Distanza incolmabile

In Calabria la vita in buona salute dura 16 anni in meno rispetto a Bolzano: pesano stili di vita e sanità regionale

VIDEO | I dati raccolti dalla Corte dei conti segnano una nuova bocciatura per il livello delle cure tra il Pollino e lo Stretto. Le insufficienze dei Lea confermate anche dai dati provvisori per il 2022

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di Redazione Attualità
2 aprile 2024
11:11

Mille chilometri di distanza, 16 anni di vita in salute in più. I dati raccolti dalla Corte dei conti confermano un trend che è addirittura peggiorato. Chi nasce nella provincia di Bolzano ha maggiori possibilità di trascorrere in gran parte della vecchiaia senza l’afflizione di patologie croniche spesso invalidanti. Al contrario, chi la vecchiaia deve passarla in Calabria, vede crollare l’indicatore di vita in buona salute alla nascita: 53,1 anni, 16 in meno appunto che in Alto Adige.

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Le colpe sono equamente distribuite. Un peso ce l’hanno di sicuro gli stili di vita che vedono una differenza netta tra Nord e Sud. Se la sedentarietà in Lombardia è al 25,6%, in Calabria arriva al 58,2% (in Sicilia al 57,7%, in Campania al 53,4%). Ovviamente non basta per descrivere una frattura così profonda. La Corte dei conti mette in fila sia i numeri della spesa sanitaria che gli esiti degli investimenti in Sanità: il Servizio sanitario nazionale viaggia a velocità molto diverse: per il Sole 24 Ore, che dà notizia del rapporto dei magistrati contabili, il principale riscontro arriva dalla misurazione dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza che il Ssn dovrebbe garantire a tutti gli italiani gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket allo stesso modo in tutto il Paese. Al solito, il risultato fotografa un Nord che (a parte qualche eccezione) supera la sufficienza in tutti e tre i macro-indicatori e cioè il settore della prevenzione (gli screening), il distretto (le cure sul territorio) e l’ospedale, mentre il Sud arranca.


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Gli ultimi dati disponibili riguardano il 2021 e per la Calabria sono un disastro: è l’unica regione, assieme alla Valle d’Aosta, a mettere insieme insufficienze in tutte e tre le aree.

La Corte dei conti pubblica anche i dati provvisori del 2022: quasi la metà delle Regioni incassa almeno un’insufficienza e le peggiori sono al Sud: Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Stessa storia per la mobilità sanitaria: i divari tra le Regioni diventano una calamita che sposta pazienti dal Sud al Nord: ci si trasferisce per curarsi soprattutto da Campania, Calabria e Sicilia verso Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Nulla di nuovo, si dirà: il guaio è che il trend peggiora e per i calabresi la prospettiva di 16 anni in meno in buona saluta rispetto agli altoatesini non è confortante.

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