Tre sconfitte di seguito in soli cinque anni non possono essere un caso , ma rischiano di essere qualcosa di più strutturale. Per l'ex presidente della giunta regionale Mario Oliverio quello che manca oggi al centrosinistra è la capacità di parlare alla società , presentando un progetto di sviluppo credibile della Calabria che marchi una netta distinzione con il centrodestra. Oliverio lo fa dalla strapiena saletta della Cgil cosentina dove ha riunito vecchi (per la maggior parte) e nuovi esponenti del centrosinistra con una sola parola d'ordine: ricostruire.

Certo non è facile visto che appunto le sconfitte sono seguite una dopo l'altra e che ancora una volta con Pasquale Tridico che sembra intenzionato a tornare a Bruxelles, manca un leader capace di tenere insieme le varie anime del campo progressista. «Si tratta di ricostruire attraverso la messa in campo di una proposta per la Calabria, di un progetto proiettato sul futuro, sul quale sfidare Occhiuto, che è stato agevolato dalla mancanza di opposizione rispetto al nulla che ha prodotto». Certo l'opposizione in consiglio regionale non ha di certo brillato, ma quasi mai c'è stato un accompagnamento politico alla sua azione dalla parte dei partiti di riferimento. Eppure tanto c'era da dire.

Oliverio dice che ci «siamo fatti tediare dalla narrazione di Occhiuto », ma dietro i suoi reel c'è il vuoto. «La Calabria ha perso una grande occasione. l'Alta Velocità è rimasta sulla carta, e siamo l'unica regione a non aver realizzato il Pnrr. Occhiuto ha spacciato come sue iniziative progetti che risalgono nei tempi come l'ospedale della Sibaritide, la metropolitana di Catanzaro, l'acquisto di nuovi treni regionali. Sulla sanità il giudizio è ancora più netto: Occhiuto ha avuto la gestione dal secondo giorno della sua elezione, e le condizioni del servizio sono peggiorate rispetto a quelle già drammatiche che aveva ereditato». In tutto questo il silenzio del centrosinistra è stato colpevole.

Non poteva mancare, nella disamina del voto, anche la questione giudiziaria. Occhiuto, parlando della sua, ha spesso tirato in ballo lo stesso Oliverio, sacrificato dal suo partito sull'altare del legalitarismo. «Occhiuto ha citato la mia vicenda giudiziaria quando è stato vittima di una medesima azione della magistratura, in altri momenti batteva le mani ai miei carnefici»,  ha detto Oliverio.

«Il centrodestra ha sostenuto Occhiuto è vero, invece il centrosinistra – a partire dal Pd – ha utilizzato quella vicenda per una lotta politica interna, per tagliare le gambe ad un'esperienza di governo. È così, e questo dovrebbe essere oggetto di una riflessione. Non si può continuare a mantenere i temi della libertà e della giustizia come se fossero estranei al campo del centrosinistra. Se non si contrasta una deriva giustizialista, la Calabria continuerà ad essere additata come “regione canaglia”. Gli sceriffi del giustizialismo – sostiene – hanno avuto gravi responsabilità nella rappresentazione negativa di questa terra».

Una posizione netta che Oliverio difende con forza e rilancia: «Io non mi affido alla magistratura, non mi sono mai affidato. Chi pensa che basti un'inchiesta per vincere una battaglia politica, sbaglia. Le battaglie si vincono nella società, non nei tribunali».

Oliverio tocca anche il tema del ricambio generazionale, che definisce “una necessità”, ma non una moda: «Non si tratta di fare un'operazione di sostituismo, ma di rinnovamento vero, che passi per la formazione, l'esperienza, la costruzione di relazioni. Chi pensa al cambio generazionale solo come scalata personale, sbaglia». Poi il richiamo ai giovani che forse sono stati i grandi assenti in questa campagna elettorale del centrosinistra: «Abbiamo bisogno di nuove energie, ma anche di una classe dirigente consapevole, che conosce la Calabria e la viva come un dovere morale. Perché ricostruire questa terra è un dovere politico e morale».

All'incontro era presente anche Sandro Principe, sindaco di Rende e ispiratore della lista “Casa Riformista” che ha provato a contagiare di riformismo il campo progressista. Il sindaco ha richiamato tutti all'importanza di tornare sui territori, ad ascoltare le persone per riattivare quella che Gramsci chiamava connessione sentimentale con la gente. Per l'immediato il suggerimento di Principe è quello di costruire in Calabria un governo ombra che faccia capire ai calabresi i punti e le soluzioni alternative ai progetti del centrodestra.

Insomma le ricette ci sono. Il punto è quello di portarle avanti con costanza e impegnarsi coralmente verso l'obiettivo magari evitando di rimanere alla finestra come spettatori e il giorno dopo puntare il dito.