Il caso

Lamezia, nuova denuncia sulla «disumanizzazione» del reparto di Medicina: «Mia madre moriva e noi tenuti fuori dalla porta»

La donna di 84 anni è deceduta mentre i suoi cari aspettavano di vederla. La figlia ha scritto a Occhiuto, senza ottenere risposta. Il Tribunale per i diritti del malato: «Le regole dell'ospedale prevedono che gli anziani possano ricevere parenti e volontari anche fuori dall’orario visite»

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di Alessia Truzzolillo
26 settembre 2024
19:20
L’ospedale di Lamezia Terme
L’ospedale di Lamezia Terme

Continuano le denunce sulla «grave disumanizzazione del reparto di Medicina dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme». In questi termini si esprime la signora Maria Grazia Ariosta, cittadina di Lamezia che, riservando un’azione legale, si rivolge ai responsabili della sanità calabrese – dall’assessorato alla Sanità al presidente Roberto Occhiuto – per raccontare la sua esperienza col reparto governato dal dottore Gerardo Mancuso.

La sua storia ricalca quelle già raccontate di tanti altri perché nel reparto di Medicina «si continua a negare la presenza dei familiari nei momenti delicati e di sofferenza del malato, presenza – scrive la signora Ariosta – non vista come una risorsa per alleviare il dolore, ma come intralcio… non si sa a cosa».


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Il malato, in questo caso, era la madre della signora, Maria Scalzo, 84 anni, entrata a Medicina l’otto maggio scorso «dopo una giornata e mezza di pronto soccorso/obi». Maria Scalzo aveva già subito una trasfusione e – scrive la figlia – «non riusciva più a muoversi, era agitata e in stato confusionale».

«Alle 10 ci dicono che i parametri erano migliorati, alle 12:30 che era deceduta»

Solo alle 18 i familiari riescono a vederla «dopo varie insistenze» e la vista delle persone care, nonostante la sofferenza, «le aveva dato sollievo». Chiedono che qualcuno possa restare per la notte ma la richiesta viene negata, «la notte ci chiamano per avere autorizzazione ad una trasfusione, mia madre non stava bene ed era sola».
Sua figlia riesce a vederla «elemosinando» solo il mattino seguente e «per alcuni istanti», intorno alle 10.
La madre le appare «fortemente agitata ed in uno stato confusionale, respirava a fatica». Nonostante l’aspetto poco rassicurante dell’anziana ai familiari viene detto «che i suoi parametri erano migliorati». Passano due ore e la donna muore, da sola.

«Mia madre stava morendo e noi eravamo fuori dal reparto»

«Mia madre stava morendo sola in un letto d’ospedale mentre noi eravamo fuori dalla porta del reparto ad aspettare che qualcuno ci graziasse per farci entrare! Non abbiamo capito – denuncia la signora Ariosta – nulla di quello che era accaduto, nessuno ci informava più delle sue condizioni prima che si verificasse il decesso. Resta forte la domanda: cos’è successo tra le 10 e le 12?».

«Qualcuno faccia chiarezza»

Oggi alla famiglia resta solo «l’amaro in bocca di chi non ha potuto stare vicino all’ammalata ricoverata, rassicurare, accompagnare un proprio genitore nei suoi ultimi istanti, attraversando, non solo il dolore della perdita, ma un dolore amplificato dalle circostanze disumanizzanti dell’accaduto». I familiari di Maria Scalzo attendono ora «che qualcuno faccia chiarezza sui tanti accadimenti del reparto di Medicina di Lamezia Terme, tra cui il caso qui denunziato di mia madre».

Richieste senza risposta

La signora Maria Grazia Ariosta – anche attraverso il Tribunale per i diritti del malato –  si rivolge al governatore Occhiuto e ai responsabili della sanità calabrese. Le sue domande e richieste di chiarimento sono state inoltrate dai responsabili del Tdm, Fiore Isabella e Felice Lentidoro – all’Ufficio relazioni con il pubblico dell’ospedale di Lamezia col quale vi è un rapporto «di fattiva collaborazione». «Generalmente i responsabili dei servizi – scrivono – rispondono alle segnalazioni dei cittadini e lo fanno il più delle volte con garbo ed umiltà. Solo dal responsabile del reparto di Medicina non abbiamo avuto la soddisfazione di conoscere, dalla sua voce o dalla sua penna, una lettura autorevole del disagio reale o percepito degli utenti».
Nessuna risposta è arrivata mai neanche dal governatore, e commissario ad acta, Roberto Occhiuto.

La Carta dei servizi dell’ospedale

Eppure la Carta dei Servizi dell'Ospedale di Lamezia Terme prevede, riferiscono dal Tdm, che «gli anziani degenti hanno il diritto a ricevere, anche al di fuori dell'orario stabilito per le visite, parenti o volontari chiamati ad integrare l’assistenza». Nel reparto Obi (Osservazione breve intensiva) la presenza di un solo familiare è prevista, con tutte le precauzioni del caso. Ma in Medicina no. Perché? Il reparto resta blindato e le denunce di persone che hanno perso i familiari senza nemmeno un saluto si moltiplicano.

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