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Ultime battute del processo disciplinare per l’ex procuratore di Castrovillari: Facciolla rischia la sanzione della censura

Secondo l’accusa, il togato avrebbe svelato notizie riservate circa l’interrogatorio del collaboratore di giustizia Franco Bruzzese. La difesa: «Nessuna rivelazione, fu tratto in inganno»

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di Antonio Alizzi
5 marzo 2024
18:25
L’ex procuratore di Castrovillari, Facciolla
L’ex procuratore di Castrovillari, Facciolla

Requisitoria, discussione difensiva e dichiarazioni spontanee dell’incolpato. Nell’udienza disciplinare tenutasi oggi, 5 marzo 2023, a Palazzo Bachelet è successo di tutto, nel senso che la procura generale della Cassazione, rappresentata dal magistrato Luigi Giordano, ha rinnovato la richiesta di censura per il togato di Cosenza Eugenio Facciolla, già procuratore di Castrovillari.

La sanzione disciplinare è stata invocata soltanto per il capo in cui si parla del presunto faccendiere Nicola Inforzato, al quale Facciolla, secondo la prospettazione accusatoria, avrebbe rivelato notizie riservate circa l’interrogatorio del collaboratore di giustizia Franco Bruzzese, che si pentì nella fase in cui a Cosenza, in Corte d’Assise, era in corso il processo ordinario di “Tela del Ragno”, la maxi indagine della Dda di Catanzaro contro i clan di ‘ndrangheta del Tirreno cosentino.


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L'udienza

Il procedimento pendente davanti alla sezione disciplinare arriva dall’annullamento con rinvio da parte della Cassazione, riguardo a due capi d’incolpazione. Il primo, come detto, quello di Nicola Inforzato, il secondo invece relativo alla presunta scorrettezza di Facciolla nei riguardi del pubblico ministero Luca Primicerio. La Suprema Corte, tuttavia, ha già chiarito che Facciolla non aveva ordinato di indagare per fini personali su Nicola Gratteri e Vincenzo Luberto, ma la procura generale, durante la requisitoria, è ritornata su questo passaggio che è stato poi “stroncato” dal difensore di Facciolla, l’avvocato Ivano Iai.

Durante il suo intervento, il sostituto procuratore generale Luigi Giordano ha sostenuto che le intercettazioni tra Facciolla e Inforzato, provenienti da un procedimento penale coordinato dalla procura di Roma, dove il presunto faccendiere è implicato per altri reati, non sono da considerare di scarsa rilevanza, in quanto Eugenio Facciolla avrebbe fatto alcune confidenze riservate, rivelando di dover sentire un collaboratore di giustizia a Roma e di essere in cerca di una sede per far sì che il tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi. «Le confidenze che sono state raccolte da Nicola Inforzato non possono essere definite generiche anzi si tratta di indicazioni che sono sufficientemente precise. Nel corso di queste conversazioni - ha aggiunto Luigi Giordano - il magistrato ha rivelato al suo interlocutore i soggetti coinvolti nell'inchiesta il tempo in cui doveva procedere a compiere l'atto di indagine».

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Come spiegato dall’avvocato Iai e dal magistrato Facciolla in sede di dichiarazioni spontanee, la verbalizzazione di Franco Bruzzese rientrava in un momento diverso da quelle delle indagini preliminari, visto che Bruzzese si pentì dopo la sentenza di primo grado di “Nuova Famiglia”, ovvero marzo 2016. “Tela del Ragno”, procedimento del 2012, in quel periodo era istruito in tre tribunali: a Catanzaro per il rito abbreviato, a Cosenza in Corte d’Assise e a Paola per il capitolo riguardante l’associazione mafiosa e i reati fine. Bruzzese dunque venne esaminato da Facciolla in una località protetta e in estate fu portato direttamente in aula a Cosenza. Quel giorno infatti la Corte d’Assise di Cosenza era presidiata da oltre 50 esponenti delle forze dell’ordine, che avevano il compito di tutelare l’incolumità del pentito che in aula accusò i suoi “ex amici”, nonché suo fratello Giovanni Abruzzese, alias il “Cinese”.

La procura generale ha poi evidenziato come Inforzato alla procura generale non abbia detto di essersi presentato in qualità di appartenente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, forse in realtà un millantatore se si considera, come ha dichiarato l’avvocato Ivano Iai, che un soggetto inserito nei servizi segreti non va a dire in giro che fa parte dei servizi segreti. Ma il nocciolo della questione è sempre stata una: Facciolla ha parlato di Bruzzese e in che termini? Secondo la difesa nulla di tutto ciò, e tra l’altro, nella parte finale dell’intervento, l’avvocato Iai ha tirato fuori una trascrizione riguardante un’intercettazione telefonica, secondo cui Facciolla spiega al suo interlocutore, che il magistrato dice di aver conosciuto al Consiglio Superiore della Magistratura, che di Bruzzese e della località in cui sarà sentito se ne occuperà la segreteria e il Servizio Centrale di Protezione. La procura generale della Cassazione, ribadendo la sussistenza del capo A, ha concluso che Inforzato non aveva titolo a ricevere quel tipo d’informazione da Facciolla. Il pg Giordano, infine, ha chiesto l’assoluzione per il capo relativo a Primicerio.

L’intervento di Iai

La difesa dell’ex procuratore capo di Castrovillari ha tenuto concentrati i giudici della sezione disciplinare, presieduta dal vicepresidente Fabio Pinelli, per oltre mezzora, nel corso della quale ha sottolineato che il capo C riguarda soltanto la presunta scorrettezza nei confronti del collega Primicerio. Sul punto, l’avvocato sardo ha ripercorso anche quelle che sono state le dichiarazioni rese in aula dal magistrato campano, il quale aveva escluso di aver ricevuto pressioni da parte di Facciolla sia per le presunte indagini abusive contro Gratteri e Luberto che per altri procedimenti penali in corso di svolgimento a Castrovillari. L’avvocato Iai inoltre ha criticato anche con toni duri l’operato della procura generale che a suo dire non avrebbe condotto le attività d’indagine in maniera trasparente. «Non si capisce da dove sia spuntato fuori, ad esempio, la parte che riguarda Inforzato», visto che nel 2019, quando Facciolla fu sentito dalla procura di Salerno, questa contestazione non era agli atti ma le intercettazioni, in verità, facevano riferimento all’anno 2016. Inoltre, l’avvocato Iai ha espresso apprezzamento per il fatto che la procura di Castrovillari, fin quando è stata coordinata da Facciolla, ha sempre ottenuto riconoscimenti da parte degli ispettori ministeriali, considerata, ha detto il legale, “una procura perfetta”.

Tornando alla questione Inforzato, l’avvocato Iai ha detto che «tutti dobbiamo essere trasparenti anche quando chiamiamo in causa persone che probabilmente sono anche state coinvolte per inganno, perché io non ritengo che Inforzato sia una persona che si sia comportata in modo trasparente ma così com'è caduto in questo inganno il dottor Facciolla anche altre persone più autorevoli del dottor Facciolla, e me ne scuso per questo passaggio, sono cadute in questo inganno».

Il difensore di Facciolla non ha negato che il magistrato si sia sentito con Inforzato, ma l’incolpato, secondo l’avvocato Iai, non ha mai fatto riferimento al procedimento penale “Tela del Ragno” o al fatto che si discutesse di Franco Bruzzese, visto che Facciolla in quel momento, e in quello antecedente, aveva sentito «oltre settanta collaboratori», circostanza rappresentata dal fatto che il dottor Giuseppe Borrelli, attuale procuratore di Salerno, il dottor Giovanni Bombardieri, oggi capo della Dda di Reggio Calabria, e il luogotenente Sorrenti in forza al Ros dei carabinieri, hanno confermato l’attività investigativa posta in essere da Facciolla in quegli anni, vista l’applicazione dello stesso al procedimento penale di cui abbiamo parlato prima.

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Le dichiarazioni spontanee di Facciolla

Prima di arrivare al rinvio dell’udienza per eventuali repliche e successiva sentenza, il magistrato Eugenio Facciolla ha reso dichiarazioni spontanee, richiamando l’attenzione dei presenti ancora sul caso Inforzato: «Questo soggetto, come si potrà vedere, non mi ha mai chiesto notizie riservate» e inoltre «nelle informative che riguardano i procedimenti in corso davanti al Tribunale di Roma non c'è una sola volta un riferimento a Eugenio Facciolla, procuratore di Castrovillari, non c'è un solo riferimento a una telefonata di Inforzato che mi chiede notizie o comunque utilizzi le mie notizie. Questi sono i dati oggettivi nessuno sa della mia esistenza come rivelatore di notizie utili in violazione del riserbo di sorte». Infine, la parte che interessa la procura di Castrovillari. «Primicerio mi chiamava per ogni tipo di emergenza ovviamente, parliamo di indagini grosse, ma non solo lui, vi risparmio tutte le altre conversazioni con i colleghi, ero il capo di un ufficio con dieci magistrati, ero il punto di riferimento di questi ragazzi», con i quali, ha concluso Facciolla, c’era un reale «rapporto di genuinità e questo ci tengo perché, procuratore generale, io non posso accettare che io parlassi con il collega con un retropensiero, non c'è mai, non emerge». La sentenza bis è attesa a fine aprile.

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