L’intervista

A Perfidia faccia a faccia con il procuratore di Vibo Camillo Falvo: «Abolire l’abuso d’ufficio è come buttare la spugna»

VIDEO | Dalla riforma Nordio al caso Palamara, dalla stagione di Mani pulite alla nuova percezione della Giustizia. Il magistrato negli studi di LaC Tv si è confrontato con Antonella Grippo sui temi più caldi ribadendo quello che ormai è un assioma: «La ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più pericolosa»

40
di Antonio Clausi
17 febbraio 2024
12:32

Edoardo Bennato, «uno dei cantautori più blasfemi della musica italiana» ha introdotto la nuova puntata di Perfidia con la sua “Arrivano i buoni”. Non poteva essere altrimenti, considerato il contenuto della puntata tutto incentrato sui temi della giustizia grazie a un’intervista di Antonella Grippo a Camillo Falvo, Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia. La puntata ha abbracciato la storia degli ultimi trent’anni del Belpaese, spaziando da Tangentopoli alla più stringente attualità, passando per la vicenda Palamara e arrivando ai rapporti controversi tra politica e magistratura. Il tutto affrontando il dibattito pubblico sulla riforma Nordio.

Mani Pulite e il terremoto nella politica

La visita del procuratore Falvo negli studi di LaC Tv

Grippo, combattiva più del solito, stuzzica Falvo ponendogli subito una domanda da un milione di dollari: «Di Pietro, Colombo e Davigo assursero a salvatori della patria. Non fu un’anomalia?».


«La stranezza – ha risposto Falvo - fu una sorta di invasione di campo, anche se i magistrati fecero la loro parte in tutto e per tutto. Il magistrato deve far rispettare la legge, ma la fiducia dei cittadini è una cosa. Mentre il consenso è un’altra. La mia visione è l’apoliticità e tengo per me tutte le idee. Chi stimo? Sandro Pertini».

Partendo da un’affermazione del giudice Sabino Cassese, secondo cui talvolta c’è «da parte della magistratura una percezione sbagliata del proprio ruolo, anche se è un corpo sostanzialmente sano ma che occupa posizioni che non dovrebbe», si sviluppa la discussione in studio. «Ha ragione a dire che la magistratura è sana - replica Falvo - e questo è un tema importante. Io penso però che non ci siano mai state invasioni di campo, almeno per le esperienze professionali vissute finora».
Piercamillo Davigo, in un vecchio botta e risposta con Antonella Grippo, non raccolse la provocazione sulla vocazione correntizia della magistratura, ma si espose su un parallelismo tra Rinascita Scott e il maxiprocesso di Palermo. Pur non entrando nel merito dell’inchiesta calabrese, ricordò un episodio. «Uno storico inglese ritrovò negli archivi generali di Stato a Roma i rapporti del questore di Palermo a fine 800. Si chiamava Sangiorgi e scrisse 90 anni prima di Buscetta tutto ciò che poi disse il pentito. Sapete che fine fece? Fu trasferito. Affrontare le organizzazioni criminali - tuonò - è molto difficile e alcune assoluzioni vanno messe in conto».
«Il parallelo con Rinascita Scott si può fare - commenta invece Falvo - ma bisogna tenere presente che si parla di due epoche molto diverse. Più blasonato quello alla Mafia? Forse, ma adesso l’organizzazione più pericolosa è la ‘Ndrangheta».

La rotta di collisione tra magistratura e politica

Per discutere dell’acuirsi del conflitto tra politica e magistratura nel corso degli ultimi trent’anni si parte dal niet dato da Gherardo Colombo all’affermazione che Mani Pulite spazzò via i partiti della Prima Repubblica. «Fu il crollo del Muro di Berlino a ridisegnare lo scacchiere», disse qualche tempo fa a Perfidia. 
«La fine dell’Urss fu una sorta di rivoluzione copernicana, ma non ritengo che fu quel passaggio a facilitare l’operato dei magistrati di Milano. La visione di scontro non fa bene né alla politica e né alla magistratura - controbatte Falvo -. Tutto ciò spiazza i cittadini, anche perché ho giurato di rispettare le leggi fatte dalla politica».
Antonella Grippo propone allora lo storico intervento di Bettino Craxi sul finanziamento illecito ai partiti e stuzzica il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia a riguardo. «Fu un atto anche di coraggio - ammette - ma sostanzialmente era un’ammissione di colpa. Era l’uomo forte dell’epoca e ha pagato più degli altri. Diceva una cosa vera, tuttavia: “lo facevano tutti”, ma in un sistema malato alcuni se ne appropriavano personalmente».

Per Ferdinando Adornato «ci sono stati tre momenti in cui si sono creati forti sentimenti antipolitici. Il primo all’alba del fascismo, il secondo nel ’68 e il terzo con la nascita del M5s. A determinare la fine della Prima Repubblica, però, fu il fatto che alcuni ambienti della magistratura si travestirono da vendicatori del popolo sulla base di un grande malcontento popolare».

«È vero che ci fu un’ondata di grande consenso al pool di Mani Pulite – taglia corto Falvo - ma andò oltre e forse si fecero travolgere».

La slavina Palamara e la riforma Nordio

Il procuratore Falvo con il direttore editoriale Maria Grazia Falduto

Antonella Grippo, mettendo in evidenza tutta la sua formazione socialista, laica e libertaria, entra a gamba tesa nell’argomento Palamara. «Ci ha fatto capire che benedettini e carmelitane scalze non stavano tutti da una parte e i malfattori dall’altra», ha detto ironicamente la conduttrice mettendo in evidenza la scarsa reputazione di magistratura, politica e finanche dei giornalisti. L’ex leader dell’Anm in una vecchia puntata disse: «Mi sentivo in dovere di chiarire come funzionava all’interno della magistratura». 

Il punto di vista del Procuratore vibonese è diverso: «Si sapeva che ci sono le correnti in magistratura, ma ciò che non va bene sono le derive correntizie che penalizzano alcuni a discapito di altri».

È la chiave di volta per parlare del ddl Nordio. «Il principio della presunzione di innocenza - asserisce Falvo, che si definisce contrario alla separazione delle carriere - non è mai stato disatteso e si è sempre cercato di migliorare l’abuso di ufficio. Abrogarlo tout court significherebbe buttare la spugna, io direi di riscriverlo per renderlo più tassativo in concorsi e appalti. L’intervento sulle intercettazioni? Si sposta in avanti il momento in cui si possono pubblicare. La norma dice di non riportare più negli atti i nomi dei “terzi estranei” se non indispensabili. Non mi piace il principio che ispira tale norma, perché c’è il rischio che le notizie passino da vie traverse e da fonti interessate». «Va bene, ma c’è una certa stampa che al riguardo ha orgasmi da scrittura», chiude Perfidia dando il la al tango finale e prendendosi la scena.

È possibile rivedere l'intera puntata su LaC Play. 

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top