Con gli agricoltori

Tanti calabresi vorrebbero essere su quei trattori per protestare contro un sistema che non funziona

Agricoltori in strada da giorni, in tutta Italia e non solo. Condivisibili le loro richieste di fronte a un mondo globalizzato che ha cambiato tutto, con esiti negativi, e ha generato macelleria sociale

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di Massimo Tigani Sava
29 gennaio 2024
10:29
La protesta degli agricoltori in Calabria
La protesta degli agricoltori in Calabria

Molti italiani (lombardi, veneti, calabresi, siciliani...) vorrebbero essere su quei trattori che sfilano lungo arterie primarie per condividere la protesta degli agricoltori. Il mondo globalizzato ha cambiato tutto ed ha generato una macelleria sociale. La protesta dei trattori, purché continui a rimanere nell'alveo del sacrosanto diritto di manifestare civilmente, non è una reazione luddista (agli inizi della Rivoluzione industriale, in Inghilterra, i seguaci del mitico Ned Ludd furono protagonisti di una resistenza operaia volta alla distruzione dei macchinari che sconvolgevano la loro esistenza). Al contrario è un moto spontaneo di difesa della dimensione umana del vivere.

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Interessi colossali, gestiti da poche multinazionali e da centri di potere evidentemente sfuggiti al controllo democratico, o forse prevalenti rispetto alle autentiche deleghe del popolo, stanno disegnando modelli economico-sociali insostenibili. Un certo modo di concepire l'Unione Europea, storico positivo traguardo che segnò il superamento dei nefasti nazionalismi responsabili di due sanguinosissime guerre mondiali, rende impossibile la vita quotidiana a tantissimi lavoratori e famiglie: dagli agricoltori ai commercianti, dai professionisti senza troppi agganci a tutto ciò che è piccolo, indifeso, non tutelato, ignorato. La politica è in ritardo, gioca di rimessa, stenta a riprendere le redini di questa gigantesca partita in cui si stanno arricchendo solo in pochi.


Gli stipendi non bastano più, neanche a vivere da soli. Si immagini un monoreddito intenzionato a metter su famiglia! Non c'è più un rapporto sano tra il fitto di una casa, il peso mensile di un mutuo o la rata per l'automobile, e le buste paga ordinarie. Una sproporzione assurda, ingiustificabile. La svolta dell'euro non ha prodotto, come avrebbe dovuto, vantaggi evidenti per milioni di persone. Politici e alti burocrati con stipendi da decine di migliaia di euro all'anno, nonché con esagerati benefit, prendono decisioni su milioni di cittadini che contano gli stessi euro in centinaia o addirittura in decine! Le stringenti regole Ue, ispirate da sogni utopici di perfezione o anche funzionali a inseguire profonde e traumatiche trasformazioni, soffocano la quotidianità di interi comparti produttivi che non hanno avuto le risorse, le agevolazioni, la programmazione e il tempo necessari per adeguarsi. Intanto nel resto del mondo si marcia in modo alternativo e non comparabile, ma troppo spesso vincente.

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Un agricoltore italiano, lombardo, calabrese, siciliano è costretto a chiudere baracca, e poi a tavola giungono granaglie, frutta o carni che non sono chiamate alla fonte a rispettare le norme Ue sulla sicurezza alimentare, sul benessere animale, sull'inquinamento dei terreni, sull'uso di fitofarmaci. Che contraddizione assurda! I piccoli, già deboli contro i giganti, si danno regole e barriere che li affossano ulteriormente! Ecco perché, nonostante gli inevitabili disagi, tanta gente vorrebbe essere su quegli stessi trattori per dire basta, per urlare che servono cambiamenti radicali e positivi, che bisogna mettere fine ai privilegi di pochi e guardare agli immensi sacrifici di quanti non ce la fanno più. Agli automobilisti in coda un messaggio: pazienza, quei trattori non parlano solo del costo esagerato della nafta, ma urlano le ragioni del popolo.

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