Nella serata di ieri anche le performance di Jacopo Veneziani con lo spettacolo “Perfette sconosciute. Racconti di donne che la storia ha preferito tacere", e di Annalisa Insardà con la piece teatrale “Parole femmine”
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Marino Bartoletti, Piero Marrazzo e poi Andrea Di Consoli, Annalisa Insardà e Jacopo Veneziani sono stati sono alcuni degli ospiti della giornata di ieri al premio letterario Caccuri che si concluderà domenica 10 agosto. La rassegna promossa dell’Accademia dei Caccuriani, giunta alla sua 14esima edizione, si conferma uno degli eventi culturali più importanti d'Italia, capace di attrarre nel borgo del Crotonese migliaia di appassionati e di curiosi provenienti da ogni angolo del mondo. La serata di ieri, si aperta con la presentazione dei libri “Il festival degli dei” e “Come together. Il giorno che cambiò la musica in Italia” con Marino Bartoletti in un dialogo con il direttore responsabile di LaC News24, Franco Laratta.
Voce storica del giornalismo sportivo e televisivo, oggi anche affermato scrittore, Bartoletti, ha avuto una carriera ricca di successi anche grazie ad una sconfinata e genuina passione per lo sport e la musica che lo ha spinto a creare romanzi che sono diventati casi editoriali: la fortunata serie degli “dei”, è un tributo ai grandi personaggi che hanno segnato la nostra cultura. Lucio Dalla, Mia Martini, Mino Reitano sono solo alcuni dei personaggi di cui Bartoletti scrive «senza ricorrere a Wikipedia» ma sulla base di una conoscenza profonda che lo ha legato negli anni a tali personalità sia sotto il profilo umano che professionale. Incalzato dalle domande del direttore Laratta, Bartoletti si è soffermato, in particolare, sulla vicenda di Umberto Bindi da Bogliasco, cantautore e pianista che fu uno dei più grandi compositori della sua generazione e uno dei massimi esponenti della rinomata scuola genovese, ma che fu letteralmente estromesso dal mainstream perché omosessuale.
«Così come Mia Martina, alcuni anni dopo sarebbe stata praticamente demolita dalle calunnie assurde che circolavano sul suo conto, Umberto era stato del tutto emarginato a causa di quella che da lì a poco si sarebbe chiamata diversità ma che allora veniva addirittura considerata una malattia se non una perversione. Due gli indizi in mano al gretto popolo degli inquisitori: il vistoso anello al dito mignolo con cui a Sanremo aveva interpretato "Non mi dire chi sei" e un accurato studio del testo della celebre "Arrivederci". Umberto non solo sparì dai radar della celebrità ma fece addirittura fatica a sopravvivere. Solo nel 1988 ebbe il coraggio di fare coming out, lo convinse Maurizio Costanzo, ma ormai la sua vita oppressa da debiti e scelleratezze non era più recuperabile, visse gli ultimi anni solo grazie alla legge Bacchelli».
Dopo l'incontro con Bartoletti, il festival è proseguito con due contributi particolarmente emozionanti di Andrea Di Consoli con una lectio magistralis incentrata sull'opera “Una questione privata” di Beppe Fenoglio, che ha offerto una chiave di lettura originale del grande autore piemontese, portando il pubblico dentro il cuore pulsante della Resistenza letteraria. A seguire, Jacopo Veneziani, giovane divulgatore d’arte, ha incantato con lo spettacolo Perfette sconosciute, un viaggio tra donne dimenticate dalla Storia, che riaffiorano come testimoni di un passato da riscrivere.
Chiusura affidata, a Piero Marrazzo, giornalista e già presidente della Regione Lazio, che ha presentato Storia senza eroi, in un intenso dialogo con l’avvocata Mara Paone; e ad Annalisa Insardà con la piece teatrale “Parole femmine”. «Sono stato vittima di un ricatto, ma per quindici anni nessuno si è mai chiesto se lo fossi davvero», ha affermato rivolgendosi alla platea. Il libro non si limita a ricostruire i fatti, ma si spinge oltre: è un viaggio nella memoria familiare, nella Calabria delle emigrazioni e dei cambiamenti sociali.
La vicenda del fratello di Marrazzo, figlio della stessa madre ma di un padre diverso, e disconosciuto dalla propria famiglia, in particolar modo dal padre, dopo l’emigrazione in America, diventa metafora di una società che spesso condanna senza appello: «Sul documento di mio fratello fu cancellato il cognome del suo vero padre e sostituito con quello di nostra madre». Il motivo? «Suo padre, che non aveva mai conosciuto, era gay», «Io, invece, pensavo che suo padre non l’avesse riconosciuto». Una serata che ha messo al centro la complessità, il dolore, ma anche la possibilità del riscatto. «Questo libro non è solo la mia storia», ha concluso Marrazzo, «ma quella di chiunque sia caduto e abbia trovato il coraggio di rialzarsi».