Il confronto

Schlein asfaltata da Meloni: Elly è scomparsa dalla scena politica e non tocca palla

La segretaria del Pd assente sui fatti che contano: Emilia Romagna, Rai, guerra, riforme. Si affida a dichiarazioni forbite buone per i pastoni di giornali e Tg ma non trascina. Al contrario il premier di lotta e di governo (il suo) dice cose chiaramente di destra e si fa capire dai suoi elettori

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di Enrico De Girolamo
27 maggio 2023
14:01
Giorgia Meloni ed Elly Schlein
Giorgia Meloni ed Elly Schlein

“Schlein di’ una cosa di sinistra, qualsiasi cosa, ma di’ una cosa”. Parafrasando la celebre esortazione di Nanni Moretti nel film Aprile, quando l’obiettivo era l’allora segretario del Pds Massimo D’Alema, il risultato non cambia.
Il popolo della sinistra, se ha ancora un senso questa definizione, guarda perplesso all’assenza dalla scena politica nazionale della giovane Elly, segretario a furor di gazebo, che nelle intenzioni sue e di chi l’ha preferita a Bonaccini avrebbe dovuto portare aria nuova e spostare più a sinistra il baricentro del maggiore partito progressista italiano.

Parole da brochure elettorale

Ma sono mesi ormai che si aspetta che Schlein dica qualcosa di netto, che esprima un orientamento inequivocabile su temi cruciali come la guerra in Ucraina, la riforma della Giustizia, l’occupazione della destra di ogni postazione di potere. Intendiamoci, non è che Schlein non dica nulla, anzi, dice pure troppo. Ma sono tutte dichiarazioni buone per ogni stagione, di principio, forbiti pensierini molto politically correct a uso e consumo dei pastoni di giornali e tv.


Nessuno scatto emozionale, nessuna scintilla di ribellione, nemmeno una parola che possa spingere chi l’ascolta a pensare con orgoglio: “Quello è il mio segretario…”. Anche il tema più caro alla Schlein, quello della parità e del rispetto dei diritti civili, è affrontato sempre con il piglio ciclostilato da brochure elettorale. Parole che fanno da contorno ad un’assenza dal centro dell’azione ormai imbarazzante.

In Emilia-Romagna chi l'ha vista?

L’ultimo episodio in ordine di tempo è stato il “chi l’ha vista?” in Emilia-Romagna devastata dall’alluvione. Schlein, che è stata anche vice presidente della Regione al fianco del presidente Bonaccini fino a ottobre 2022, non ci è andata, attirandosi gli strali di molti dirigenti e militanti del partito. Un’assenza incomprensibile, sia da un punto di vista politico che umano.

Neppure il "fango" della Rai l'ha sporcata

Ma neppure il “fango” della Rai le ha sporcato le scarpe: nella partita delle nomine che ha ridisegnato l’organigramma di potere della Tv di Stato, infatti, non ha toccato palla, al netto delle solite e inutili dichiarazioni principio a cose già fatte. Tanto da far apparire un gigante di strategia politica pure Giuseppe Conte, con il M5s che nella nuova Rai potrà andare all’incasso di qualche strapuntino in cambio dell’astensione sulla definizione delle nomine in Cda. Una spintarella estremamente gradita al centrodestra che ora è in debito con Conte, che potrà così sperare almeno in maggiore visibilità nel Tg1.

Giorgia di lotta e di governo (il suo)

A far risaltare l’insostenibile leggerezza della Schlein è, dall’altra parte, l’attivismo della leader del centrodestra e premier, Giorgia Meloni, capace di farsi fotografare mano nella mano (letteralmente) con Joe Biden al G7 di Hiroshima, e poco male se ha fatto sempre il tifo per Trump mentre a Biden, in un comizio dell’aprile 2022, si rivolgeva dicendo: «Non saremo muli da soma dell’Occidente».
Meloni in Emilia Romagna c’è andata, con le calosce e una camicia verde scuro su cui sarebbe risaltata anche la più piccola macchiolina di fango. Come dire: ecco, ci sono e sono pronta a sporcarmi.

A Catania comizio vecchio stile

C’era anche ieri, nel comizio conclusivo per le elezioni a Catania (si vota il 28 e 29 maggio). Dal palco, ha messo da parte tutta la cautela istituzionale e ha detto cose di destra, tornando a vestire i panni comodi della Giorgia donna, madre, italiana e cristiana.
«Ho sempre bisogno di tornare in piazza e chiedere ai cittadini, non ai giornalisti schierati, ma a voi, agli italiani, cosa pensate di noi», ha esordito rispolverando i toni ringhiosi dell’underdog. E sulla Rai, senza mezze misure, ha detto di «voler liberare la cultura italiana da un intollerabile sistema di potere», alimentando e cavalcando l’ossessione degli elettori di destra di essere dominati da una imperante cultura di sinistra, come se in Italia Berlusconi e le sue tv non fossero mai esistiti.

Tasse? Pizzo di Stato

E poi, sul fisco, ha detto la cosa più di “destra” della giornata: «La lotta all’evasione fiscale si fa dove sta davvero l’evasione, le big company, le banche. Non il piccolo commerciante a cui chiedi il pizzo di Stato». Le tasse, almeno per la gente comune, sono un “pizzo di Stato”. Nessun giro di parole, nessuna dialettica sperticata: il messaggio è arrivato forte e chiaro ai suoi elettori. E poco importa se poi, da presidente del Consiglio si sia dovuta rimangiare in parte quanto aveva promesso sull’aumento del contante e sull’uso del Pos. Ciò che conta è arrivare al cuore (e al portafoglio) della gente. La Schlein farebbe bene a prendere appunti.

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