Crisalide

’Ndrangheta, l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Paladino condannato in appello a 4 anni e 7 mesi

Il politico avrebbe contribuito alle attività della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. Nel primo giudizio di secondo grado il politico era stato assolto ma la Cassazione ha disposto un nuovo processo

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di Alessia Truzzolillo
3 aprile 2024
17:01

La Corte d’Appello di Catanzaro – Giancarlo Bianchi presidente, Ippolita Luzzo e Carmela Tedesco a latere – ha condannato a quattro anni e sette mesi di reclusione l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme, Giuseppe Paladino. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione mafiosa poiché l’ex politico – secondo la Dda di Catanzaro che ha dato vita all’indagine Crisalide che ha incriminato Paladino – avrebbe fornito un «concreto, specifico consapevole e volontario contributo» di natura materiale e morale alla cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri. Il concorso esterno è contestato in concorso col padre Giovanni Paladino, medico e anche lui già consigliere comunale in anni precedenti a quelli del figlio. Per quest’ultimo, il 29 settembre 2022 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a quattro anni di reclusione.

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Per Giuseppe Paladino l’iter processuale è stato differente poiché in primo grado era stato condannato a sei anni di reclusione. Nel primo processo d’appello, il 16 dicembre 2021 la Corte – presidente Caterina Capitò, a latere Maria Rosaria Di Girolamo e Giuseppe Perri – aveva assolto l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme.


In seguito, a febbraio 2023, la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio questa sentenza che è approdata di nuovo in Corte d’Appello dove, oggi, si è espresso un nuovo collegio.

Paladino è stato interdetto dai pubblici uffici per la durata di cinque anni. Confermate le statuizioni per le parti civili: l’Associazione antiracket lametina, rappresentata dall’avvocato Carlo Carere, e il Comune di Lamezia Terme, rappresentato dall’avvocato Caterina Restuccia.

La Corte si è anche espressa sulla posizione di Francesca Antonia De Biase, difesa dall’avvocato Aldo Ferraro, dichiarando il non diversi procedere riguardo allo spaccio di marijuana che le veniva contestato perché l’azione penale è stata già esercitata in un altro processo. Gli atti sono stati trasmessi al pubblico ministero presso il Tribunale di Lamezia Terme.

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