La protesta

In marcia con i trattori: difendere la sovranità alimentare nazionale ha un valore strategico anche per il Sud

Il mondo globalizzato piegato agli interessi di colossali multinazionali mette in pericolo la sicurezza di ciò che mangiamo, ma anche le libertà economiche e sociali. C'è in gioco il futuro dell'umanità e anche la Calabria come tutto il Mezzogiorno rischia di perdere 

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di Massimo Tigani Sava
3 febbraio 2024
16:48

L’attacco alla sovranità alimentare dell’Italia e di altri Paesi europei che sono figli di civiltà antichissime non è un caso, ma è la conseguenza di visioni globaliste mosse da interessi colossali. C’è in gioco il futuro dell’umanità e, soprattutto, il valore supremo della libertà dei popoli e dei singoli. Il Mezzogiorno, in questo contesto, con le sue regioni che contribuiscono a trainare il sistema agricolo nazionale, quali la Puglia, la Sicilia e la Campania, ma che vedono anche la Calabria esprimere un potenziale importante in alcuni comparti, come nel caso dell’olio extravergine di oliva, rischia di perdere e vedere completamente distrutta un’eredità accumulata in millenni.

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Abbiamo già scritto, su LaCNews24, che la Dieta Mediterranea, considerata dalla stragrande maggioranza di medici e specialisti di dietetica lo stile di vita e di alimentazione più consono per vivere in salute, è strettamente connessa con la salvaguardia dell’agricoltura italiana, con accanto quelle di altri Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum (Spagna, Grecia, Francia…). Possono essere inserite in questo elenco anche le realtà nordafricane e asiatiche del Bacino Mediterraneo che però accettino di sottoscrivere e rispettare le rigide norme Ue sulla sicurezza delle filiere agroalimentari e sui sacrosanti diritti dei lavoratori, altrimenti ci troviamo di fronte a un’evidente concorrenza sleale e rovinosa.


Non si può, da un lato, fuori della giurisdizione di Bruxelles, sfruttare la manodopera a basso costo, o impiegare fitofarmaci e pesticidi vietati in Europa, e dall’altro frenare così tanto la produzione del Vecchio Continente da essere costretti a importare materie prime che, se provenienti da Italia, Francia, Grecia o Spagna verrebbero pesantemente multate, sequestrate o bandite. Anche peggiori sono le situazioni che si creano se l’import riguarda Paesi ancora più lontani, dai quali giungono tonnellate di granaglie, di frutti freschi o essiccati, di semilavorati (pomodori, agrumi…), di olii la cui origine non è tracciata, e quindi assolutamente incerta, e che nelle stesse modalità di stoccaggio e di trasporto presentano criticità molto preoccupanti.

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Esistono pericoli spaventosi per la salute di tutti quando i vari passaggi delle filiere agroalimentari non sono soggetti alle rigide normative europee: uso di prodotti chimici altamente tossici nelle fasi della coltivazione, stoccaggio in locali e depositi non adeguati con conseguenti micidiali contaminazioni fungine, studiate con attenzione dall’Efsa che le ha bollate come genotossiche e cancerogene: si pensi alle fatali aflatossine che spesso infestano la frutta essiccata (fichi, in particolare, o anche varietà a guscio quali arachidi, nocciole, mandorle, noci, ecc., nonché legumi, riso e altri cereali a partire dal granoturco, spezie, oli vegetali grezzi, semi di cacao...). E si tenga presente, in questo ragionamento, che anche i prodotti trasformati che utilizzano queste materie prime inquinate sono essi stessi dannosi perché le aflatossine resistono alle temperature tipiche della cottura o della pastorizzazione intensa. L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) – fonte Airc – ha classificato le aflatossine nel cosiddetto “gruppo 1”, quello delle “sostanze sicuramente cancerogene per gli esseri umani”. Si immagini che anche il latte di animali alimentati con cibi contaminati da aflatossine risulta nocivo. Né si trascurino, dopo i rischi di un’agricoltura non sicura e di stoccaggi non monitorati, tutti i pericoli derivanti dall’eventuale trasporto di cibi, per giorni e giorni, dal Sud del mondo verso il Nord, stivati in ambienti dove, senza tanti scrupoli e adeguate misure di prevenzione, erano stati movimentati agenti chimici, idrocarburi o altri materiali non compatibili con l’uso per alimenti.

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Fatte queste premesse si immagini, in relazione agli interessi economici mastodontici, che poi diventano anche potere politico, di multinazionali gigantesche, che cosa significherebbe sostituire gli hamburger di carni certificate, provenienti da animali allevati in Europa con tutte le possibili precauzioni scientifiche e sanitarie, con carni costruite in laboratorio utilizzando brevetti che, peraltro, possono prevedere anche l’uso di ormoni. Si distruggerebbero intere economie, magari con la scusa di un finto, o ipocrita, o poco meditato ambientalismo, per disumanizzare le principali filiere del cibo. Arriveranno, magari, a proporci olii di derivazione sintetica per sostituire il presidio irrinunciabile della Dieta Mediterranea, e cioè l’Extravergine di oliva che è un fiore all’occhiello dell’agricoltura calabrese e meridionale. Si tenta persino di imporre, nelle terre del grano e del farro, le farine di insetti! Analogo ragionamento si può fare per i cereali ogm, che possono essere coltivati solo partendo da semi brevettati da pochi colossi del settore. Difendere ad ogni costo la sovranità alimentare dell’Italia o della Francia, quindi, non significa in alcun modo essere vetero-nazionalisti, ma al contrario impedire l’azione di soffocamento di una globalizzazione nemica dei popoli, della democrazia e delle libertà inalienabili. Un’idea inaccettabile di mondo globale che vuole costruire forme più sofisticate e subdole di imperialismo economico-sociale, con evidentissime ricadute negative anche sul fronte politico.

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