‘Ndrangheta

«Questi uccidono anche per 100 euro». Le estorsioni alla famiglia Gattuso e il pizzo pagato da un collaboratore dell’allenatore

Le indagini dei carabinieri dopo gli incendi di due automobili. L’individuazione del complice e la perquisizione ad Aldo Abbruzzese dopo il presunto versamento della mazzetta: fu trovato in possesso di 2.300 euro. Le rassicurazioni alla vittima: «Puoi dormire su sette cuscini»

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di Alessia Truzzolillo
2 febbraio 2024
15:18
La famiglia di Rino Gattuso nel mirino degli estorsori
La famiglia di Rino Gattuso nel mirino degli estorsori

Fino al 10 gennaio scorso Aldo Abbruzzese, 50 anni, e Mustapha Hamil, 43 anni, avrebbero costretto la famiglia Gattuso di Corigliano, congiunti del calciatore campione del mondo Gennaro Gattuso, a farsi consegnare somme di denaro. Ad essere messi sotto estorsione sono stati il padre e la sorella del calciatore. In particolare la donna ha subito l’incendio di due automobili in due date diverse ma sempre in piena notte, gesto che ha causato anche grave danno poiché gli incendi hanno danneggiato l’abitazione, con le fiamme che sono andate a lambire il portone di ingresso e una finestra vicina. Le indagini dei carabinieri di Corigliano Calabro Scalo, coordinate dalla Dda di Catanzaro, hanno evidenziato che la famiglia Gattuso sarebbe stata costretta a versare ad Aldo Abbruzzese, tramite un collaboratore di Gennaro Gattuso, in due diverse occasioni la somma di 1.500 euro.

La denuncia della sorella di Gattuso dopo il primo incendio

Il primo incendio è avvenuto il 17 ottobre scorso. La vittima denuncia la cosa ai militari ma non sa spiegare il perché dell’accaduto.


Dopo il secondo danneggiamento, avvenuto il 15 dicembre successivo, «la Gattuso sporgeva una formale denuncia, nella quale, però, manifestava il sospetto che l’atto intimidatorio fosse da ricondurre ad Aldo Abbruzzese, soggetto di nota caratura criminale nel territorio di Schiavonea, poiché riferiva di aver saputo dall’ex marito che Abbruzzese aveva chiesto al padre il pagamento della somma di 3.000 euro». L’ex marito aveva riferito alla donna che «alla base della pretesa criminale vi era la realizzazione da parte dei Gattuso di un impianto fotovoltaico, per la cui produzione il padre, con la compartecipazione proprio dell’ex marito, aveva ottenuto un cospicuo finanziamento; ragion per cui Aldo Abbruzzese» aveva avanzato pretese illecite.

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«Il pagamento effettuato tramite un uomo di fiducia di Gennaro Gattuso»

Stando alle intercettazioni effettuate anche sui cellulari delle vittime, gli investigatori hanno scoperto l’avvenuto pagamento della richiesta estorsiva effettuata tramite un «uomo di fiducia di Gennaro Gattuso, noto allenatore di calcio».

La vittima spiega all’ex compagno di essere stata rassicurata: «Mi ha detto puoi dormire su sette cuscini che oramai non è successo niente…». Ma la donna non è tranquilla affatto e chiede all’ex il perché di queste richieste di denaro da parte di Abbruzzese: «Ma a quest'uomo gli piace il lusso?».

Ma il motivo non è il lusso, spiega l’interlocutore, quanto mantenere il controllo del territorio e ricevere onore e rispetto: «Venti anni di galera, trent'anni... questi fanno galera che non si capisce, vivono solo per quello... vivono per onore e rispetto, se tu glielo cacci dicono allora io non valgo manco una lira!? E hai finito e sei morto pure per cento euro non per mille e cinque... pure per cento euro!».

Mandante e complice individuati dai carabinieri

I carabinieri – è scritto nella richiesta di custodia cautelare vergata dal procuratore facente funzioni di Catanzaro Vincenzo Capomolla, dall’aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Stefania Paparazzo – hanno scoperto chi fosse l’esecutore materiale degli incendi dopo essersi recati, per un’altra indagine, in casa di Hamil e avere ispezionato il suo cellulare. Da qui la scoperta di contatti con Abbruzzese. Le successive intercettazioni hanno evidenziato la preoccupazione di Abbruzzese il quale invia anche il suo storico avvocato ad assistere Hamil.

«Ma che è successo, disgraziato ... che mi hai fatto preoccupare», chiede Abbruzzese.

«Non hanno capito niente…», lo rassicura quello.

«Domande su di me?», chiede Abbruzzese.

«No no», risponde il presunto complice.

Gli investigatori appurano che l’abitazione della sorella di Gattuso è priva di telecamere di controllo mentre quella del padre «risulta inaccessibile», motivo per cui «gli atti intimidatori a lui indirizzati, per costringerlo ad adempiere al pagamento, sono stati rivolti nei confronti delle vetture della figlia».

La perquisizione ad Aldo Abbruzzese nel bar di Schiavonea

Inoltre verificano anche che il 10 gennaio scorso il collaboratore di Gennaro Gattuso «si sarebbe recato in Calabria, per effettuare un secondo pagamento all’Abbruzzese».

Il collaboratore è stato monitorato mentre, in compagnia di un’altra persona, si recava in un bar di Schiavonea «per poi uscirne dopo pochi minuti».

Subito dopo sono entrati nel bar i carabinieri che hanno verificato la presenza di Aldo Abbruzzese il quale, perquisito, risultava in possesso di 2.300 euro».

Le rassicurazioni da parte dell'amico di Gennaro Gattuso

Dopo questo episodio la sorella di Gattuso si confida con un'amica: «Uhm allora praticamente è stato risolto tutto... l'amico di mio fratello...».
L'amica le chiede se l'uomo di fiducia è sceso in Calabria. «Si lo ha mandato mio fratello... è tutto a posto comunque», risponde la sorella. «Ha fatto bene – replica l'amica –... eh ma cosa ti ho detto stamattina? Questa storia solo tuo fratello la poteva risolvere e nessuno più...».
Tra l'altro i carabinieri apprendono dalle intercettazioni che l'uomo di fiducia di Rino Gattuso «dopo aver versato la somma di denaro o, comunque, dopo aver preso accordi per il versamento con Aldo Abbruzzese, incontrava la sorella del calciatore e, senza proferire parola per timore di un eventuale ascolto indiretto da parte delle Forze dell'ordine, faceva leggere alla donna un messaggio che aveva provveduto a scrivere sul proprio telefono cellulare». Questo lo racconta lei stessa all'ex marito: «Mi ha detto puoi dormire su sette cuscini che oramai non è successo niente, mi ha scritto un messaggio sul suo cellulare me lo ha fatto leggere, stai tranquilla è tutto finito... ho risolto tutto, abbiamo risolto tutto, e io gli ho detto ora mi devi dire». La donna non è ancora tranquilla «sul fatto che non le sarebbe capitato più nulla, ma voleva apprendere i motivi di fondo di quanto accaduto e, soprattutto, perché nella vicenda era stata esternata tanta cattiveria nei suoi confronti». 

«Ciò posto, si ritiene che sussistano in atti sufficienti e gravi elementi indiziari dei reati contestati a carico di entrambi gli indagati», scrive il gip Chiara Esposito. Questa mattina Abbruzzese e Hamil sono stati tratti in arresto per estorsione e danneggiamento seguito da incendio aggravati dal metodo mafioso. Adesso la vittima degli atti intimidatori può stare realmente tranquilla.

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