La decisione

Offese Gratteri in una conversazione con Lucano: il Csm non conferma l’incarico al giudice di Catanzaro Sirianni

Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato a maggioranza il provvedimento che nega la riconferma nel ruolo semi direttivo al magistrato della sezione Lavoro del Tribunale del capoluogo calabrese (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
12 luglio 2023
19:04

Il presidente della sezione lavoro del tribunale di Catanzaro Emilio Sirianni non potrà più rivestire il proprio ruolo. Il plenum del Csm, infatti, ha approvato a maggioranza - 14 voti a favore, e sei astenuti - la relazione di maggioranza uscita dalla quinta commissione che chiedeva la non riconferma nel ruolo semi direttivo ricoperto da Sirianni per avere dato consigli legali al sindaco di Riace Mimmo Lucano, poi condannato in primo grado a oltre 13 anni di reclusione per alcuni reati in relazione all'accoglienza dei migranti nel comune calabrese quando ne era alla guida. Sette voti sono andati alla mozione di minoranza della quinta commissione che chiedeva invece la riconferma.

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La richiesta per Sirianni, al quale tra quattro mesi scadeva il secondo mandato quadriennale alla guida della sezione lavoro del tribunale di Catanzaro, era motivata anche dalle offese rivolte, nel corso di una conversazione telefonica con Lucano, nei confronti del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Il voto del plenum del Csm è giunto al termine di un articolato dibattito che ha riguardato, in particolare, la possibilità per un magistrato di manifestare il proprio pensiero, anche politico, in conversazioni private - delle telefonate si è venuti a conoscenza perché Lucano era intercettato dalla Procura di Locri - e di quanto questo abbia potuto incidere sull'attività professionale di Sirianni.


Il giudice - di magistratura democratica - era stato indagato per favoreggiamento e prosciolto dalla Procura di Locri e, in seguito, lo stesso Csm si era occupato del suo caso in altre due occasioni: la sezione Disciplinare del Csm, nel luglio 2020, aveva escluso l'addebito, su conforme richiesta della Procura generale della Corte di cassazione, e la prima Commissione aveva aperto un fascicolo per valutare gli eventuali profili di incompatibilità ambientale o funzionale concluso con l'archiviazione della pratica, deliberata dal a gennaio 2020, in conformità alla unanime proposta della Commissione.

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