Rincari

Per i Comuni calabresi la stangata sull’energia è di 15 milioni ma in Italia sono tra quelli messi meglio

Dai dati di Demoskopika emerge che nel 2022 l'aggravio di spesa a livello nazionale è stato di quasi un miliardo. Catanzaro è tra le grandi città che hanno subito le maggiori impennate. E intanto per compensare crescono anche le tasse per i cittadini (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Redazione
31 gennaio 2023
12:12

Sui Comuni calabresi i rincari relativi all'energia elettrica e al gas sono pesati 14.565.642 euro in più rispetto all'anno scorso. Eppure la Calabria è tra le regioni italiane i cui municipi hanno sofferto di meno la stangata. È quanto emerge dai dati diffusi da Demoskopika: in Calabria ogni Comune ha subito rincari per 36mila euro rispetto all’anno precedente. Poca cosa, rispetto ai 292 mila degli enti locali dell’Emilia Romagna che invece si trova in cima alla classifica. 

Complessivamente, in Italia ammonta a quasi un miliardo di euro l’aggravio di spesa sulle casse dei Comuni italiani per utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, con una impennata di costi aggiuntivi pari al 46,2% rispetto al 2021. In altri termini, nell’anno appena trascorso, ogni comune italiano ha avuto mediamente maggiori esborsi per oltre 121mila euro: si va dai 292mila euro in media per i municipi dell’Emilia-Romagna ai quasi 18mila euro per gli enti comunali della Valle d’Aosta. 


Le situazioni più critiche a Bari con un rialzo della spesa del 216%, seguita dai municipi di Bologna e L’Aquila rispettivamente con il 165% e il 125%. Quasi a compensare l’aggravio dei costi per energia e gas, le entrate extra-tributarie aumentano dell’11,5%, pari a 1,3miliardi di euro rispetto all’anno precedente, probabilmente per un aumento delle tariffe che i cittadini hanno pagato per alcuni servizi pubblici e o per le entrate derivanti da un maggiore sfruttamento del patrimonio comunale. Trasporti, parcheggi, servizi scolastici, asili nido, cultura e sport le principali aree, con servizi a domanda individuale, in cui si è concentrato prioritariamente l’incremento: 298milioni di euro pari all’84,1%.  E, intanto, per il 2023, persistendo questo andamento, alla leva delle entrate extratributarie potrebbe aggiungersi anche un aumento della pressione fiscale locale toccando al rialzo, ad esempio, l’imposta comunale sugli immobili (ICI), l’addizionale comunale IRPEF, la tassa di smaltimento dei rifiuti (TARI) e il tributo per i servizi indivisibili (TASI). È quanto emerge da uno studio di Demoskopika che ha analizzato le entrate (tributarie ed extratributarie) e i pagamenti effettuati dai Comuni italiani per regione rilevati dal Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat.

«I bilanci comunali - commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio - sono fortemente condizionati dai maggiori pagamenti per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas. Quasi un miliardo di euro di costi in più nei soli 12 mesi del 2022 che rischia di scatenare una “guerra tra poveri”. Da una parte le famiglie italiane, già fiaccate da un incremento generalizzato dei prezzi dei prodotti alimentari e non alimentari e, dall’altra, i Comuni alle prese con una spesa per energia e gas raddoppiata rispetto al 2021. In questo scenario – precisa Raffaele Rio – è necessario ascoltare il grido di allarme dei sindaci perché, in caso contrario, i governi locali, con lo scopo di ricavare maggiori entrate per le casse comunali, potrebbero essere costretti, senza un corposo intervento calmierante dello Stato, ad aumentare tributi locali e tariffe dei servizi pubblici a domanda individuale o a tagliare alcuni servizi. In altri termini – conclude Raffaele Rio – si potrebbe generare un circuito forzato, dagli effetti imprevisti per poter garantire un volume di entrate tale da contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi».

Energia e gas, per i Comuni impennata del 46,2%

Per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, i Comuni italiani hanno speso ben 959milioni di euro in più: 3.038milioni di euro nel 2022 a fronte di pagamenti per 2.079 milioni di euro nei dodici mesi dell’anno precedente, con un rialzo degli esborsi pari al 46,2%. In particolare, l’ammontare dell’energia elettrica ha subìto una crescita di 732milioni di euro (+45,4%) mentre la spesa per il gas è lievitata di 228milioni di euro (+48,7%). Spostando l’analisi sul livello della spesa media per comune in ciascuna regione emergono delle rilevanti differenze. Nel 2022, con 292mila euro per municipio, sono i Comuni dell’Emilia-Romagna ad aver registrato maggiori pagamenti per utenze e canoni di energia elettrica e gas, seguiti dagli enti comunali toscani e pugliesi con un aggravio medio di esborsi rispettivamente pari a 250mila euro e a 227mila euro. Al di sopra del livello medio italiano per comune, pari a poco più di 121mila euro, anche i municipi di Lazio (140mila euro), Marche (138mila euro), Umbria (137mila euro), Veneto (136mila euro). E, ancora, i Comuni di Liguria (136mila euro), Trentino-Alto Adige (133mila euro), Lombardia (130mila euro), e, infine, Sicilia (124mila euro).    

Sul versante opposto, i Comuni “meno stangati” dal caro energia e gas si trovano in Valle d’Aosta, con spese maggiori per 18mila euro per comune, in Calabria con incrementi degli esborsi per 36mila euro e, infine, in Molise con pagamenti a rialzo pari a 40mila euro.

 

In valore assoluto, infine, in cinque realtà regionali si è concentrata oltre la metà dei maggiori pagamenti per utenze e canoni di energia elettrica e di gas. In particolare, nei Comuni di Lombardia (196milioni di euro), Emilia-Romagna (96milioni di euro), Piemonte (82milioni di euro), Veneto (77milioni di euro) e Toscana (68milioni di euro) l’incremento della spesa è stata di 519 milioni di euro pari al 54,1% dell’ammontare complessivo degli esborsi.

Catanzaro tra le grandi città con più aumenti

La contrazione delle risorse comunali a disposizione per i cittadini, causata dall’incremento delle tariffe di energia e gas, è ancora più evidente se si osserva ciò che è accaduto nelle città italiane. E così, analizzando i pagamenti per utenze e canoni di energia elettrica e gas presenti sul Siope, emerge che, nei soli dodici mesi del 2022, il comune di Bari si è trovato costretto ad ascrivere in bilancio maggiori pagamenti per ben 11,8milioni di euro con una crescita pari al 216,5%. In termini di variazione percentuale, seguono Bologna con 19milioni di euro (+165%), L’Aquila con 3,2milioni di euro (+125,4%). Più che significativa, inoltre, l’impennata della spesa anche per Firenze con 8,1milioni di euro (+81,6%), Milano con 38,7milioni di euro (+77,1%), Catanzaro con 2,6milioni di euro (+73,6%), Bolzano con 3,9milioni di euro (+72,2%) e, infine, Perugia con 2,1 milioni di euro (+71,8%) e Potenza con 2,6 milioni di euro (+69,9%).

E aumentano anche le tasse

Se da un lato sono aumentati i pagamenti comunali per fronteggiare costi di utenze e canoni di energia elettrica e gas, sul versante opposto il rischio potrebbe essere legato ad un peggioramento della situazione nei dodici mesi del 2023: i cittadini potrebbero pagare di più per contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi comunali o potrebbero subire una contrazione di alcuni servizi. Analizzando alcuni dati “sensibili” emerge già qualche campanello d’allarme. E, infatti, quasi a voler compensare l’aggravio dei costi per energia e gas, le entrate extra-tributarie, nel 2022, sono aumentate dell’11,5%, con un esborso maggiore pari a 1,3miliardi di euro rispetto all’anno precedente, probabilmente per un aumento delle tariffe che i cittadini hanno pagato per alcuni servizi pubblici e/o per le entrate derivanti da un maggiore sfruttamento del patrimonio comunale. E, infatti, se soffermiamo l’osservazione analitica sul capitolo Siope riservato alle “entrate generate dalla vendita e dall'erogazione di servizi”, in cui si concentrano principalmente i servizi a domanda individuale dei cittadini, emerge che nel 2022, si sono registrati maggiori proventi pari a oltre 354milioni di euro. Ma quale area ha pesato maggiormente sull’andamento in crescita delle entrate? Aggregando le varie voci in “raggruppamenti omogenei” emerge che i maggiori proventi sono stati generati dalle voci riguardanti i servizi di “Trasporto, parcheggi e parchimetri” con oltre 153 milioni di euro pari ad un più 43,2%. Immediatamente dopo seguono altri servizi raggruppati nell’area “Scuola, asili nido, mense e formazione” con maggiori proventi per 92milioni di euro (25,9%) e nell’area “Cultura, sport e tempo libero” con più introiti per 53milioni di euro (15,0%).

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