Calabria’s revolution

Longobucco non deve morire. La protesta s’infuoca: «Nessuno andrà più a scuola da lunedì»

Nel centro silano soffia il vento della rivoluzione. Dopo il crollo del viadotto adesso anche la chiusura di una scuola. I cittadini sul piede di guerra mostrano sui balconi drappi neri (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Al. P.
12 maggio 2023
14:59

Vogliamo il decreto Longobucco». Dai toni attendisti dei giorni scorsi, alle urla di questa mattina, fino alle minacce di occupare e bloccare il traffico sulla SS106 e SS107. «Andremo in Regione, andremo a Roma, ci pianteremo davanti al ministero delle Infrastrutture fino a quando non ci daranno risposte». A Longobucco soffia forte il vento della rivoluzione e di aspettare non ne vogliono sapere «che se qua si spengono i riflettori, per noi è finita».

Una montagna di guai

I longobucchesi - radunati intorno alle  telecamere di Dentro la Notizia condotto da Pasquale Motta - sono gente di montagna, cocciuti per genetica, orgogliosi per appartenenza, e quello che gli è accaduto non ci pensano proprio a chiuderlo nel cassetto delle cose da affrontare poi, in futuro, forse. Anche perché i guai, come recita il vecchio adagio, non vengono mai da soli. Lo spiega sconsolato il sindaco Pirillo, dopo aver annunciato in diretta al tg di LaC, la sua intenzione iniziare lo sciopero della fame. Sotto gli occhi sventola una carta firmata dalla dirigente scolastica del posto che, in sintesi, anticipa la chiusura della prima classe dell'istituto professionale Ipsia a causa di pochi iscritti. Insomma, la classica goccia che ha fatto traboccare un caso abbastanza colmo. «Ma quali pochi iscritti! - protesta una mamma - Ce ne sono una decina tra cui anche due ragazzi disabili. Ci spiegheranno mai come faranno ad andare a scuola lontano da qui?»


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Un'assemblea permanente

Dunque alla protesta per il crollo del viadotto, si è aggiunta anche quest'altra faccenda abbastanza spinosa, e la somma degli addendi ha avuto come risultato la proposta di un'assemblea permanente che si affiancherà allo sciopero della fame del sindaco. «La protesta radicale – dice un cittadino – è l’unica strada percorribile». Il sindaco Pirillo ha atteso qualche giorno, mansueto, ma ormai ha ben chiaro che qui bisogna battere il ferro finché è caldo. «Non ho alcuna data certa - dice - c'è solo un impegno del governatore Occhiuto e del ministro Salvini a risolvere il problema viabilità, ma non c'è alcuna sicurezza sul quando e come. Siamo esasperati».

Nessuno andrà a scuola

L'assessora all'Istruzione Isabella Ibno Errida lo dice chiaro e tondo: «Da lunedì nessun bambino e nessun ragazzo andrà a scuola, per protesta». Lo urla tra gli applausi della gente che ha paura che da qui a qualche anno, lo spopolamento che progressivamente sta decimando la popolazione, diventi desertificazione. «Prima ci tagliano fuori dal mondo e poi ci disperdono» dice un abitante e intanto scorrono le immagini di case che sopravvivono sulla roccia agli smottamenti, abitate da chi confida più nel fatalismo che nella paura di un crollo. Mentre Anas ha informato che la chiusura della strada si prolungherà fino al 23 maggio, la gente minaccia di occupare le Statali e intanto dai balconi sventola drappi neri, in segno di lutto. Tra l'eccitazione emotiva del momento e i dubbi sul futuro, i longobucchesi promettono che rimarranno fermi dei loro intenti battaglieri. «Longobucco non deve morire, non vuole morire. Ma così ci amazzano».

 

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