È ispirato al caso dell'imprenditore e politico Amedeo Matacena, morto da latitante a Dubai 3 anni fa, in circostanze misteriose tanto che la Procura di Reggio Calabria sta tutt'ora indagando con un ipotesi di omicidio, l'ultima fatica letteraria di Gianfrancesco Turano, “I buoni non esistono”.

Un crime, come preferisce definirlo l'autore, originario di Reggio Calabria, inviato dell'Espresso, che il giornalista d'inchiesta ha presentato a Soverato nell'ambito delle iniziative organizzate dalla libreria Non ci resta che leggere: «Parte tutto da un lavoro di inchiesta giornalistica pubblicato sull'Espresso - racconta Turano -. Il materiale era talmente abbondante che ho deciso di allargare il quadro e potevo farlo soltanto attraverso la narrativa. Nel libro sostanzialmente sono soltanto raccontati fatti reali, naturalmente poi ci sono i personaggi di finzione che sono le figure dei detective, degli investigatori, che cercano di portare alla luce un caso che è tutt'ora all'attenzione della magistratura».

Garantiscono una maggiore sicurezza per i bagnanti delle spiagge soveratesi da circa 10 anni, sono i cani della Sics, scuola italiana cani slavataggio. Delle vere e proprie sentinelle del mare, pronte a tuffarsi in caso di bisogno.

Nel romanzo, un ex poliziotto, diventato un investigatore privato, si addentra in un intreccio di relazioni ambigue, giochi di potere e fiumi di denaro sporco tra Milano, Roma e Dubai.
«È stato interessante andare a vedere come sia stato possibile che una latitanza così lunga, la latitanza più lunga della storia italiana, sia stata condotta quasi fino alla fine, perchè da lì a pochi mesi Matacena sarebbe diventato libero. Noi siamo abituati al grande successo di gialli ambientati in provincia con piccoli personaggi come il maresciallo dei carabinieri o il parroco, e invece secondo me l'Italia ha delle storie enormi che vengono trascurate e non vengono raccontate. E questo è quello che ho cercato di fare io con questo libro».


Un romanzo avvincente quindi, ricco di spunti di riflessione sulla complessità dell’animo umano ma anche sulla criminalità contemporanea. «Questa storia era interessante soltanto a patto di raccontare gli aspetti umani della vicenda che secondo me sono ancora più interessanti della vicenda storica di cui si è occupata la cronaca e anche l'Espresso».