Infrastrutture

Tracciati sbagliati e percorsi lunghissimi: l’Alta velocità per la Calabria rischia di essere un flop

Studi dimostrano che l'opera potrebbe portare un incremento annuo del Pil dell'1% per dieci anni, ma il Governo prende tempo sulla progettazione del secondo lotto, i tempi di realizzazione si allungano e così anche il Ponte sullo Stretto rischia di perdere attrattività 

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di Massimo Clausi
30 ottobre 2023
06:15

Ma la politica nazionale e regionale si rende conto dell’importanza dell’Alta velocità per Calabria e Sicilia? Numerosissimi studi dimostrano un incremento del Pil di circa un punto percentuale almeno per dieci anni per le zone attraversate dall’alta velocità. Da tempo l’incremento del Pil della Calabria si aggira intorno allo 0,8/0,9% annuo. È evidente che realizzando l’alta velocità si raddoppierebbe di colpo il Pil della nostra regione mettendola immediatamente in linea con le regioni del centro-Nord che hanno, appunto, incrementi dell’1,8% annuo.

Lo sanno bene in Spagna, ad esempio, dove hanno deciso di realizzare le prime linee di alta velocità non fra Madrid e Barcellona, ma proprio partendo dalle zone economicamente più depresse come l’Andalusia e le altre regioni del Sud. In Italia si è scelto un modello contrario e si è partiti realizzando l’alta velocità a partire dal Nord ovvero da zone già economicamente progredite.


Una progettazione cervellotica

La cosa davvero incredibile è che ora che tocca alla Calabria, il Governo ha in mano una progettazione che potremmo definire cervellotica. Lo dimostra, da ultimo, la risposta del sottosegretario ai Trasporti, Tullio Ferrante, ad una interrogazione di Paola De Micheli (Pd). L’esponente del Governo, nell’occasione, ha detto che, per quanto riguarda il lotto 2, l'intervento prevede un tracciato con uno sviluppo di circa 58 chilometri con inizio dalla stazione di Praia e termine sulla linea attuale Sibari – Cosenza in prossimità di Tarsia, caratterizzato dalla presenza di lunghe gallerie per una lunghezza complessiva di circa 35 chilometri. Il progetto di fattibilità tecnico-economica, però, ha messo in evidenza «significative criticità connesse alla realizzazione di una galleria che attraversa, per circa 20 chilometri, un massiccio carbonatico sede di un rilevante sistema di falde acquifere».

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La cosa incredibile è che ci sia accorti del problema soltanto oggi, nonostante si parli da anni del progetto. Però solo oggi ai tecnici del Ministero è venuto in mente che forse realizzare una galleria così lunga, in un territorio geologicamente fragile come la Calabria non era poi una così grande idea. Eppure bastava vedere cosa sta succedendo per la galleria Santomarco, dove i tecnici si stanno scontrando con pesantissimi problemi geologici. In realtà non si capisce nemmeno perché i progettisti abbiano pensato di costruire addirittura due gallerie quando ne esiste già una galleria su cui passa la linea storica. Ma tant’è. Si sono avventurati in un progetto ad altissima complessità dai costi e tempi di realizzazione abbastanza incerti.

Stesso discorso si può fare sul lotto 1 che come aggravante ha, e queste sono le parole del ministro ai Trasporti Matteo Salvini, «un percorso a zig zag». I progettisti hanno pensato di far correre la linea da Battipaglia verso Est, fino a Romagnano. Da qui la linea scenderà verso il tirreno all’altezza di Praia e poi tornerà su fino a Tarsia per poi nuovamente scendere verso il mare attraverso questa serie di gallerie. Tutto questo non comporta solo un problema geologico pesantissimo, ma anche un problema di tracciato e quindi di tempi di percorrenza. Con questo tragitto la distanza fra Roma e Reggio Calabria si allunga da 390 km a 450, caso unico al mondo visto che di solito attraverso l’alta velocità si cerca di ridurre almeno del 10% la lunghezza del tragitto.

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Se le cose stanno così sarà difficile raggiungere Messina da Roma in meno di quattro ore. Questo non è un numero a caso, ma il tempo di percorrenza necessario affinché l’alta velocità esploda quel punto percentuale di Pil di cui abbiamo parlato all’inizio.

Ponte sullo Stretto: attrattività a rischio

I problemi di percorrenza non sono affatto banali perché con tempi così lunghi si rischia anche di “deprezzare” il Ponte e si avrà un impatto negativo sul progetto di fattibilità economica dell’attraversamento stabile sullo Stretto. Con tempi così lunghi l’opera finirebbe per perdere di molto la sua attrattività e quindi lo sviluppo che potrebbe generare.

Un tema davvero importante. Per questo di fronte al Governo che dice che bisogna ricominciare nella progettazione e rimanda tutto a tempi non definiti, ci saremo aspettati un dibattito serrato su una infrastrutturazione (strettamente connessa all’alta velocità c’è anche il futuro del porto di Gioia Tauro) che davvero potrebbe colmare il gap economico-sociale fra Nord e Sud. Finora però le dichiarazioni del sottosegretario hanno lasciato tutti, o quasi, imperturbabili.

Giornalista
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