Arresti nel Lametino

«Ci siamo solo noi e la pampina», le indagini partite dal gruppo WhatsApp “I cannabinoidi” usato per la gestione dello spaccio

Nel 2019 l'arresto di uno degli indagati e la scoperta sul suo cellulare di una chat il cui nome insospettisce gli inquirenti. All'interno, conversazioni con linguaggio criptato: dal "tagliare le unghie alle capre" al "preventivo per un pavimento"

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di Luana  Costa
6 febbraio 2024
11:31

Gestivano l'intera filiera distributiva accentrando i proventi dello spaccio e utilizzando un linguaggio criptico nelle comunicazioni telefoniche. Secondo la Dda di Catanzaro, a capo della presunta associazione dedita al traffico di marijuana e cocaina ramificata nel territorio lametino e, in particolare, a Curinga, Lamezia Terme, Pianopoli, Serrastretta e Feroleto Antico ci sarebbero stati Concetto Trovato, 57 anni, Giovanni Roberto, 44 anni, e Giuseppe Bova, 29 anni, tutti di Lamezia Terme e ritenuti dagli inquirenti capi promotori del presunto sodalizio.

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Il vertice

A loro ci si rivolgeva per la risoluzione dei problemi, loro impartivano le direttive sullo smercio di droga ricevendo dagli affiliati i profitti delle attività di spaccio. Per la vendita della droga al dettaglio sarebbero stati impiegati, invece, Antonio Michienzi, Alfredo Gigliotti, Andrea Lucia, Manuel Saladino, Francesco De Fazio, Marco Ventura, Tommaso Boca, Ottavio Stranieri, Fabio Vescio e Salvatore Cuiuli. Secondo la ricostruzione della Procura, alle dirette dipendenze dei vertici dell'associazione avrebbero curato lo spaccio di marijuana e cocaina e custodito armi e droga per conto del gruppo. Antonio Pulitano, invece, avrebbe gestito il trasporto della droga dall'abitazione di Trovato e Bova fino a quella di Roberto.


L'indagine

L'indagine prende le mosse dall'arresto avvenuto nell'agosto del 2019 di Francesco Bova, all'epoca accusato della coltivazione di una piantagione di marijuana e di porto illegale d'armi, un revolver marca Taurus. Ma gli inquirenti passando a setaccio il telefono individuano una chat dal nome piuttosto eloquente: "I cannabinoidi".

"La pampina"

«Il primo messaggio inoltrato sulla chat era quello della data di creazione, un audio trasmesso da Giovanni Roberto che spiega ai partecipanti il contenuto delle future conversazioni con una frase dal tenore esplicito: "Che questo è un gruppazzo di quello serio, ci siamo solo noi, solo la pampina"» si legge nelle carte dell'inchiesta che questa mattina ha portato all'arresto di 14 persone e messa a segno dal gruppo carabinieri di Lamezia Terme.

Tagliare le unghie alle capre

Nella chat frasi e termini criptici ma per il gip «con un uso finalizzato ad occultare gli effettivi interessi, chiaramente riportabili proprio alla sostanza illecita»: "bambola", "caffè", "formaggio", "tagliare le unghie alle capre", "preventivo per un pavimento", "fare benzina", questo il campionario di espressioni utilizzato nelle conversazioni che avrebbero tradito i veri intenti quando, invece, il linguaggio diveniva più esplicito.

L'associazione

Per il gip non ci sono dubbi «l'addentramento, la portata, l'entità dei quantitativi e di sostanza, peraltro sia cocaina che marijuana, quest'ultima direttamente piantata e coltivata e non solo approvvigionata, la pluralità dei canali di acquisto, il numero dei soggetti operanti sul territorio e su varie zone del lametino, i numeri alti degli introiti e la suddivisione in compiti» rappresentano «plurimi e chiari indici di una stabilità del loro agire, fortemente addentrato nel mondo del narcotraffico».

Spaccio massiccio

Inoltre, indicativi dell'esistenza di «una associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti in maniera massiccia e continuativa» vi sarebbe «il numero anche notevole di soggetti che puntualmente e con cadenza quasi quotidiana - nemmanco fermandosi nel periodo pandemico - si recano a casa di Trovato e Bova o a casa di Roberto per recuperare la sostanza, procedere alla vendita e ritornare per consegnare gli introiti; la divisione delle aree di spaccio, la presenza di un quartier generale quale la casa di Trovato e Bova, i metodi di occultamento collaudati quale l'uso di uno scavatore, di fusti, bidoni, secchi e buste sigillate, finanche macchinari per chiudere sottovuoto le bustine».

Giornalista
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