Il primato

Un quinto delle spiagge italiane si trova in Calabria, un patrimonio immenso ma sottovalutato

Primato nazionale per chilometri quadrati, mentre se si considera la lunghezza è seconda solo alla Sicilia. Ecco i dati dell’ultimo rapporto Ispra sullo stato e sui cambiamenti geomorfologici del sistema costiero italiano. Preoccupa il fenomeno dell'erosione

di Massimo Tigani Sava
19 febbraio 2024
10:36
La spiaggia di Scilla
La spiaggia di Scilla

La Calabria vanta un record invidiabile che se da un lato testimonia l’enorme potenziale delle proprie risorse ambientali ed ecologiche, dall’altro si erge a monito contro un variegato sistema politico-burocratico che, negli ultimi decenni, pur avendo potuto contare su risorse finanziarie ingenti, non ha saputo trasformare questa meravigliosa regione nella capitale del turismo mediterraneo. Il Centro nazionale Coste dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che è un ente pubblico sottoposto alla vigilanza del competente Ministero (Mase), nel suo ultimo rapporto sullo stato e sui cambiamenti geomorfologici del sistema costiero italiano, datato luglio 2021, ha sancito che la Calabria ha il primato per i chilometri quadrati di spiagge di cui dispone: 24,2 sul totale di 122,1 misurato in tutto il Belpaese, pari al 19,82%. Avete metabolizzato bene il dato? Un quinto della superficie di spiagge dell’Italia, famosa nel mondo per la sua bellezza, è targato “Calabria”. Al secondo posto la Sicilia, con 18,8 kmq (15,4%). In termini di lunghezza, invece, le posizioni si invertono: è la Sicilia a guidare la graduatoria (625 km sul totale nazionale di 3.316; 18,85%), ma distanziando di poco la Calabria che si piazza seconda con 575 km (17,34%). Sicilia e Calabria, pertanto, rappresentano assieme il 35,2% della superficie delle spiagge italiane e il 36,1% se invece viene presa in considerazione la lunghezza.

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Si pensi quanto poco, se non quasi per niente, sia stato valorizzato questo primato per esaltare un turismo balneare in gran parte basato sulle straordinarie risorse naturali di una Calabria che meriterebbe, per l’insipienza storica delle proprie classi dirigenti intese nella loro funzione complessiva dipanata in un consistente numero di anni, ricerche approfondite nelle migliori Università del mondo. Titolo? Come ignorare, o sottovalutare, o dissipare, o degradare un asset che in altri contesti sarebbe stato trasformato in oro e diamanti. Alle spalle di Calabria e Sicilia, la graduatoria fa un salto enorme: la celebrata Sardegna conta 12,4 kmq di spiagge su 122,1 (la metà della Calabria); il Lazio 9,4; la Toscana 9,3; la Puglia 8,8; il Veneto 8,1; l’Emilia Romagna 7,1; la Campania 6,6; le Marche 5,5; l’Abruzzo 4,8; la Liguria 2,9; la Basilicata 1,5; il Friuli Venezia Giulia 1,5; il Molise 1,2. Guardiamo ora alla graduatoria regionale che si riferisce alla lunghezza delle spiagge. Dopo Sicilia e Calabria, con netto distacco, si posiziona la Sardegna (457 km). Seguono: Puglia (345 km), Lazio (236), Toscana (230), Campania (185), Marche (130), Veneto (124), Liguria (108), Abruzzo (101), Emilia Romagna (96), Basilicata (38), Molise (34), Friuli Venezia Giulia (32).


L’Ispra grazie all’uso di un apposito sistema (GIS) monitora ed osserva le coste italiane in prossimità della riva, le loro caratteristiche geomorfologiche, ma anche i cambiamenti naturali e antropici. La linea di riva misurata per l’Italia, isole comprese, ha portato al valore di 8.179 km, con un 90% di costa naturale, 6% di costa fittizia e 4% di costa artificiale. La metà della costa naturale è costituita da spiagge; 2.660 km da costa alta; 4.700 km da costa bassa. Trattando di rischio idrogeologico e di erosione costiera, l’Ispra ha registrato che il 59,5% delle coste italiane può essere definito “stabile”, il 37,6% “modificata”, il 2,9% “non definito”. Dei 4.706 km di coste basse, 1.089 sono state misurate in Sicilia, 830 in Sardegna, 673 in Puglia, 613 in Calabria, 289 in Toscana, 255 nel Lazio. L’analisi delle variazioni delle coste basse nel periodo 2016-2019 ha segnalato fenomeni di erosione (scostamenti verso l’entroterra superiori a 5 metri lineari) per 841 km, pari al 17,9% del totale. Ben 161 di questi km, che significano il 26,2% del valore regionale, sono stati messi in evidenza per la Calabria, 139 per la Sicilia, 116 per la Sardegna, 95 per la Puglia. Ma la Calabria può contare anche su 179 km (29,1% del totale regionale) di coste basse in avanzamento (scostamento verso il mare superiore a 5 metri), sul totale nazionale di 929. In termini di avanzamento, seconda risulta la Sicilia (164 km), terza la Puglia (77), quarta il Lazio (74).

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Ispra ha reso noto che il 15,8% degli 8.179 km di costa italiani, pari a 1.291 km, sono protetti con opere di difesa rigide: 184 in Sicilia, 137 in Calabria, 131 in Liguria, 119 nelle Marche, 116 in Campania, 111 in Puglia, 83 in Veneto. In merito al dato appena ricordato dell’estensione costiera complessiva del Belpaese (8,179 km calcolati nel 2019), 2.147 sono garantiti dalla Sardegna, 1.607 dalla Sicilia, 967 dalla Puglia, 738 dalla Calabria, 648 dalla Toscana, 506 dalla Campania, 382 dal Lazio, 378 dalla Liguria, 176 dalle Marche, 159 dal Veneto, 130 dall’Abruzzo, 125 dall’Emilia Romagna, 113 dal Friuli Venezia Giulia, 67 dalla Basilicata, 37 dal Molise.

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