Le indagini

Carburanti sversati nel depuratore di Gioia: le piste che conducono al porto e a San Ferdinando. Primi indagati

Ottantasettemila litri di liquidi inquinati da idrocarburi rischiavano di finire dritto in mare. La Finanza indaga sull’attività del terminal commerciale per verificare la compatibilità con gli scarti delle navi. Nel quartiere di Eranova l’immissione nella rete dell’impianto di depurazione (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Francesco Altomonte
22 aprile 2023
06:30
Una portacontainer all’interno del porto di Gioia Tauro
Una portacontainer all’interno del porto di Gioia Tauro

Le indagini della guardia di finanza si muovono all’interno di un fazzoletto di terra delimitato da tre vertici. Uno è quello rappresentato dal depuratore di Gioia Tauro, dove le Fiamme gialle sono intervenute per bloccare lo sversamento in mare di 87mila litri di liquidi inquinati da una miscela di idrocarburi. Il secondo è il porto di Gioia Tauro; l’ultimo, infine, è il quartiere Eranova di San Ferdinando.

Sono questi i particolari che emergono dall’inchiesta chiusa questa mattina dagli uomini della guardia di finanza insieme al personale specializzato della capitaneria di porto. Al momento risulterebbero già alcune persone nel registro degli indagati, ma l’inchiesta come appreso è solo all’inizio.  


La scoperta degli 87mila litri di materiali inquinanti è avvenuta nei giorni scorsi e in quei pochi chilometri quadrati che separano le tre zone nella Piana di Gioia Tauro si sono concentrate le attenzioni dei finanzieri. Le indagini da una parte mirano a individuare la provenienza del liquido inquinante giunto al depuratore e dall’altra a dare un volto e un nome ai responsabili.

Secondo quanto appreso, la Gdf del comando provinciale di Reggio Calabria starebbe verificando la compatibilità dei liquidi intercettati all’impianto di depurazione di Gioia Tauro con gli scarichi inquinanti delle navi che attraccano all’interno del grande scalo calabrese. Solo un’ipotesi investigativa, al momento, ma sembrerebbe la più accreditata tra gli uomini delle Fiamme gialle che indagano sul fatto, coordinati dalla procura di Palmi.

Nonostante l’attività di controllo dei reflui delle navi all’interno del porto di Gioia Tauro sia molto stringente, gli inquirenti non escludono che una parte di quei liquidi inquinanti sia potuta uscire dal terminal senza essere stata controllata e quindi non tracciabile ufficialmente.

L’inchiesta della Finanza, varcato il gate portuale, è giunta fino a Eranova di San Ferdinando, un quartiere dormitorio fatto di villette a schiera e pinete affacciate sul mare.

È proprio lì, secondo gli investigatori, che si sarebbe materialmente compiuto lo sversamento illecito degli 87mila litri di liquidi inquinanti intercettati al depuratore.

L’ipotesi è che qualcuno, sfruttando le piogge incessanti dei giorni scorsi, abbia sversato in un tombino (una canalina della fognatura) il carico di una cisterna. Un atto illecito, per evitare di pagare gli alti costi di smaltimento degli idrocarburi, che si sarebbe potuto trasformare in un disastro ambientale qualora l’amministratore giudiziario del depuratore di Gioia Tauro, che gestisce l’impianto dopo il sequestro da parte della magistratura, non avesse denunciato in maniera tempestiva alle forze di polizia.

I depuratori, infatti, non possono smaltire quei reflui e quindi si sarebbero riversati in mare provocando un disastro. 

Come detto, la procura di Palmi ha iscritto nel registro degli indagati alcune persone sulle quali la finanza sta indagando per verificare eventuali responsabilità. L’inchiesta è solo all’inizio, ma le prossime settimane potrebbero essere decisive per giungere a una svolta nelle indagini.

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