L’analisi del voto

Regionali in Abruzzo, dal campo largo spunta… Forza Italia. Gli azzurri quasi doppiano la Lega, per Occhiuto nuovi competitor interni

Gli elettori del Carroccio non seguono Salvini nella corsa a destra e ora la sua poltrona di segretario traballa. Il governatore della Calabria e Orsomarso esultano. Centrosinistra costretto a stare insieme: il patto andrà avanti almeno fino alle Europee  

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di Massimo Clausi
11 marzo 2024
12:35
Da sinistra in senso orario, il nuovo governatore dell’Abruzzo Marsilio; Giuseppe Conte ed Elly Schlein e il bus con gli elettori napoletani in trasferta per votare
Da sinistra in senso orario, il nuovo governatore dell’Abruzzo Marsilio; Giuseppe Conte ed Elly Schlein e il bus con gli elettori napoletani in trasferta per votare

Tutti gli occhi in Abruzzo erano puntati sul campo largo e invece alla fine è spuntata fuori Forza Italia. Gli Azzurri che anche da quelle parti confermano un trend che si era già registrato in Sardegna. A leggere i risultati elettorali delle due elezioni regionali sono i forzisti la seconda forza della coalizione con la Lega che appare in caduta libera. I dati dicono che in Sardegna FI doppia il Carroccio con il 6,3% contro il 3,7. In Abruzzo uguale: Fi al 13,4% e Lega al 7,7. Dati pesanti, al netto di episodi di folklore come i bus organizzati dal candidato forzista alle Europee Fulvio Martusciello che ha raccolto gli abruzzesi residenti in Campania per portarli alle urne.

La verità è che mentre tutti prevedevano la fine di Forza Italia dopo la scomparsa di Berlusconi, a essere male in arnese alla fine sembra essere proprio la Lega e in particolare Matteo Salvini la cui seggiola da segretario adesso scricchiola pesantemente.


È l’effetto centro, verso cui gli italiani hanno una tendenza naturale che ha portato molti elettori leghisti a cambiare rappresentanza evidentemente non convinti della corsa verso destra di Salvini. I tempi del 30% sono molto lontani e tutti gli elettori che aveva sedotto, più per la politica fiscale e le ricette economiche che per paradigmi ideologici, stanno andando verso Tajani più che verso la Meloni.

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Roberto Occhiuto lo sa bene. Non a caso nel corso delle convention del suo partito aveva sottolineato che «da Meloni alla Schlein c’è uno spazio enorme da presidiare». Questo spazio Forza Italia sembra proprio essere in grado di prenderselo.

«Congratulazioni a Marco Marsilio, confermato presidente della Regione Abruzzo - ha detto ieri il presidente della giunta regionale calabrese - il centrodestra vince nettamente una tornata elettorale non facile, che la sinistra aveva volutamente politicizzato, parlando addirittura di possibile ‘spallata’ al governo Meloni. I cittadini abruzzesi hanno, invece, premiato il buongoverno della nostra coalizione e bocciato senza appello il campo larghissimo del centrosinistra, mai percepito come reale alternativa».

Poi l’analisi più politica, in cui però Occhiuto non vuole affondare il colpo contro i suoi alleati della Lega, forse anche per l’equivoco che era montato dopo il suo intervento al congresso di Forza Italia: «Spicca il grande risultato di Forza Italia, che doppia il Movimento 5 Stelle e che ci consegna la fotografia di un partito vitale e in salute. Un’affermazione possibile grazie al lavoro del segretario nazionale, Antonio Tajani, a quello del coordinatore regionale in Abruzzo, Nazario Pagano, e alla mobilitazione di tutti i nostri militanti e simpatizzanti. Avanti così».

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Avanti ma con prudenza perché i dati che stanno venendo fuori dalle regionali dicono che Fi è viva non solo in Calabria e Sicilia ma anche in altre realtà territoriali. Un segnale da tenere bene in mente se si vuole scalare il partito.

Ovviamente della vittoria non è soddisfatta solo Forza Italia, ma anche FdI che si conferma rispetto alle scorse regionali con lusinghiero 24%. Tanto basta al senatore Fausto Orsomarso che ieri notte ha postato un campo di girasoli (aveva scelto proprio il girasole come simbolo della sua lista alle comunali di Cosenza) scrivendo “Questo mi pare un bel campo largo”. Come dire oltre questo c’è davvero poco.

Il poco in Abruzzo è rappresentato dal Pd che ha avuto un buon 20% confermandosi prima forza della coalizione. Male invece i 5 Stelle, fermi al 7%. Adesso la domanda è cosa succederà all’alleanza? Probabilmente proverà a stare ancora insieme, almeno per le future elezioni in Basilicata e Piemonte. Bisogna vedere però se il patto diventerà strutturale. C’è da considerare non solo le divergenze in politica estera, ma soprattutto la lotta intestina per la leadership della coalizione che ha portato Conte a lanciarsi in sofismi sul campo giusto anziché largo. Discorso a parte merita il centro che ancora non si sa se sarà della partita, con Calenda sempre meno disposto ad allearsi ai 5 stelle e una linea politica (basta vedere cosa sta succedendo a Vibo Valentia) ancora non definita.

Il punto è che il centrosinistra sembra non avere alternative al mettersi insieme, altrimenti rischia di autocondannarsi all’opposizione. Ma per capire meglio quella che sarà l’evoluzione del quadro politico italiano il vero banco di prova saranno le Europee di giugno. Il sistema proporzionale è spietato, sarà lui a disegnare senza tema di smentita i rapporti di forze fra i vari partiti.

Giornalista
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