Bufera su Donzelli (Fdi): rivela anche che il boss calabrese Presta incitava Cospito contro il 41bis
Il capogruppo di Fratelli d’Italia nell’occhio del ciclone per il suo intervento alla Camera durante il quale ha reso note alcune informative del Dap. L’anarchico in sciopero della fame avrebbe ottenuto l’esplicito sostegno dello ‘ndranghetista cosentino sottoposto anch’egli al regime di carcere duro (ASCOLTA L'AUDIO)
C’è un filo che porta direttamente in Calabria nella storia che ha visto ieri protagonista alla Camera il capogruppo di Fdi, Carmine Donzelli. Il deputato nel corso del dibattito sul caso Cospito ha riferito informazioni riservate sull’anarchico, che da giorni ha attuato lo sciopero della fame per protestare contro il regime del 41 bis e l'ergastolo ostativo. In particolare Donzelli ha riferito che Alfredo Cospito in carcere ha avuto colloqui con esponenti della criminalità organizzata che lo incitavano ad andare avanti nella protesta. In aula Donzelli ha parlato di un esponente dei casalesi e di un elemento di spicco della ‘ndrangheta.
Franco Presta e la protesta contro il 41 bis
Secondo quanto riportano alcuni giornali nazionali, lo ‘ndranghetista sarebbe il cosentino Franco Presta. Questi fu arrestato il 13 aprile del 2012 dopo anni di latitanza. Killer della cosca cosentina dei Lanzino è anche boss dell’area della Valle dell’Esaro. Anche lui, secondo quanto detto da Donzelli, avrebbe incoraggiato Cospito a continuare la protesta in un colloquio fugace avvenuto lo scorso 28 dicembre nel carcere di Sassari.Subito dopo Donzelli se la prendeva con i deputati del Pd che sono andati a trovare in cella l’anarchico (nello specifico Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando) chiedendo se «questa sinistra sta con lo Stato o con i terroristi e la mafia».
Le informazioni riservate
Un intervento a gamba tesa che ha spostato subito l’asse del discorso. Il dibattito non si è incentrato più sulla protesta di Cospito ma su come abbia fatto Donzelli ad avere in mano informazioni riservatissime, frutto con ogni probabilità di intercettazioni effettuate dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) nelle carceri. Donzelli sul punto ha farfugliato. Prima ha detto che ha buona memoria e quindi quelle frasi potrebbe averle ascoltate altrove. Scusa molto debole, visto che in aula sembrava che il deputato leggesse alcuni appunti. Poi ha detto che si trattava di atti depositati al Ministero della Giustizia e che chiunque deputato con una semplice richiesta d’accesso poteva consultare. Intanto l’opposizione agitava il sospetto che invece quelle carte Donzelli le abbia avute per il suo ruolo di vice presidente del Copasir (comitato parlamentare dei servizi segreti), quindi erano carte secretate.
L'ipotesi delle carte avute dal sottosegretario Delmastro
L’ipotesi più accreditata, però, è che Donzelli abbia avuto quelle carte da Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia che ha recentemente avuto la delega proprio al Dap. C’è da precisare che proprio Delmastro, che divide un appartamento in centro a Roma con lo stesso Donzelli, avrebbe ammesso di avergli passato il dossier e ora è anche lui sulla graticola.
Il paradosso è che tutto questo avveniva proprio mentre il ministro Nordio spiegava in conferenza stampa le ragioni della “linea della fermezza” del Governo sul caso Cospito. Insomma ne è nata una vera e propria baraonda politica che ha spinto lo stesso Nordio ad avviare un'indagine interna. Il guardasigilli, fra l’altro, riferirà a Montecitorio alle 16 i primi risultati della sua inchiesta interna.
La riforma sulla giustizia
Resta però la difficoltà di Meloni di portare avanti la riforma sulla giustizia e la percezione della distanza fra governare e fare campagna elettorale. L’esecutivo ha infatti dovuto, costretto dalla realtà, fare piccole retromarce su una serie di questioni che vanno dal Pos al Superbonus tanto per citarne alcuni. Ma è soprattutto sulla riforma della giustizia che la Meloni si è ritrovata in un cul de sac paradossalmente per colpa di due fedelissimi. Il primo è il giurista Carlo Nordio da lei fortemente voluto come guardasigilli la cui idea di riforma ha scatenato una levata di scudi da parte della magistratura con in prima fila anche il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Il secondo è uno dei deputati più fedeli, Carmine Donzelli, capogruppo di FdI alla Camera.
La protesta degli anarchici a Crotone
Nel frattempo, la protesta degli anarchici è sbarcata anche a Crotone dove, nella notte, sono comparse alcune scritte vergate con vernice nera sul monumento che svetta in piazza Claudio Crea. Oltre alla A cerchiata di nero, simbolo degli anarchici, inequivocabile la scritta “Alfredo libero” con la quale si chiede la scarcerazione del militante anarchico insurrezionalista Alfredo Cospito