La Via Crucis della Calabria

Chi soccorre il 118? Il servizio d’emergenza in Calabria annaspa tra mancanza di medici, mezzi e risorse

Le storie di chi resiste nonostante tutto e la passione che ancora anima gli operatori sanitari spesso costretti ad arrangiarsi con strumenti di fortuna per salvare le vite dei pazienti (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luana  Costa
4 aprile 2023
06:30

Il soccorso in emergenza è quasi un’arte. È una sfida contro il tempo, una scommessa contro ogni variabile mossa su un terreno al limite dell’umano. Strappare alla morte una vita, consapevoli che dalla loro parte, i soccorritori, hanno a disposizione solo una manciata di minuti, la competenza e l’esperienza maturata sul campo. Ma molto spesso ciò non basta.

Lucida follia

L’intuito, la passione, l’abnegazione e in molti casi anche l’estro creativo risultano decisivi in un contesto in cui si corre sul filo del rasoio e sulle spalle una vita umana appesa a un filo. Ogni minima scelta può cambiare il corso degli eventi: in meglio, in peggio. Lo sa bene chi lavora nell’area dell’emergenza urgenza e lo fa in Calabria, dove spesso i limiti di sistema vengono superati aguzzando l’ingegno e mettendoci del proprio. La Calabria è il luogo dell’ossimoro, della lucida follia dove sul posto dell’emergenza può anche capitare di veder arrivare un’ambulanza senza medico a bordo e contestualmente l’elisoccorso.


L'ultimo giapponese

Dove i medici del 118 resistono contro ogni tentativo di smantellare il sistema e, come l’ultimo giapponese, continuano a scommettere contro il tempo e contro la morte. Postazioni d’emergenza demedicalizzate, intere aree prive delle più elementari forme di assistenza: senza guardie mediche, senza medici di base, senza strumenti diagnostici nei poliambulatori. Dove il primo centro sanitario dista anche un’ora, e la soluzione più ragionevole e più celere è quella di mettersi in macchina o chiamare un’ambulanza privata.

Scommettere contro la morte

È quel che può anche capitare di sentirsi dire dopo aver composto il numero del 118. In piena estate quando le centrali operative sono un ribollire di chiamate e i mezzi di soccorso tutti impegnati nelle emergenze. Ma c’è chi ancora ci prova a rianimarlo questo sistema in fin di vita. Perché scommettere contro la morte e vincere non ha prezzo, così come non ha prezzo restituire ai suoi affetti, alla sua quotidianità e alla vita le persone.

Salvare vite

«C’è poco di altrettanto gratificante, per chi ci crede in quello fa» confida un medico anestesista. «È la disciplina più appassionante ed importante di tutte: salviamo la vita alle persone, o almeno ci proviamo, restituendole ai loro affetti ed al loro quotidiano, quando ovviamente ci riusciamo». Negli occhi, infatti, pure i segni dell’inesorabile passaggio della morte: esplosioni, incidenti stradali, estremi tentativi di rianimazione anche quando non c’è più nulla da fare. Ore e ore di interventi e litri e litri di sangue in trasfusione.

Eppur si muove

«È questo il nostro mestiere, può succedere di tutto». Anche di dover aguzzare l’ingegno e inventarsi improbabili mezzi di trasporto, ben consci che il tempo non concede sconti. È il caso di un intervento in emergenza eseguito in una abitazione in piena campagna. Strada disconnessa e non raggiungibile con l’ambulanza. Donna con difficoltà respiratorie e la responsabilità di dover ugualmente assicurare assistenza.

Mezzi agricoli... di soccorso

«I familiari ci sono venuti incontro con una utilitaria. Abbiamo caricato in auto le attrezzature e siamo giunti sul posto», racconta un medico del 118. «Sapevamo che in qualche modo la donna doveva essere trasportata in pronto soccorso perché altrimenti sarebbe morta. Così ci siamo industriati e abbiamo deciso di caricarla sul cassone di un mezzo agricolo che era lì vicino. Prima l’abbiamo stabilizzata e poi sistemato un materasso. Era l’unico modo per trasportarla, arrivati in ospedale le hanno diagnosticato un edema polmonare».
«In quel caso, il mezzo agricolo ha funto da ambulanza 4x4» racconta con una punta d’ironia il medico del 118 riferendosi ai mezzi di soccorso acquistati dall’Asp di Catanzaro nell’aprile del 2021 appositamente allo scopo di raggiungere anche i luoghi più impervi ma non ancora consegnati a due anni di distanza. L’intuito e il guizzo creativo è quel che spesso può fare la differenza. «In questo mestiere ti succede di tutto – aggiunge il medico –. È dinamico, imprevedibile. Una scarica di adrenalina».

Giornalista
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