Primo step

Magliocco canino e zibibbo, i viticoltori vibonesi puntano sui due storici vitigni per dar vita alla Doc “Costa degli Dei”

VIDEO | Primo via libera al riconoscimento della Denominazione di origine controllata da parte della Regione Calabria. Ora la palla passa al ministero dell’Agricoltura e all’Unione europea. Stamane la presentazione dell’iter in conferenza stampa a Vibo: «Vini che raccontano la storia del nostro territorio»

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di Stefano Mandarano
19 aprile 2024
17:08

È partito in sordina ma ha già raggiunto un primo importante step. L’iter per il riconoscimento della prima Denominazione di origine controllata della provincia di Vibo Valentia registra, proprio in questi giorni, una significativa novità: dalla Regione Calabria è infatti arrivato il primo via libera al disciplinare di produzione presentato dall’Associazione dei viticoltori vibonesi ed elaborato con il contributo di tecnici specializzati e del Gal Terre vibonesi. La richiesta dovrà ora passare al vaglio del ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste e, infine, dell’Unione europea. Il tutto dovrebbe concludersi entro circa sette mesi, secondo quanto illustrato stamane, in conferenza stampa, nelle sale del Sistema bibliotecario vibonese, proprio dai principali attori del processo per il riconoscimento del marchio di qualità.

Alla base, per come dichiarato dal neo presidente dell’associazione dei viticoltori, l’avvocato Domenicantonio Silipo, un’idea associativa che precede e sostanzia il percorso in atto. «Nella provincia di Vibo non esisteva un’associazione capace di portare avanti le esigenze delle aziende vitivinicole, a differenza di altri territori della regione. Dunque il primo passaggio è stato mirato proprio a mettersi insieme per creare un’associazione che avesse un riferimento geografico preciso. Tutte le aziende sono infatti collocate nel territorio denominato Costa degli Dei, e questo è un aspetto importante sia dal punto di vista turistico che produttivo, per un’identificazione molto precisa che rende riconoscibili. L’associazione - ha aggiunto Silipo - è aperta a tutti, lo statuto è sul sito come il modulo per aderire. Quindi l’invito che rivolgo ai viticoltori del Vibonese è quello di associarsi. La concretizzazione della domanda per la Doc - ha aggiunto il patron di Casa Comerci - sarà il presupposto per creare il Consorzio di tutela dei vini e favorire lo sviluppo della coltivazione della vigna nel nostro territorio».


Una strada, quella prefigurata da Silipo, che guarda ad una più ampia strategia di marketing territoriale. «Non abbiamo l’ambizione di definirci gli “Dei della costa”, ma in questo momento puntiamo su una Doc fortemente radicata alla storia del territorio, che vuole essere una componente importante per la promozione turistica. “Terroir” - ha aggiunto - è il termine francese, intraducibile in italiano,che non indica solo il territorio ma anche la cultura, l’esperienza, la capacità di fare e anche, come in questo caso, la capacità di mettersi insieme nonostante l’individualismo tipicamente calabrese». Tra le parole chiave - da storico esponente della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) - Silipo ricorda “rispetto”. «Rispetto per la terra, che non deve essere maltrattata con anticrittogamici; rispetto per la vigna, per la pianta, per il prodotto e, in definitiva, per il consumatore. È così che si crea la qualità. E il nostro obiettivo è creare e sostenere qualità».

Si punta tutto su due varietà: magliocco canino e zibibbo vinificati in purezza. Si tratta dei due vitigni autoctoni storicamente più rappresentativi del territorio costiero vibonese. Sedici i comuni che ricadono nell’areale di produzione, da nord a sud: Filadelfia, Francavilla Angitola, Pizzo, Maierato, Vibo Valentia (per sola la parte costiera), Briatico, Cessaniti, Zambrone, Parghelia, Tropea, Drapia, Ricadi, Spilinga, Joppolo, Limbadi e Nicotera.

Nove le aziende che allo stato aderiscono al progetto: Cantine Benvenuto di Francavilla Angitola; Cantine Artese di Porto Salvo; le cantine Rombolà, Masicei e Scrugli di Brattirò di Drapia; Origine e identità e Cantine Marchisa di Tropea; Casa Comerci a Nicotera; Lacquaniti a Limbadi. La prospettiva è quella di sfruttare l’effetto traino del marchio e ampliare ancor di più la base produttiva, arrivando infine alla costituzione di un Consorzio di tutela.

Settemila gli ettolitri della potenziale produzione della futura Doc (circa 100mila bottiglie), per quella che si configura come una “bomboniera” enologica, piccola nei numeri ma dalle grandi potenzialità sotto il profilo della qualità e dell’appeal enoturistico.

La definizione è dell’agronomo Pasquale De Francesco che ha curato tutto l’iter dal punto di vista tecnico. «La domanda - ha detto - è stata valutata positivamente dalla Regione Calabria, quindi trasmessa al ministero per ulteriori valutazioni. Siamo ottimisti di poter concludere l’iter nazionale di valutazione entro il mese di maggio». Poi la palla passerà all’Ue. De Francesco non ha dubbi: «Il prodotto tipico, in questo caso un vino di qualità, serve a valorizzare anche il territorio. Insieme al prodotto, il consumatore acquista anche l’esperienza e la nomea di un territorio che può, a sua volta, nutrire il prodotto: sarà questo il connubio su cui puntare sia con il turismo esperienziale sia con questa nicchia di qualità che andrà sui mercati mondiali con un valore aggiunto in più. Si spera che la Doc possa essere poi un volano importante per contrastare lo spopolamento delle aree interne anche grazie a tanti giovani che si stanno avvicinando al mondo del vino e all’economia rurale».

Alla base della scelta dei vitigni ragioni storiche. All’orizzonte un’agricoltura etica. «Si tratta di varietà autoctone secolari, scelte per la volontà di caratterizzare il prodotto su una qualità precisa, ma sono anche varietà resilienti che consentono di utilizzare metodi di produzione agro-ecologici, perché uno degli aspetti importanti di questo disciplinare è proprio quello di andare verso l’agro-ecologia in maniera importante».

A sostenere l’intero percorso, il Gal Terre vibonesi guidato da Vitaliano Papillo. «Sul mondo del vino ci siamo accorti di un potenziale enorme - ha detto il presidente -, con cantine che esprimono grande qualità. Mancava però un riconoscimento ufficiale e quale miglior riconoscimento della Doc. Insieme all’associazione e ai tecnici abbiamo così avviato un percorsoche oggi conosce un primo significativo passaggio, importante per tutta la regione che, in prospettiva, andrà ad arricchire la sua proposta con una nuova Doc. Una Doc molto interessante, caratterizzata su due vitigni che parlano di Calabria, di territorio, e che ha le idee molto chiare. Come Gal - ha concluso - siamo felici di supportare in maniera concreta questo cammino».

Giornalista
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