Toghe sporche

Manna condannato, sospeso dalla carica di sindaco e interdetto dalla professione di avvocato

Verrà applicata la legge Severino in quanto il reato di corruzione in atti giudiziari rientra nella categoria dei delitti contro la pubblica amministrazione. Rimane in vigore la misura interdittiva per un anno (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Antonio Alizzi
12 maggio 2023
16:30
Marcello Manna
Marcello Manna

La condanna a due anni e 8 mesi fa scattare a Marcello Manna, la sospensione dalla carica di sindaco di Rende, in applicazione della Legge Severino. Il reato di corruzione in atti giudiziari rientra infatti nella categoria dei delitti contro la pubblica amministrazione. L’avvocato cosentino soltanto pochi mesi fa ritornato a guidare l’amministrazione comunale a seguito della revoca del divieto di dimora precedentemente applicato a Manna dal gip di Cosenza Piero Santese.

Misura cautelare che riguardava l’inchiesta della procura di Cosenza contro la presunta mala gestione dell’ente rendese. E proprio quel provvedimento del giudice cosentino aveva di fatto ripristinato la misura interdittiva del divieto di esercitare la professione forense per un anno, notificata a Manna qualche giorno prima della sentenza di primo grado. Una decisione, quella della procura di Salerno di comunicare l’esecuzione del provvedimento alla stampa, che aveva scatenato la reazione della difesa di Marcello Manna, pronta a stigmatizzare tale scelta.


Anche alla luce del giudizio di primo grado, gli avvocati Nicola Carratelli e Riccardo Olivo hanno appreso «con vivo stupore e rincrescimento della sentenza del gup avendo esposto e dimostrato documentalmente plurime ragioni per le quali l’ipotesi accusatoria non poteva affatto essere ritenuta fondata».

Inoltre, i due penalisti hanno evidenziato come la decisione abbia «notevolmente ridimensionato le richieste di condanna del pm» (per Manna erano stati chiesti sei anni di carcere e per Petrini otto) ed è «evidentemente frutto di una considerazione della vicenda protesa verso le tesi accusatorie, peraltro in maniera illogica e contraddittoria perché nei confronti di coloro che dovevano essere concorrenti nel reato, ossia l’avvocato Gullo e lo stesso Patitucci, la Procura di Salerno aveva richiesto ed ottenuto decreto di archiviazione». I difensori preannunciano, ovviamente, appello avverso quello che definiscono «un evidente e grave errore giudiziario». Manna, comunque, esclude le dimissioni.

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