L’inchiesta

«L’impianto è una porcheria, tutto fango esce». Il sistema Minieri: gare al ribasso e depuratori senza manutenzione

Le teste di legno, le laute fatture e i reflui finiti nei terreni o in mare: «Ci sono fiumi della Madonna». Il caso del depuratore di Amato e il giro d’affari della Mke aumentato del 25% in tre anni

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di Alessia Truzzolillo
4 marzo 2024
16:54

Le acque non depurate finivano in mare o sul terreno, con buona pace per i pericoli corsi dai bagnanti, da flora e da fauna marine e dalle falde acquifere. L’indagine della Dda di Catanzaro e dei Carabinieri, denominata Scirocco, nasce da una comunicazione di notizia di reato emanata dall’Arpacal di Catanzaro in seguito a un accertamento, ad agosto 2020, all’impianto di depurazione di Soverato/Montepaone.
L’ente regionale aveva notato gravi anomalie nella depurazione delle acque. Immediatamente dopo, i carabinieri avevano acquisito la documentazione interessante l’impianto: il contratto di appalto tra il Comune di Montepaone, quale capofila di una serie di comuni, e la Mke srl, il capitolato speciale e l’autorizzazione allo scarico. Tutto parte da questa prima indagine sul depuratore di Soverato.

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Gli impianti coinvolti

Una inchiesta che si stenderà fino a toccare i depuratori di Caraffa di Catanzaro, l’impianto di depurazione comunale di Amato, l’impianto di San Pietro Apostolo, l’impianto di depurazione comunale di San Vito sullo Ionio, località “Fosso Picca”, l’impianto di depurazione comunale di Soveria Mannelli, gli impianti di depurazione comunale di Tiriolo, l’impianto di Belvedere Marittimo, l’impianto di Falconara Albanese, l’impianto di depurazione consortile al servizio dei Comuni di Montepaone, Montauro, Gasperina, Petrizzi e Soverato superiore, gli impianti di depurazione di Agnana Calabra, gli impianti di depurazione di Bruzzano Zeffirio, gli impianti di depurazione di Careri, Natile Nuovo e Natile Vecchio, gli impianti di Melito Porto Salvo, l’impianto di depurazione consortile a servizio dei Comuni di Montepaone, Montauro, Gasperina, Petrizzi e Soverato Superiore, l’impianto di Amaroni.


Il sistema Minieri

Oggi sono state eseguite 18 misure cautelari: 4 in carcere, 13 ai domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
In particolare, si legge nei brogliacci dell’inchiesta, sono stati tratti in arresto Mario Minieri, di Caraffa di Catanzaro, 62 anni (gestore di fatto, amministratore sino al 25.01.2022, e Responsabile tecnico della società Minieri King Elettrica s.r.l., gestore di fatto, amministratore sino 01.12.2021 della Mke Ecologistica srl, gestore di fatto della Minieri Holding srl); Giuseppe Minieri, di Soverato, 35 anni (socio ed amministratore di fatto e di diritto della Mke Holding srl); Saverio Minieri, 33 anni di Soverato (socio della Mke Holding srl); Giuseppe Donatello Valentino, 50 anni, di Caraffa di Catanzaro (dipendente di Mke srl, fungeva da raccordo tra i Minieri e il personale addetto agli impianti).

Secondo l’accusa i Minieri si aggiudicavano le gare d’appalto con ribassi davvero consistenti che sono arrivati a toccare, in un caso, il 54%. Così facendo ottenevano la gestione dei depuratori ma senza disporre dei mezzi sufficienti per poterli gestire e senza rispettare quanto previsto dai capitolati d’appalto.
Le acque, non depurate, spesso venivano sversate sul suolo o venivano immesse senza trattamento nei corpi ricettori. In poche parole le fogne finivano nelle falde acquifere attraverso il terreno o nei fiumi, e quindi direttamente in mare.

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Teste di legno e un fatturato di sei milioni di euro

«… la società madre, la società... è come una famiglia noi... c’è il padre e c’è la mamma noi, che fanno la famiglia, poi ci sono i figli, poi ci sono ... e noi abbiamo fatto la holding, la madre però la holding no, cosa fai è quella che... là ci sono i due ragazzi miei che sono i soci no, ed io l'amministratore, dopodiché alla Minieri King non c'è più Giuseppe Minieri o Saverio Minieri, c’è solo Mario Minieri che sono l’amministratore, però la società, la Minieri King Elettrica è detenuta dalla holding, capito!».
Nel corso di una conversazione nel 2021, Mario Minieri, scrive il gip Mario Santoemma, «sottolineava di essere una persona strutturata e che nell’ambito della depurazione in Calabria non vi erano realtà aziendali come la sua. Evidenziava di avere raggiunto una cifra di fatturato di quasi sei milioni di euro, e di voler implementare la gestione dei rifiuti di depurazione quali i fanghi e le sabbie. Nella conversazione faceva allusione a una “testa di legno”».

La testa di legno era un dipendente che viene nominato nel corso di una conversazione nel 2021 tra due dipendenti della Mke i quali discutono di un cambio nell’amministratore della società. Spunta il nome di tale Franco e i due interlocutori si mostrano perplessi su questa scelta «mettendo in dubbio di fatto le sue capacità non solo intellettive, ma anche professionali, concordando anche sul fatto che la sua nomina era di fatto una “mossa architettata”».

Il prezzo da pagare per l’ambiente, l’esempio del depuratore di Amato

Quale è il prezzo, pagato in termini ambientali, di questa mala gestio degli impianti di depurazione?
Prendiamo il caso della gestione del depuratore di Amato per il quale a Mario Minieri e a Giuseppe Valentino vengono contestate frode nelle pubbliche forniture e di inquinamento ambientale.
La politica del risparmio, viste anche le gare d’appalto al ribasso, portava a non poter ottemperare al capitolato speciale di appalto che prevedeva il dovere di assicurare il buon funzionamento dell’impianto, tanto che gli indagati sono accusati di avere omesso «l’effettuazione di interventi manutentivi ordinari, necessari per il buon processo di depurazione e, segnatamente, il 07 febbraio 2022, cagionavano una fuoriuscita e uno sversamento di elevata quantità di reflui urbani, precludendo così la salvaguardia delle matrici ambientali quali suolo, sottosuolo e falde acquifere». E’ quello che succede se, come nel caso Amato, la base d’asta per l’aggiudicazione del capitolato d’appalto è di 66mila euro e l’aggiudicazione definitiva è di 36mila euro.
Gestire la manutenzione ordinaria diventa impossibile.

I problemi con la pompa di ricircolo

I problemi cominciano già a ottobre 2021. «Amato pompa ricircolo fanghi trovata in scatto termico riavviata ma da tenere sotto controllo già trovata ferma la scorsa settimana».
A gennaio 2022 Valentino viene avvertito da un operaio che «Non so se già te l’avevo detto settimana scorsa, che si è rotta quella pompa, la catena della pompa del digestore, e andava... - eh messo male quell'impianto... tutto fango esce».
Valentino rispondeva che già era a conoscenza della situazione, dando contestualmente indicazioni per la riparazione della pompa. A febbraio 2022 quando c’è lo sversamento dei liquami i commenti di Valentino e degli operai svelano la gravità della situazione: «perché là... ci sono... fiumi della Madonna...il sedimentatore era tutto...pieno di cose... lo lavai… […] l'impianto è una porcheria... la clorazione tutta lorda… […]».
Secondo il gip appare con evidenza che «gli indagati omettevano qualsivoglia condotta manutentiva — ordinaria o straordinaria — cui erano chiamati ad adempiere in virtù delle autorizzazioni dell’impianto di depurazione».

La Mke fatturava ma a quale prezzo?

Dalle indagini dei carabinieri risulta che dall’esame del bilancio di esercizio della società Mke, negli anni 2019, 2020, 2021, «si dà atto di ricavi di quasi 1 milione di euro, di un aumento del fatturato del 25% e della partecipazione a n. 98 gare di appalto nei servizi di depurazione, aggiudicandosene 28 (anno 2019); di un aumento dei ricavi di 400.000 euro nell’anno 2020, con conseguimento di ulteriori 21 commesse (anno 2020); di un aumento dei ricavi di 700.000 euro nell’anno 2020 (anno 2021)».
Insomma la holding Minieri fatturava ma a quale prezzo?

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