L’inchiesta della Dda

Le «caramelle» di cocaina a 70 euro e le «mazzate» per riscuotere i debiti. I metodi di persuasione degli spacciatori a Lamezia Terme

Il sistema messo in piedi dal gruppo guidato da Concetto Trovato e Giovanni Roberto. Il racconto di uno degli acquirenti, le spedizioni punitive e il ritrovamento delle armi. Nell’inchiesta venti indagati, ma due nomi sono omissati

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di Alessia Truzzolillo
6 febbraio 2024
17:33

Un grammo di cocaina confezionato in una pallina di cellophane «a mo’ di caramella» acquistata a 70/80 euro.
Nessun contatto con l’acquirente: bastava recarsi a casa di Giovanni Roberto, a Lamezia Terme, «e dopo aver varcato il cancello d'ingresso lo incontravo e ricevevo dalle sue mani la sostanza stupefacente di volta in volta da me richiesta, allontanandomi subito dopo. A volte restavo in macchina e lui si avvicinava allo sportello, altre ci recavamo all'interno del locale adibito a palestra».

Così racconta come veniva acquistata la cocaina un ragazzo che la comprava da Giovanni Roberto, 44 anni, tratto in arresto questa mattina nel corso di una operazione condotta dai carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme e coordinata dalla Dda di Catanzaro con l’avallo del pm di Lamezia Terme Giuseppe Falcone. Venti in tutto le persone indagate (due nomi sono stati omissati). Tra queste quattro sono finite in carcere e 10 ai domiciliari.


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Il controllo e la forza per cambiare vita

Il controllo subìto dai carabinieri spinge il ragazzo a non fare più uso di cocaina: «… ho trovato la forza di lasciarmi tutto alle spalle e iniziare una nuova vita, lontana da questo mondo», racconta l’ex assuntore che era stato pizzicato con una bustina di cellophane termosaldata nella tasca dei pantaloni. La bustina era aperta da una estremità: evidentemente il ragazzo aveva fatto uscire la coca «per sperdersi all'interno del pantalone», suppone il gip.

Un gruppo armato

L’aggravante per l’associazione dedita al traffico di stupefacenti è quello di essere un gruppo armato.
Le perquisizioni, infatti, rivelano la presenza di armi, oltre che di droga. Il 7 novembre 2019 i carabinieri di Girifalco perquisiscono il terreno di Antonio Michienzi, 29 anni, di Curinga, dove si sospetta che venga nascosta della marijuana e dove vengono monitorati gli incontri con Giuseppe Bova, 30 anni, di Lamezia Terme, e il suocero Concetto Trovato, 57 anni.
Nel terreno trovano sette involucri di cellophane con 725 grammi di marijuana, un involucro di cellophane termosaldato con all'interno 15 grammi di marijuana, un boccaccio di vetro con 5 grammi di sostanza di marijuana oltre ad armi da fuoco e munizioni.

La “chat del sabato sera”

«… puoi scendere quelle 2 pezze di formaggio?», chiede in chat Bova a Michienzi. Dopo la perquisizione dei carabinieri e l’arresto di Michenzi si crea allarme e si commenta il fatto nella chat denominata “chat di gruppo sabato sera” della quale fanno parte la fidanzata di Michienzi, Rosaria Mete, Giuseppe Bova e la moglie. La compagna di Michienzi informa gli altri: «Sono andati a casa… Armi gli hanno trovato».
Il giorno in cui il «compare» viene arrestato Trovato decide che «non ha intenzione ora di movimentare droga, rinviando ai mesi di marzo e aprile» e rimanda a mani vuote Alfredo Gigliotti, 35 anni, che si era recato a casa sua per «prelevare della sostanza stupefacente».

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Riscuotere i debiti: «Ho il palo, per tirargli una mazzata»

Tra le preoccupazioni dei vertici del gruppo c’è quella, è scritto nella richiesta di misure cautelari, di riscuotere i debiti per la vendita della droga. In particolare c’è un compratore, verso il quale vantano un credito di 2000 euro, che è in forte ritardo coi pagamenti. Il proposito è quello di «una aggressione fisica per spaventarlo».
«Se prende ... una botta come si deve», dice Gigliotti.
«Che io ho il palo, per tirargli una mazzata, domani…», rincara Concetto Trovato.
«Poi, basta che ... che tiri il primo e basta ... però dopo ... apriti cielo ... altrimenti, hai capito per duemila euro…», gli fa eco Gigliotti.

Il gruppo impiega tutta la giornata a cercare il debitore confidando nel fatto che alle 21 rientri a casa, «ed infatti in fine di serata riescono a interloquire».
«Voi dite che l'ha capito?», si chiede Giuseppe Bova dopo l’incontro.
«Lo “carico”... lo "carico" e ci deve portare i soldi», gli dice Trovato che poco dopo ribadisce: «Ti portano a trattarli male…».

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