Fiumi di droga

’Ndrangheta, tonnellate di cocaina nel porto di Gioia Tauro: la rete di doganieri che dava suggerimenti ai narcotrafficanti

VIDEO | I legami con il broker calabrese Bartolo Bruzzaniti e con i campani Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, oggi pentiti. L’addetto al controllo scanner perno del sistema che permetteva ai container di superare le verifiche

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di P. P. P.
20 febbraio 2024
11:49

Mario Giuseppe Solano, uno dei due funzionari dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di Gioia Tauro arrestati stamattina dal Nucleo di polizia economica finanziaria della guardia di finanza-Gico, avrebbe indicato attraverso un altro indagato «ai gruppi sudamericani le modalità di carico dello stupefacente più opportune per occultare la sostanza al passaggio allo scanner». Era uno dei modi che le persone finite nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato al sequestro di 2,7 tonnellate di cocaina utilizzavano per favorire i traffici della ‘ndrangheta nello scalo.

L'altro doganiere arrestato Mario Pititto e l'indagato Pasquale Sergio, infine, avrebbero preso indicazioni da Solano e alterato «gli esiti delle scansioni radiogene relative ai container di interesse del gruppo, non segnalando le anomalie emerse durante i controlli e consentendo ai container contenenti cocaina di venire “svincolati” e uscire dallo scalo portuale di Gioia Tauro».


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È un campo vasto quello in cui si muove l’inchiesta del pool antimafia guidato dal procuratore Giovanni Bombardieri. Il gruppo criminale «articolato su più livelli» operava in sinergia con i narcos delle rete campana legati ai broker globali della cocaina Raffaele Imperiale e Bruno Carbone, entrambi collaboratori di giustizia, e con i calabresi che avrebbero fatto capo a Bartolo e Antonio Bruzzaniti. Una rete che avrebbe avuto in doganieri e operatori portuali infedeli i suoi tasselli operativi: mosaico perfetto per «reperire e acquistare dall’estero, importare in Italia attraverso navi cargo al porto di Gioia Tauro nonché commercializzare ingenti quantitativi di cocaina».

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Oltre ai due doganieri, e alla dipendente di una società di spedizioni, Elisa Calfapietra, di 38 anni, finita ai domiciliari, nell'inchiesta ci sono altri 4 indagati. Si tratta di Domenico Cutrì di 45 anni, Giuseppe Papalia di 39, Renato Papalia di 27 e Pasquale Sergio di 63 anni. In particolare, Solano, «in servizio all'ufficio Antifrode, fino al settembre 2021 quale addetto al “controllo scanner” e successivamente quale addetto alla “visita merci” fungeva da tramite fra il gruppo degli “esfiltratori”» della cocaina «e il gruppo dei doganieri corrotti».

Secondo la Dda, diretta da Giovanni Bombardieri, il doganiere arrestato avrebbe garantito «la propria disponibilità, quella dei sodali Mario Pititto e Pasquale Sergio, a svolgere tutte le attività necessarie a consentire ai container contenenti cocaina di superare i controlli e lasciare il Porto di Gioia Tauro». In questo modo «forniva indicazioni sulle metodologie di importazione più vantaggiose per il gruppo criminale, e più difficili da perseguire per l'Ufficio Dogane e per le forze dell'ordine».

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