Tour elettorale

Conte in Calabria mostra il volto moderato e “rassicura” il Pd: «Non useremo eventuale vantaggio alle Europee per rivendicare leadership»

Tra Corigliano Rossano e Vibo Valentia, la due giorni calabrese del leader del M5s il quale dice che la questione morale dovrebbe riguardare tutti e accenna al campo largo. Ma la coalizione non c'è e il Partito democratico non può conciliare il rinnovamento del partito con la tenuta elettorale

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di Massimo Clausi
15 aprile 2024
19:20
Giuseppe Conte a Vibo Valentia
Giuseppe Conte a Vibo Valentia

Giuseppe Conte giura che no, che tutto il casino fatto a Bari non c’entra con la competizione interna nel fantomatico campo largo. Proprio da Vibo Valentia aggiunge che «sono stufo di leggere che il M5s vuole prendere un punto in più del Pd, sta facendo una continua competizione sul Pd. Oggi, dalla Calabria, annuncio che se alle Europee supereremo il Pd non farò valere questo come motivo di leadership nei confronti del Pd». Conte però è un avvocato e quello che pronuncia è una sorta di sofismo. Dice che non farà valere i voti in più come motivo per reclamare la leadership della coalizione, ma magari ne troverà altri a iosa, magari a partire dalla questione morale che in Calabria ha molto anestetizzato. «Il Movimento non è né il moralizzatore in casa altrui né il castigatore in casa altrui  - ha detto ai giornalisti - Semplicemente dobbiamo fare in modo che tutta la politica possa uniformarsi a livelli di legalità, di sensibilità per la lotta alla corruzione alla malavita organizzata, in modo costante, non episodico, e in modo capillare su tutto il territorio nazionale a tutti i livelli».

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Resta però che tutto l’agitarsi in Puglia è figlio di una precisa strategia elettorale. Imposta dalle Europee e dal sistema di voto del proporzionale puro che spinge i partiti a distinguersi dagli alleati per avere qualche voto in più. Ma in gioco non ci sono solo le Europee, ma soprattutto il dopo ovvero la leadership della coalizione a cui Conte ambisce, nonostante le ultime dichiarazioni, in maniera abbastanza palese.


Dall’altro lato c’è il Pd che sembra sempre più in difficoltà. La scelta di una segretaria come la Schlein non basta per arrivare a quel rinnovamento che tutti predicano. I dem quindi si trovano stretti da un lato dall’esigenza di far fuori cacicchi e capibastone, dall’altro di mantenere voti per evitare di scivolare dietro i grillini. Come conciliare le due cose rimane un rebus soprattutto da queste parti.

Il problema vero è l’assenza di un partito. Oggi Gianni Cuperlo affrontava proprio questo nodo parlando, dalle colonne di Repubblica, di sedi vuote e partito in mano agli eletti. Un tempo bastava il partito ad avere i voti; oggi che il partito non c'è, come si può generare una nuova classe dirigente? O meglio si può fare ma correndo un rischio elettorale molto alto.

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In Calabria questo problema si è mostrato plasticamente. Basti pensare i due più grossi centri chiamati al rinnovo del Consiglio comunale nel Cosentino ovvero Corigliano Rossano e Montalto Uffugo. In entrambi i casi il Pd non solo non è riuscito ad esprimere un candidato, ma forse rischia di non presentare nemmeno il simbolo. Identica situazione se allarghiamo lo sguardo alle Europee. Difficilmente il Pd calabrese riuscirà ad esprimere un nome competitivo. In questo contesto è quasi un miracolo che a Vibo Valentia i dem siano riusciti ad imporre il candidato sindaco senza che il M5s abbia fatto sfracelli. «Ha un progetto che ci soddisfa», ha tagliato corto Conte con i giornalisti.

Resta il dubbio di come possa andare avanti e con quale credibilità politica una coalizione in cui un partito implora l’alleanza e un altro si ritrae di continuo. Ad oggi l’unico collante sembra essere l’algebra.

Giornalista
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