Svolta nelle indagini

«L’omicidio fallì perché una delle pistole si inceppò»: il pentito rivela la vendetta del clan Crea contro Inzitari

Il collaboratore Formosa racconta il viaggio da Brescia a Polistena, poi il piano fallito in un residence vicino al confine con la Basilicata e l'azione di fuoco non andata a buon fine nel piazzale de "I Portali" di Corigliano Rossano. Il movente? L'imprenditore aveva testimoniato contro i sodalizi mafiosi reggini (ASCOLTA L'AUDIO)

18
di Antonio Alizzi
11 agosto 2023
14:10

Gianenrico Formosa manifestò la volontà di collaborare con la giustizia il 30 novembre del 2021, allorquando si trovava in stato di custodia cautelare. Da quel giorno, l'ex 'ndranghetista ha iniziato a riempire pagine e pagine di fogli A4, rivelando sia alla Dda di Reggio Calabria che alla Dda di Catanzaro, eventi delittuosi di vario tipo riconducibili alla cosca Crea di Rizziconi.

Leggi anche

Il pentito Formosa e le richieste di Candiloro

Nei vari racconti, si legge nel provvedimento cautelare che ha portato a 4 arresti per il tentato omicidio di Inzitari, ha ricostruito il movente e le modalità d'azione, facendo anche i nomi dei presunti complici. «Un giorno, io, Scarcella e Candiloro, ci siamo incontrati a Brescia. Dopo che Scarcella e Candiloro hanno parlato tra di loro, Candiloro è andato via e Scarcella mi ha preso da parte e mi disse se me la sentivo di fare un lavoro delicato. Ricordo che Scarcella non sapeva in cosa consisteva esattamente questo lavoro - ha dichiarato Formosa il 30 novembre del 2021 - ma mi disse che mi avrebbe dato 20mila euro. Io mi riservai di pensarci qualche giorno e dopo due giorni ho incontrato Scarcella nel parco dietro casa di Candiloro ad Urago Mella e gli ho detto di chiamare Candiloro. Ho quindi, parlato con Candiloro, il quale mi disse che c'era da fare un lavoro a Crotone dove c'era una persona che aveva un negozio di elettrodomestici ed io lo dovevo solo accompagnare» ha riferito il pentito reggino «e lui avrebbe fatto quello che doveva fare. Io gli dissi che per me andava bene».


La telefonata decisiva sarebbe avvenuta quindi dopo una settimana. «Candiloro mi ha chiamato dicendomi se ero pronto» ma a causa dei problemi di salute della moglie di Formosa il viaggio in Calabria dei due venne rimandato, a dire del collaboratore di giustizia.

Il viaggio in Calabria

Candiloro e Formosa scesero in Calabria dopo un po' di tempo. «Io e Candiloro siamo scesi a Polistena a casa dei suoi genitori. Lui mi disse di andare a Locri mentre lui doveva incontrare delle persone per comprare il necessario per eseguire il lavoro che dovevamo fare». Nel pomeriggio, intorno alle ore 17, «Candiloro è arrivato con delle scarpe, due fuseaux e delle giacche a vento acquistate da Decathlon».

I due si sarebbero diretti alla volta di Corigliano Calabro, dove «ad aspettarci c'era una monovolume Fiat di colore bluette con a bordo un soggetto castano chiaro che solo dopo sono venuto a sapere trattarsi di Michelangelo Tripodi. Siamo saliti, quindi, sul monovolume Fiat alla volta di Corigliano Calabro e siamo arrivati davanti un centro commerciale dove c'era un negozio della Expert e accanto c'era il negozio della Decathlon. Ricordo che Tripodi disse che l'obiettivo da colpire parcheggiava il Suv a lui in uso sul retro del centro commerciale fronte alla porta d'uscita del negozio per propria precauzione personale».

Gli indagati a quel punto avrebbero deciso di entrare in azione con uno scooter, ipotizzando di uccidere Inzitari al «semaforo». Ma il piano inizialmente saltò e i tre andarono in direzione Basilicata «dove la persona da uccidere dormiva in un residence». E ancora: «Preciso che sotto il cruscotto del monovolume c'erano due pistole» - ma anche in questo caso il progetto omicidiario fu rimandato in quanto la zona era piena di telecamere.

«Siamo quindi tornati a Polistena dove abbiamo dormito a casa della famiglia Candiloro»-  e al risveglio quest'ultimo sarebbe andato da un dentista di Maropati, «il quale aveva preso a noleggio un'autovettura Renault Captur che ha consegnato a Candiloro».

Da qui riparte il viaggio verso la Sibaritide. «Siamo arrivati a Corigliano» e, ha affermato Formosa, «ricordo di aver detto a Candiloro che c'erano tantissime telecamere, in particolare sei telecamere di fronte al negozio Decathlon». Tripodi, secondo quanto dichiarato dal pentito, in un furgone che aveva portato a Corigliano, custodiva uno scooter TMax. «Io ho cercato di dissuadere Candiloro dall'azione delittuosa ma lui mi disse che doveva farlo a tutti i costi. Io mi sono messo alla guida del Suv Renault Captur ed ho aspettato fuori da un'azienda agricola».

Omicidio fallito perché una delle due pistole si inceppò

Candiloro e Tripodi sarebbero giunti dopo 20 minuti. «Ho visto Candiloro con indosso i fuseaux e le scarpe della Decathlon e casco, Tripodi che stava tirando su lo scooter TMAX. Candiloro mi disse che era andata male e che una delle due pistole si era inceppata. Preciso che so che qualche colpo è stato sparato. Ricordo che Candiloro mi disse che l'obiettivo dell'attentato si era rifugiato all'interno del negozio Decathlon e che Tripodi gli disse in quel frangente di entrare comunque ma che Candiloro ha poi desistito».

Sempre Formosa ha riferito cosa avvenne dopo il fallito omicidio. «Preciso che Candiloro mi aveva parlato di un'azione di fuoco ai danni del figlio di Pasquale Inzitari, che era stato ucciso, senza fornirmi dettagli ulteriori su modalità, tempi e generalità degli esecutori materiali e dei mandanti. Questa circostanza mi è stata riferita da Candiloro parecchio tempo dopo il tentato omicidio ai danni di Pasquale Inzitari. Sebbene Candiloro non mi disse chi avesse compiuto l'azione omicidiaria mi fece comprendere che erano state delle persone a lui vicine, sicuramente, per come da me inteso, gli stessi mandanti dell'azione delittuosa di Corigliano Calabro. Ricordo che Candiloro mi disse la seguente frase riferendosi a Pasquale Inzitari: "gli hanno già fatto male al figlio ma lui non ha ancora capito"». 

Secondo il pm Stefania Paparazzo, che ha coordinato le indagini insieme al procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e al procuratore capo Nicola Gratteri, la cosca Crea di Rizziconi, si sarebbe voluta vendicare del fatto che Pasquale Inzitari aveva testimoniato contro i sodalizi delinquenziali della provincia di Reggio Calabria.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top