necessario – ma comunque ritagliandosi subito un ruolo primario.
Il sogno liberale (che aveva motivato Berlusconi) è il miglior viatico per riconquistare le masse che oggi disertano le urne e non si lasciano incantare dalle sirene (si fa per dire...) di destra o di sinistra. Questo spiega anche il successo di un partito pressoché inesistente come AVS (che però raccoglie voti che lo tengono in vita) e la contenuta perdita di consenso da parte del Movimento 5 Stelle pur in costante caduta libera, della cui seria crisi nessuno dei pentastellati sembra evidentemente rendersi conto.
Ecco, allora, un colpo teatrale di pieno valore politico che rivela le capacità di un (non più) “oscuro” Governatore del Sud, ma di un ambizioso (e legittimato) protagonista a tutto campo della politica nazionale.
Di sicuro, l’incontro di Palazzo Grazioli non è stata una rimpatriata di nostalgici del Cav, ma una vera prima conta delle forze in campo. E ha sicuramente richiesto decise dosi di Maalox per i fratelli di Giorgia e i leghisti di Salvini, che comprendono bene che l’iniziativa di Occhiuto non solo andrà a risvegliare la voglia di voto tra gli avviliti e i disamorati della politica, ma inciderà anche tra le loro truppe, raccogliendo i consensi dei delusi e di chi si sente oppresso tra una destra troppo conservatrice e una Lega che deve ancora decidere il suo futuro, nonostante l’attivismo di Salvini.
L’ipotesi – suggestiva, diciamolo – di far resuscitare la vecchia DC non sta in piedi, soprattutto perché i tempi sono radicalmente cambiati e non basta la malinconia a ricaricare animi depressi e spassionati, però l’idea di un centro che si ispiri anche solo formalmente alla Balena bianca suscita parecchi pruriti dalle parti di Montecitorio e Palazzo Madama. Se si guarda alla evoluzione/involuzione che ha investito il partito dello Scudo Crociato si scopre che non è stata solo tangentopoli quanto la pervicace mancanza di visione da parte del gruppo dirigente che ne firmò la scomparsa. Sarebbe bastato captare l’esigenza anche solo di un pizzico di modernità, guardando alle future generazioni, e al futuro del Paese per mantenere in vita – forse – una forza politica che ha segnato in modo indelebile la prima Repubblica.
E Occhiuto, crediamo, senza timore di sbagliare, un po’ democristiano lo è sempre stato, navigando in un centro a lui congeniale e raccogliendo, senza enfasi inutili, consensi a piccole dosi, ma decisamente efficaci per la sua visione politica e per edificare la sua crescita politica.
Ma perché adesso e non dopo la chiusura dei procedimenti giudiziari ancora aperti a suo carico? Dai quali Occhiuto si dice convinto di uscire senza danni, perché “il fatto non sussiste” (che è la formula che abitalmente viene fuori, ahimé dopo anni di giogo giudiziario e di gogne mediatiche).
La risposta Occhiuto non la dà, ma la lascia intuire: i tempi sono maturi non per agire ma per osservare le reazioni. E non gli si può certo dare torto: nell’affollatissima sala della Stampa Estera lo scorso mercoledì, c’erano 17 deputati e cinque senatori di Forza Italia, un terzo della rappresentanza azzurra in Parlamento, oltre a parlamentari di altre forze politiche. Se serviva a misurare l’effetto mediatico dell’incontro il risultato è positivo: anche il feedback su stampa e tv ha giocato a suo favore, financo con le tradizionali stilettate acide del Fatto Quotidiano e del Domani, ma nel complesso l’operazione mediatica ha dato buoni frutti, ovvero lo ha “incoronato” in maniera incontrovertibile come player nazionale efficace e insostituibile dell’attuale agone politico.
Non è una sfida a Tajani, che ha annunciato la sua ricandidatura a segretario al congresso dei primi del 2027, quando si dovranno decidere le strategie elettorali per il voto alle Politiche, quanto piuttosto un “avviso bonario” agli amici della coalizione.
In questo caso, il peso politico che Occhiuto ha mostrato di poter e saper esprimere ha un valore intrinsecamente più serio di qualsiasi dichiarazione d’intenti.
Se Forza Italia vuol diventare la nuova Balena bianca, Occhiuto va considerato un nemico del capitano Achab (o presunto tale), se non piuttosto un irrituale (ma non irriverente) ammaestratore di balene. L’oceano della politica italiana mostra acque agitate e ogni giorno gli osservatori osservano (non come il compianto e inimitabile Giampaolo Pansa con il cannochiale da ippodromo) da un fittizio congresso permanente dove si tesse e si disfa una tela che solo pochi avranno l’ardire e la capacità di completare.
Le ambizioni politiche di Roberto Occhiuto non sono un elemento da sottovalutare: la Regione Calabria è la sua roccaforte da cui immagina far partire una controffensiva di idee e di contributi che pochi saranno in grado di confutare o controbattere.
È una sfida, mettiamola così. E gli errori (non pochi) commessi fino ad oggi dovrebbero preservare il Presidente dal ripetere gli stessi, magari se solo decidesse di farsi affiancare da gente capace e competente e non solo compiacente: far politica non è da “uomo solo al comando”, ci vuole una squadra!
Ma, alla fine, tutto questo, per la Calabria, è, a conti fatti, un carico di positività di cui i calabresi sentono, decisamente, il bisogno ed è davvero una “scossa” all’apparato per seguire percorsi di crescita e sviluppo, che, certo, non mancano.
Servono non solo idee, però, ma anche fatti. Vedremo.




