Fronte compatto

«E ora scioglieteci tutti», i sindaci calabresi dalla parte di Decaro dopo l’invio della commissione d’accesso a Bari

Mentre da Catanzaro Fiorita ipotizza un movente politico («è in prima linea contro l’autonomia differenziata»), il primo cittadino di Cosenza Caruso chiede di rivedere la legge. Falcomatà (Reggio Calabria): «Così si sovvertono le regole democratiche»

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di Pablo Petrasso
20 marzo 2024
18:43

La conferenza stampa, la voce rotta dal pianto, la lettura delle minacce ricevute, l’indignazione. Se quella di Antonio Decaro, sindaco di Bari, è stata una giornata campale l’onda della solidarietà è arrivata anche in Calabria.

Il claim del giorno è quello di Nicola Fiorita. Il sindaco di Catanzaro rimodula un fortunato slogan dei ragazzi di Locri e lo applica al caso del Comune di Bari: «E ora scioglieteci tutti, se avete coraggio». Un modo per rispondere a quello che Antonio Decaro, sindaco del capoluogo pugliese, ritiene un insulto: l’invio della Commissione d’accesso per verificare eventuali infiltrazioni criminali in Comune. Fiorita considera l’atto deciso dal ministro Piantedosi «un attacco a tutti i sindaci del Meridione che cercano di opporsi allo strapotere della criminalità». Poi sposta la questione sul piano politico: «Nessuno mi toglie dalla testa che De Caro sia stato colpito perché è l'alfiere dalla battaglia che stiamo conducendo contro l'insensata proposta di autonomia differenziata. A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina».  


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La scelta del governo è vissuta come un attacco frontale anche dai sindaci calabresi. I toni non sono quelli di Decaro, che ha parlato di «atto di guerra», ma la difesa del primo cittadino e presidente dell’Anci è netta. Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà evidenzia che l’amministrazione di Bari è «un esempio per tutta Italia» e l’operato di Decaro «non solo brilla per trasparenza ma è anche un riferimento per tutti i sindaci che quotidianamente combattono in territori difficili respingendo i tentacoli della criminalità organizzata. Gettare ombre sull'esperienza barese è oggettivamente inaccettabile. Potranno anche recidere qualche fiore, ma non fermeranno la primavera».

Il sindaco metropolitano di Reggio Calabria è in scia con la conferenza stampa-sfogo in cui il collega pugliese ha ricordato il proprio impegno antimafia: «Se le indagini attivate dalla magistratura - aggiunge - hanno scoperchiato situazioni di illegalità che interessano la città di Bari, lo si deve anche all'operato dell'amministrazione Decaro che ha sempre lavorato nella direzione della legalità, sempre dalla stessa parte nella battaglia contro le mafie».

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Decaro ha elencato tutte le costituzioni di parte civile, ha ricordato la sua presenza in aula per «guardare in faccia» gli uomini delle cosche di Bari. Falcomatà sottolinea e rilancia: «Se si mette in discussione questo, rischiamo di voler sovvertire le regole della democrazia».

Franz Caruso, sindaco di Cosenza è ancora più netto rispetto al provvedimento adottato dal ministro Piantedosi: «L'invio della commissione d'accesso Antimafia a Bari rappresenta una linea di frontiera oltre la quale non si può più andare e che anzi deve servire a noi tutti per indurre alla riflessione ponendo un argine al più presto».

Il primo cittadino bruzio, da avvocato penalista, affronta la questione anche dal punto di vista di tecnico: «L'impianto normativo che fa da genesi allo strumento dell'avvio delle procedure di accertamento e scioglimento antimafia è assolutamente da rivedere e necessita di riforme urgenti. Non è più tollerabile che indistinti indizi probatori preliminari, confusi e generici, finiscano senza contraddittorio in una richiesta di commissione d'accesso e da qui, sempre senza contraddittorio e conoscenza stratificata di atti completi e acclarati, in un comitato per l'ordine e la sicurezza che quasi sempre chiede e decreta di fatto lo scioglimento dei Comuni per mafia. È accaduto e accade sempre più spesso in Calabria, con destini giudicanti che poi smentiscono quasi sempre lo stesso scioglimento, e stavolta accade e mette a rischio una grande città del Mezzogiorno come Bari. Un faro per tutto il Sud». Legge da rivedere, dunque.

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Mentre nel caso di Bari «non si conoscono carte e retroscena dell'inchiesta della Dda di Bari, ma è appena il caso di ricordare che anche la Procura distrettuale di Bari ha tenuto a precisare che l'attività del sindaco ha anzi eventualmente posto un argine alle possibili derive criminali, così lasciando intendere di esserne estranea se non parte lesa rispetto ad eventuali reati». A monte di «quello che Decaro definisce “attacco”» c’è «un impianto normativo che si presta alle degenerazioni. Non vogliamo nemmeno immaginare che un governo e dei ministri si prestino alla parte politica in commedia colpendo un bravo sindaco, prossimo candidato alle Europee, mettendo a repentaglio una grande città come Bari». Il dibattito è aperto e il clima incandescente.  

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