Campagna elettorale in corso, corridoi dell’Asp in fermento, nuove nomine che si susseguono. Ma, al di là del balletto politico, nulla cambia per chi ogni giorno lotta contro la malattia. Sono oltre 300 i pazienti – affetti da patologie croniche invalidanti, oncologiche o neurodegenerative – che da mesi si scontrano con un muro di burocrazia e disattenzione.

Attese infinite, istanze respinte perché le strutture non sono convenzionate, mancate valutazioni dell’Unità di Valutazione Multidimensionale del distretto. Un percorso che per molti diventa una vera e propria via crucis. Così le famiglie, lasciate sole, finiscono per sostenere di tasca propria i costi dell’assistenza quotidiana.

Sedici anni di piano di rientro, milioni di euro in meno

Dal 2009 a oggi, il “piano di rientro” ha sottratto a questo territorio circa 640 milioni di euro destinati alla sanità. Nel frattempo, i reparti hanno chiuso o ridotto drasticamente l’offerta: psichiatria a Vibo, lungodegenza a Serra San Bruno, urologia a Tropea, ortopedia a Vibo. Un territorio che sconta la più elevata inappropriatezza allocativa del pronto soccorso: 75% dei codici verdi dimessi nella stessa giornata; Cot realizzate, mai attivate ed oggi smantellate per trasferire il personale nelle carenze dei reparti. Assenza di una rete territoriale; modelli gestionali residenziale carenti: 4,6 posti letto ogni mille abitanti con età > 65 , contro i 12 di altre province calabresi; mentre le strutture arretrano, la politica ha preferito occupare ruoli strategici con figure improvvisate, distogliendo risorse essenziali dai servizi. Risultato: nessun monitoraggio del fabbisogno, piano dell’attività aziendali carenti nella programmazione e fondi restituiti per incapacità programmatoria.

Fondi persi e bilanci che ignorano i cittadini

Solo nel 2023 l’Asp di Vibo ha rimandato alla Regione oltre 2,2 milioni di euro destinati per l’implementazione dei Lea carenti. Nel 2024, invece, i 4,9 milioni del fondo nazionale di solidarietà destinati a Vibo sono stati usati non per migliorare i servizi, ma per coprire buchi di bilancio.

Nonostante le criticità, il Bilancio preventivo economico 2025 ed il bilancio preventivo previsionale 2025-2027 non prevedono nuove risorse per i modelli territoriali, confermando un budget di appena 4,5 milioni per l’area socio-sanitaria ed 1,6 milioni di riabilitazione estensiva degenziale da acquistare nelle altre province calabresi. Cifre irrisorie rispetto al fabbisogno, e, gravide di malpractice gestionale.

Asp di Vibo: il salvadanaio del dipartimento

Il combinato disposto di analisi dei dcadi attribuzione dei fondi sanitari regionali annualità 2022-2024 e l’invarianza dei servizi sanitari negli anni, evidenzia come sull’Asp di Vibo non c’è stata mai alcuna funzione programmatoria regionale e nessuna governance dei diversi attori nominati, bensì un “metti e prendi” secondo esigenze non del territorio, bensì di giochi di finanza del dipartimento determinando nell’Asp una sindrome bipolare: dal sostanziale pareggio di bilancio del 2022 con quota premiale alla voragine di bilancio di 32 milioni di perdita del 2023 , al recupero drammatico di 24 milioni nel 2024, ad invarianza di servizi, personale e strutture.

Penalizzati anche nella ripartizione regionale

La mancata approvazione della rete territoriale, attesa da oltre 15 mesi, rischia di costare carissimo. Senza un piano aggiornato, la quota capitaria destinata alla provincia resterà ferma a 102 euro pro capite, contro i 470 di altre province: un taglio di circa 13 milioni/anno fino al 2027.

Nel 2024, inoltre, l’erronea applicazione degli indici perequativi hanno penalizzato Vibo per altri 31 milioni di euro. Il meccanismo perequativo utilizza due indicatori: 1) indice di mortalità <75 aa; 2) indice di deprivazione sociale; andiamo per ordine per quanto attiene l’indice di mortalità

Il fondo perequato ha subito le seguenti distorsioni:

Come evincibile l’attribuzione al territorio di Vibo è stata sottostimata per un totale di -8.453.442,58.

Per quanto attiene all’altro indice di perequazione, indice di deprivazione sociale, Vibo è la provincia con il più alto indice di deprivazione sociale tra le cinque province.

Anche per tale indicatore rispetto a quanto attribuito è stata sottodimensionata l’attribuzione per un valore di - 22.359.460,33.

Le promesse mancate e il silenzio delle istituzioni

Nemmeno la nomina della Commissione antimafia, che avrebbe dovuto segnare un cambio di passo, ha prodotto risultati concreti. Incontri, promesse, dichiarazioni di solidarietà: ma sul campo, solo attesa e documenti mancanti.

Nessuno ha alzato la voce. La commissione antimafia, non ha avanzato e richiesto alcun chiarimento: cosi è se vi pare, "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare",

Il Commissario Piscitelli, ha sottoscritto il documento della conferenza dei sindaci che denunciava la sottrazione delle risorse sul territorio; subito è intervenuto il ricambio perché tutto apparentemente “cambi per non cambiare”.

Delude anche il silenzio del Prefetto, al quale, da mesi, si chiede l’apertura di un tavolo tecnico. Nessuna risposta, nessun segnale. Importante è la normalizzazione burocratica; non condividiamo l’attendismo elettorale; in Dipartimento vi sono Dirigenti e subcommissari con uno stipendio parificato a quello della Presidenza della Repubblica, per dare coerenza ed applicazione normativa delle Risorse; Vibo ed il suo territorio richiedono qui ed ora una risposta univoca sulle risorse previste sulla territorialità con la ripartizione del fondo 2025. E questa risposta, deve essere evocata e pretesa dal sig Prefetto organo massimo del Governo territoriale. Ne abbiamo la necessità di tante passerelle istituzionali con inconcludenti risposte; qui e ora abbiamo il bisogno di una verifica puntuale e tecnica, delle risorse mancate su questo territorio. In tale contesto, abbiamo l’urgente bisogno della freddezza dei numeri e non la distorsione del malaffare politico.

Una domanda che brucia

Alla fine resta l’amara sensazione di essere l’“ultima provincia d’Italia”. Dove i cittadini, privati del diritto alla salute, pagano due volte: con le tasse e con i sacrifici personali.
“E, dinanzi a un vuoto istituzionale che sembra ormai senza fine, sorge ineludibile la domanda: come infrangere la colpevole negligenza del potere precostituito e restituire dignità alla Giustizia?”
*medico vibonese