Il verdetto

Licenziata e ancora a casa nonostante il reintegro, ora il giudice ordina: «Elda Renna torni subito al lavoro»

Il Tribunale di Castrovillari accoglie il ricorso dell'unica donna autista della Simet dopo la mancata esecuzione della sentenza del 30 novembre scorso, incentrata sul rispetto delle quote rosa, e obbliga Birs - che intanto ha affittato il ramo d'azienda - a riaccoglierla tra le sue file 

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di Mariassunta Veneziano
4 aprile 2024
06:30

La battaglia è stata lunga e complicata. Ma lei, autista di bus da più di vent’anni, ha percorso la strada fino in fondo, dritta fino alla meta. Che è finalmente apparsa, nero su bianco, nel verdetto del giudice del lavoro del Tribunale di Castrovillari Giordano Avallone che «ordina a Birs di proseguire con effetto immediato il rapporto di lavoro originariamente in essere tra Elda Renna e Simet Spa». I protagonisti della vicenda stanno tutti in queste poche righe che concludono le 8 pagine con cui viene accolto il ricorso presentato a gennaio scorso.

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Da una parte Elda Renna, licenziata il 13 settembre 2022 assieme ad altri colleghi, che già il 30 novembre scorso aveva ottenuto sentenza di reintegro al termine di una causa basata su motivazioni di genere. Le cosiddette “quote rosa”, essendo lei l’unica donna autista dell’azienda. Dall’altra, appunto, l’azienda. Anzi, le aziende. Perché se prima dal lato opposto della barricata c’era solo Simet, l’azienda di autotrasporti con sede a Corigliano Rossano, da qualche mese si è aggiunta anche Birs (Busitalia Rail Service), società del gruppo Fs che ha affittato il ramo d’azienda relativo ai servizi di trasporto su gomma. Un travaso di dipendenti che non ha contemplato, nonostante la suddetta sentenza, la reimmissione al suo posto di Elda Renna. Che così, supportata dallo studio legale di Susanna Cecere – «uno staff tutto al femminile», come tiene a sottolineare – ha continuato a dare battaglia nelle aule di giustizia fino a ottenere il risultato a lungo cercato.


Una battaglia che ha avuto alti e bassi, la gioia di una sentenza modello – quella ottenuta a novembre proprio in quanto unica donna autista – e lo sconforto perché quella stessa sentenza, fino a oggi, è rimasta solo su carta.

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«Questa è la storia di una donna semplice, che per vivere faceva il duro lavoro di autista di linee di lunga percorrenza, non benestante, che avuto il licenziamento non ha creduto un solo istante che fosse possibile lasciar andare le cose come andavano "tanto vincono sempre i più forti" oppure "ti conviene stare ferma e zitta che ti faranno tabula rasa intorno"». Così la racconta Elda Renna. La sua storia. Quella di una donna che ha chiesto aiuto ad altre donne, le professioniste dello studio legale che l’ha affiancata lungo tutto il percorso giudiziario. «È la storia di donne ritrovatesi insieme per una lotta che tutti davano persa a prescindere, tranne tutte noi – continua –. È la storia nata da un non rispetto della bellissima Costituzione italiana intrecciata al nostro modo di affrontare tutto con onestà intellettuale, scrupolosa correttezza e altissima attenzione alla tutela di tutti i lavoratori rimasti in forze in Simet e poi in Birs e di tutti i licenziati a settembre 2022».

È una storia, per fortuna, a lieto fine. «Oggi abbiamo avuto la dimostrazione lampante di quanto siano importanti le leggi che tutelano i lavoratori e di quanto sia importante affrontare tutto senza tralasciare neanche un puntino», commenta Elda Renna.

Gli ultimi tre mesi li ha trascorsi con il fiato sospeso e un nodo in gola, con la stanchezza per una situazione diventata troppo pesante da sopportare e la rabbia ancora stretta nei pugni: «Non è stata affatto una passeggiata, tantissimi sono stati i problemi che abbiamo dovuto affrontare, tante le lacrime di dolore, di rabbia, di scoramento. Tutte le volte che sono caduta a farmi rialzare sono state le persone che hanno sempre creduto in me, lottato accanto a me, e spesso si sono sedute in silenzio accanto. Altre poi sono state le mie guardie del corpo, con cui siamo andati a farci sentire dagli studenti universitari di Cosenza, Reggio Calabria, tanti chilometri macinati insieme sino a Roma a parlare di questa storia davanti a una piazza gremita. Tutto per non far mai spegnere quei riflettori sulle nostre vite, sulle nostre famiglie, i miei due "fratelloni"».

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Adesso, l’ordinanza tano attesa è arrivata. E ha portato «gioia immensa». «Mi darà la possibilità di vivere una vita dignitosa e libera, così come è sancito e previsto dall'articolo 36 della Costituzione Italiana», dice.

Un messaggio Elda Renna lo riserva a tutti quelli che si trovano nella sua stessa situazione: «Questa storia spero sia da esempio a tutti quelli che per paura preferiscono diventare capre o schiavi, perché le leggi che tutelano i lavoratori esistono e si possono applicare solo se diventano più coraggiosi». E ancora, si augura che la sua vicenda sia da sprone «a tante persone perbene, voglio che passi il messaggio che non bisogna essere ricchi né raccomandati per raggiungere i propri sogni e far valere i propri diritti. Questa storia spero serva a tutti affinché si possa comprendere che il non rispetto, la cattiveria, l'arroganza perdono sempre. La giustizia, l'onestà e il coraggio prima o poi vincono». Un messaggio di speranza da chi verso la speranza ha guidato per mesi senza sosta. Percorrendo una strada non sempre dritta ma non restando ferma davanti a quella che sembrava una via senza uscita. E adesso, raggiunta la meta, Elda Renna è pronta a ripartire per un nuovo viaggio. Stavolta col sorriso.

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