Secreta collis

Il procuratore Capomolla: «Nascoste tra i colli di Catanzaro armi da guerra destinate anche ad altri clan di ’ndrangheta»

VIDEO | Gli appoggi del latitante Agostino Papaianni nel capoluogo. I contatti con i favoreggiatori e con due gruppi criminali che trafficavano in armi e droga. Il magistrato racconta l’inchiesta della Dda che ha portato a 20 fermi: «Il contesto è preoccupante, avevano un arsenale micidiale»

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di Luana  Costa
15 gennaio 2024
11:35

Il procuratore facente funzione di Catanzaro Vincenzo Capomolla è intervenuto in conferenza stampa in merito all’operazione denominata “Secreta collis”, scattata questa mattina, che ha portato al fermo di 20 persone ritenute componenti di due associazioni a delinquere legate tra loro dedite al traffico di stupefacenti e alla detenzione di armi. Capomolla ha innanzitutto specificato che si tratta di un provvedimento precautelare che è stato emesso sulla base del fatto che «il pm ha ritenuto sussistente, oltre al pericolo di fuga, i gravi indizi in ordine a un serie di delitti» e che sarà un provvedimento che dovrà essere sottoposto al vaglio del gip che ne verificherà la fondatezza. Alla conferenza stampa ha preso parte anche il questore di Catanzaro Paolo Sirna e il capo della squadra Mobile Fabio Catalano. 

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«L’attività d’indagine attiene alla ritenuta operatività di due associazioni che sono in qualche modo collegate tra loro per la presenza in entrambe delle medesime figure di vertice - ha affermato il procuratore -. Una finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, l’altra alla detenzione e alla messa a disposizioni ad altre articolazioni criminali di armi. Armi da fuoco comuni, ma soprattutto armi da guerra».


Poi Capomolla è entrato nel merito dell’inchiesta: «La rilevanza di questo procedimento penale è costituita da un profilo che è sostanzialmente legata alla disponibilità un arsenale micidiali di armi, oggetto di sequestro, destinato alle cosche di ‘ndrangheta operanti nel distretto di Catanzaro. Il provvedimento si è fondato su una serie di emergenze di carattere tecnico ma anche sull’esito di perquisizioni e sequestri che sono stati operati nel territorio intorno alla città di Catanzaro – un aspetto particolarmente inquietante –, di numerosissime armi. Anche le attività di occultamento di queste dimostrano dei meccanismi collaudati, bidoni chiusi ermeticamente in luoghi impervi. Le armi rinvenute sono state veramente tante e micidiali come fucili, mitragliatori da guerra. Un arsenale ricco insomma che dimostra quanto sia realmente pericoloso questo contesto. Per quanto riguarda l’altra organizzazione – ha continuato il procuratore -, quella dedita al traffico di stupefacenti, ha coinvolto una serie di persone già interessate da vicende processuali che hanno esitato sentenze di condanna. Quindi questo dimostra che anche in questo caso si tratta di un sistema collaudato di canali di rifornimento anche in aree diverse da quelle del Catanzarese, nel Vibonese in particolare e della gestione di piazze di spaccio». 

Capomolla ha concluso svelando che: «L’indagine nasce dalle investigazioni svolte tempo fa per l’individuazione di un soggetto che era attinto da una misura cautelare nel procedimento “Rinascita Scott” che ha trovato asilo per la sua latitanza proprio nel Catanzarese. Grazie a ciò si è ricostruita questa serie di relazioni e ricostruire questa rete».

Secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa il nome dell'operazione trae origine dalla collina dove la presunta associazione era solita occultare le armi, si tratta di un'area extraurbana all'interno del comune di Catanzaro, località Cuturella. Settanta le armi militari, tra cui kalasnikov, fucili e pistole sequestrate insieme ad almeno 7mila munizioni. Le indagini che hanno portato all'esecuzione dell'odierno decreto di fermo hanno avuto inizio nel giugno del 2021. Gli investigatori tenevano sotto controllo Massimo Longo, accusato di aver favorito la latitanza di Agostino Papaianni, sfuggito alla maxi operazione Rinascita Scott. Le indagini hanno poi consentito di verificare la presunta esistenza di due diverse associazioni, una dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti mentre l'altra alla detenzione di armi. Trait d'union delle associazioni sarebbe Domenico Rizza, ritenuto al vertice di entrambe le presunte organizzazioni. La droga veniva acquistata attraverso i canali di approvvigionamento del vibonese e rivenduta nelle piazze di spaccio dei quartieri di Gagliano e Mater Domini. Le armi messe anche a disposizione di altre consorterie di 'ndrangheta.

Il questore Sirna: «Risposta dello Stato all'offensiva criminale»

«Questa attività investigativa dimostra l'efficienza della risposta dello Stato all'offensiva criminale». Lo ha detto il questore di Catanzaro, Paolo Sirna, nel corso della conferenza stampa. «Mette in luce capacità di sottrarre un arsenale mai visto e mai sequestrato ai malavitosi e consente una riflessione in termini di tutela degli interessi prevalenti della collettività al fine di mantenere la convivenza civile. È una operazione che si pone nel solco della attività tradizionale, della risposta delle istituzioni statali che negli ultimi anni ha preso corpo soprattutto in una offensiva nei confronti della criminalità organizzata che si è tradotta in misure cautelari, in arresti, in sentenze ma anche in misure di carattere amministrativo come lo scioglimento di alcuni consigli comunali o emissione di interdittive».

Il capo della squadra mobile Catalano: «Un sequestro che ha pochissimi precedenti a livello regionale»

«Un sequestro che ha pochissimi precedenti a livello regionale ma possiamo dire anche nazionale per il numero, per la tipologia e per la spiccata potenzialità offensiva delle armi sequestrate» ha dichiarato il capo della squadra mobile, Fabio Catalano. «Armi tenute perfettamente efficienti in condizioni di essere prelevate sebbene occultate in questi bidoni occultati. Per cui in ogni momento potevano essere prese, cedute, vendute o addirittura utilizzate. Le investigazioni sono state piuttosto difficoltose perché i terreni su cui ci si muoveva , era una zona impervia e di difficile accesso in cui i soggetti indagati si muovevano con estrema disinvoltura. Noi abbiamo filmato, dopo i sequestri eseguiti, il successivo arrivo da parte di questi individui che non trovando più le armi non capivano da chi fossero portate via. Il traffico di stupefacenti consisteva in hashish, marjuana occultate nelle medesime modalità, in bidoni in questa area impervia. Quello che ne è venuto fuori, è un fiorentissimo spaccio rivolto a tutte le fasce d'età: dai giovanissimi alle persone più anziane. Lo spaccio avveniva per lo più nelle stesse zone dove abbiamo operato, tra i quartieri di Gagliano e Mater Domini».

20 fermi: i nomi

  1. Domenico Rizza, detto Enrico, nato a Catanzaro il 22 agosto 1956
  2. Vincenzo Rizza, Catanzaro, 18 luglio 1984
  3. Marco Riccelli, Catanzaro, 20 marzo 1989
  4. Emanuele Enrico Le Pera, Catanzaro, 2 febbraio 1996
  5. Manuel Argirò, Catanzaro, 22 giugno 1981
  6. Massimo Longo, Catanzaro, 5 aprile 1969
  7. Raffaele Iiritano, Catanzaro, 3 giugno 1969
  8. Francesco Agostino, Catanzaro, 6 agosto 1968
  9. Vittorio Gentile, Catanzaro, 25 settembre 1974
  10. Sergio Rubino, Catanzaro, 20 febbraio 1977
  11. Giuseppe Caroleo, Catanzaro, 1 gennaio 1973
  12. Angelo Posca, Catanzaro, 29 settembre 1970
  13. Salvatore Tedesco, Catanzaro, 25 febbraio, 1993
  14. Giuseppe Caliò, Catanzaro, 14 marzo 1999
  15. Rosario Nuccio Caliò, Catanzaro, 20 gennaio 1986
  16. Vittorio Falvo, Catanzaro, 30 aprile 1991
  17. Andrea Caracciolo, Catanzaro, 10 novembre 1983
  18. Giampaolo Tripodi, Catanzaro 16 novembre 1989
  19. Loredana Ferraro, Catanzaro, 24 giugno 1999
  20. Lorenzo D’Elia, Vibo Valentia, 10 agosto 1977

Giornalista
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