La testimonianza

Omicidio nel Reggino, il collega della dottoressa uccisa: «Le hanno sparato in faccia, stavo andando a darle il cambio e l’ho vista»

Il drammatico racconto di Antonio Brancatisano, il medico collega della donna freddata in un agguato a Santa Cristina d’Aspromonte al termine del suo turno di lavoro. Mentre raggiungeva la postazione di guardia medica ha visto l’auto con il cadavere: «Ci conoscevamo da 30 anni, una delle persone migliori che abbia mai conosciuto»

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di Vincenzo Imperitura
18 novembre 2023
16:01
Il luogo dell’agguato e nel riquadro la vittima. A destra, il dottor Brancatisano nello studio di guardia medica che Francesca Romeo aveva da poco lasciato per rientrare a casa
Il luogo dell’agguato e nel riquadro la vittima. A destra, il dottor Brancatisano nello studio di guardia medica che Francesca Romeo aveva da poco lasciato per rientrare a casa

Aveva appena finito il suo turno alla guardia medica di Santa Cristina d'Aspromonte, Francesca Romeo, la dottoressa originaria di Seminara uccisa a colpi di lupara poco dopo le otto del mattino appena fuori dal piccolo centro montano. Come tutti i giorni, dopo avere concluso il proprio turno, era salita in auto assieme al marito, anche lui medico, per tornare verso la loro casa sulla costa. Non ci arriveranno mai. Un commando, almeno due sostengono gli inquirenti, li aspettava dietro una curva a gomito. Poi gli spari, esplosi da distanza ravvicinata, che colpiscono la donna al volto uccidendola probabilmente sul colpo, e che feriscono il marito che si trovava alla guida, colpito di striscio ad un braccio. 

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«È un omicidio inspiegabile, una cosa assurda, non riesco a darmi nessuna spiegazione». Antonio Brancatisano era un collega della vittima. Da quasi trenta anni lavoravano assieme nel piccolo ambulatorio di Santa Cristina: è stato tra i primi ad arrivare sul luogo dell'agguato. «Stavo per prendere servizio, di sabato c’è un buco di due ore tra il turno della notte che finisce alle 8 e quello della mattina successiva che parte dalle 10. Quando ho visto l’ambulanza ferma non sapevo cosa fosse successo, mi sono avvicinato per dare una mano e l’ho vista riversa sul sedile, con il volto dilaniato dai proiettili: un’immagine che non potrò mai dimenticare. È una cosa senza senso, non so darmi spiegazioni. Ci conoscevamo dai tempi dell’università, e Francesca era una delle persone migliori che abbia mai incontrato, così come il marito che era sempre al suo fianco. Mai una parola fuori posto, mai un diverbio con i colleghi o con i pazienti. Era lei che si occupava di tutto, anche di compiti che non le sarebbero toccati, era lei l’anima di questo ambulatorio». 


Secondo le prime ricostruzioni, i due coniugi avevano trascorso assieme il turno di lavoro, sebbene solo la Romeo prestasse servizio nella guardia medica di Santa Cristina. Era un’abitudine consolidata ormai quella che vedeva il marito accompagnare la donna al lavoro. Una tradizione perpetrata anche stamattina. 

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«Molto spesso – continua Brancatisano trattenendo a stento le lacrime - capitava che Antonio, suo marito, se non impegnato al centro di sanità mentale di Palmi (dove riveste la qualifica di psichiatria) le facesse compagnia durante il turno. Ma non si trattava di paura. Succedeva da sempre, era il loro modo di passare più tempo possibile assieme. Più penso a questo agguato assurdo e più non riesco a trovare una spiegazione, lavoro qui da 30 anni e mai si è verificato niente che possa giustificare un simile atto. Mai un’aggressione, mai una lite». 

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Poco dopo le 14 il corpo della dottoressa viene portato via. 500 metri più su, dentro l’ambulatorio – unico presidio sanitario in paese – i suoi colleghi sono regolarmente in servizio. Ma stamattina non si è visto nessuno.

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