La decisione

Tropea, sciolto il Consiglio comunale: il governo commissaria il simbolo del turismo calabrese

Il Cdm certifica nuovamente l'inquinamento mafioso nella perla del Tirreno a 8 anni dalla prima volta. Infiltrazioni criminali: la provincia di Vibo Valentia sempre più caso nazionale

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di Pablo Petrasso
23 aprile 2024
20:50
Tropea
Tropea

Il Consiglio dei ministri scioglie, su proposta del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale della capitale calabrese del turismo. Per Tropea è la seconda volta nel giro di pochi anni: gli organi elettivi erano stati sciolti nell’agosto 2016 e la decisione del governo – inizialmente ribaltata dal Tar del Lazio – era stata confermata in via definitiva dal Consiglio di Stato. La gestione del Comune sarà ora affidata per 18 mesi a una Commissione straordinaria. Il ministro ha proposto lo scioglimento «alla luce degli accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa».

La nuova decisione del governo arriva poco più di sei mesi dopo l’insediamento della Commissione d’accesso: la mattina del 16 ottobre 2023, alle 10, è iniziato il percorso di analisi degli atti il cui esito è stato ratificato nel tardo pomeriggio di oggi. Assegnazione di appalti, servizi esternalizzati, incarichi: è la base per l’analisi sull’esistenza di infiltrazioni. Base che poggia anche sugli atti delle inchieste della Dda di Catanzaro che, negli ultimi anni, hanno illuminato in provincia di Vibo Valentia i tanti legami oscuri tra clan e pubbliche amministrazioni per quello che LaC News24 ha definito nella trasmissione Dentro la notizia un caso nazionale. È impressionante, infatti, il numero di Commissioni di accesso agli atti insediate dalla Prefettura per accertare eventuali infiltrazioni mafiose. Tre Consigli comunali sciolti di recente (Capistrano, Soriano e Acquaro) e, prima di oggi, cinque attenzionati: Mileto, Nicotera, Tropea, Filadelfia e Stefanaconi. Un elenco a cui si aggiunge l’Asp di Vibo Valentia, già sciolta nel 2011 dopo un accesso disposto nel 2010.


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Tropea fa più rumore perché è il simbolo del turismo calabrese. Agli aspetti simbolici si sommano anche temi che si ripropongono a ogni insediamento di una commissione straordinaria e che riguardano la continuità nella gestione dei servizi che diventa centrale specie nelle mete turistiche e all’approssimarsi dell’estate. Ai commissari, che si insedieranno nei prossimi giorni, si chiede di riportare la legalità - che il Consiglio dei ministri ritiene evidentemente compromessa - senza trascurare l’accoglienza ai vacanzieri che si riverseranno nella perla del Tirreno e la cura del territorio.

Tropea non è Bari: qui le simpatie politiche del governo nazionale non sono diventate tema di scontro. Il sindaco Giovanni Macrì è un esponente di Forza Italia e non ha mosso critiche “politiche” al provvedimento vagliato, prima della decisione, dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Nelle scorse settimane ha affrontato la questione sul piano tecnico, dicendo che la proroga della Commissione d’accesso stava «smontando progressivamente la stessa agibilità e motivazione quotidiana nell’azione di governo e dei suoi rappresentanti istituzionali».

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Ha parlato di provvedimento «di una gravità inaudita» e di una legge, quella che disciplina appunto gli scioglimenti dei consigli comunali «che, dopo decenni di fallimenti documentati da Nord a Sud», avrebbe confermato la propria «pericolosità e dannosità»; «un gigantesco vulnus costituzionale da portare davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e sul quale soprattutto i parlamentari di questo territorio dovrebbero riflettere e agire». Critiche che si ripropongono in quasi tutti i Comuni sottoposti a provvedimenti di scioglimento.

Macrì, eletto sindaco nell’ottobre 2018, era espressione della minoranza nel Consiglio comunale sciolto nel 2016. Ora per Tropea si apre una nuova fase: il decreto di scioglimento conserva i suoi effetti da 12 a 18 mesi, prorogabili a 24 in casi eccezionali.

In questi anni il comune di Tropea è finito sotto i riflettori sia della magistratura ordinaria che della Dda di Catanzaro. Indagini come quelle sui cadaveri fatti a pezzi e distrutti nel cimitero, che ha visto indagato anche il custode, hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica. L’inchiesta “Olimpo” ha invece illuminato dinamiche che hanno acceso i fari della Prefettura sulla gestione della cosa pubblica.

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