La decisione

Anche le intercettazioni dell’ex europarlamentare Paolucci entrano nel processo Glicine-Acheronte, arriva l’ok di Metsola

Risposta positiva della presidente dell’assemblea di Strasburgo alla richiesta della Dda di Catanzaro: «Il politico non è più in carica e non gode dell’immunità». L’esponente del Pd indagato dopo il tour elettorale del 2019 in Calabria

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di Pablo Petrasso
9 aprile 2024
18:52
Massimo Paolucci
Massimo Paolucci

La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola dà l’ok all’utilizzo delle intercettazioni ambientali nei confronti di Massimo Paolucci nel processo “Glicine-Acheronte”, che prenderà il via nel mese di maggio. 

Carteggio scevro da lentezze istituzionali quello tra il procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla e Metsola. E risposta arrivata senza passare al vaglio dell’assemblea di Strasburgo, cosa che avrebbe senz’altro allungato i tempi della decisione. 


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«Poiché il signor Paolucci - è la risposta della presidente dell'Europarlamento - non è più deputato al Parlamento europeo, non gode più di immunità parlamentare, a eccezione delle opinioni o voti espressi nell'esercizio del suo mandato. Concedo pertanto la mia autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni in questione nei confronti del signor Massimo Paolucci».

Efficienza maltese, verrebbe da dire, per la concessione del permesso che porterà le frasi di Paolucci nel processo che vede impegnati, oltre a Capomolla, anche i pm antimafia Paolo Sirleo e Domenico Guarascio. La richiesta della Dda di Catanzaro è stata inviata il 25 ottobre 2023, gli uffici del Parlamento europeo l’hanno presa in carico il 5 dicembre, l’ok è arrivato l’11 gennaio scorso.  

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Per Paolucci la Dda ha chiesto il rinvio a giudizio il 2 aprile scorso. L’ex europarlamentare era stato intercettato nell’aprile 2019 nella sede della Ecosystem, azienda di Lamezia Terme impegnata nel settore dei rifiuti. L’occasione è quella di un mini tour elettorale in Calabria condotto da Paolucci con Antonietta Rizzo, all’epoca assessore all’Ambiente nella giunta guidata da Mario Oliverio. 

Nella sede dell’azienda, l’assessore Rizzo, «dopo avere esposto il curriculum politico del candidato, tra cui quello di soggetto in passato incardinato nel commissariato per l’Emergenza rifiuti in Campania, nonché di persona attenta alle politiche ambientali presso il Parlamento europeo», avrebbe – di concerto con Paolucci – invitato i presenti a votare per il candidato. Nel discorso, Rizzo spiega «che questi li avrebbe agevolati nel settore dello smaltimento dei rifiuti durante la sua attività di parlamentare». E poi conclude che «sicuramente Massimo può essere un facilitatore anche dal punto di vista normativo, anche perché non chiederemo mai nient’altro a Massimo, per dal punto di vista normativo sicuramente può essere un facilitatore». 

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Per i pm di Catanzaro, da parte sua, Paolucci avrebbe offerto «utilità quale tornaconto per il voto che in quella circostanza gli veniva promesso dai soggetti incardinati nel settore dei rifiuti, i quali nell’occasione garantivano pacchetti di voti anche di propri dipendenti per il Paolucci medesimo».

La risposta di Metsola allarga il quadro delle intercettazioni che entreranno nel procedimento: le uniche inutilizzabili erano proprio quelle di Paolucci che, all’epoca di quelle captazioni, era ancora in carica. Ora che non lo è, la questione è superata.

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