Naufragio a Crotone

Strage di migranti in Calabria, il sogno di una nuova vita svanita a pochi metri dalla riva: «Una cosa mai vista, terribile»

FOTO | Il barcone si è spezzato a poca distanza dalla battigia rovesciando in mare il suo carico di esseri umani. Soccorritori, forze dell'ordine, volontari: battono la spiaggia diventata un cimitero. Tra le vittime diversi bambini (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Vincenzo Imperitura
26 febbraio 2023
14:11

Sono morti quando ormai il peggio sembrava passato. Quel barcone marcio - un caicco, tipica imbarcazione in uso alla marineria turca - che li aveva portati dalla Turchia, attraverso l'Egeo e lo Jonio, si è liquefatto proprio a pochi metri dalla battigia, scontrandosi con il fondale sabbioso e rovesciando in mare il suo carico di esseri umani.

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Uomini, tante donne, diversi bambini: scaraventati in mare dalla furia dello scirocco non hanno avuto scampo. «I cadaveri sono circa una cinquantina - dice uno dei medici che ha appena finito di esaminare i corpi disposti in fila a pochi metri dalla spiaggia di dorata di Steccato di Cutro, una manciata di chilometri da Crotone - ci sono tante donne, qualche bambino. Probabilmente molti di loro non sapevano nemmeno nuotare, sono morti per annegamento».


I resti dell'imbarcazione, o almeno quello che ne è rimasto, continuano a sbattere sulla battigia, mischiando vecchie scarpe, biberon e assi dello scafo in un unica macchia indistinta tra cui devono farsi largo i soccorritori alla ricerca di eventuali superstiti. Una speranza appesa ad un filo visto le condizioni del mare e del vento che rendono rischioso ogni approccio. Poco dopo le 11 del mattino, gli uomini dei vigili del fuoco riescono a recuperare il corpo dell'ennesima vittima: servono due sommozzatori aiutati dai colleghi a terra per trascinare il corpo senza vita fuori dall'acqua. È poco più che un ragazzino, le sue spoglie, coperte da un lenzuolo bianco vengono trasportate sotto il gazebo allestito cento metri più in là.

Sulla spiaggia c'è un silenzio irreale, rotto solo dal vento. Soccorritori, forze dell'ordine, volontari: battono la spiaggia diventata cimitero raccogliendo le piccole cose che i migranti avevano portato con sé durante il viaggio della speranza che avrebbe dovuto portarli in Europa e che è terminato con l'ennesima strage del mare. I borsoni e gli zaini risputati dal mare vengono raccolti in una piccola piramide fatta di vite interrotte: verranno portati al Cara, dove intanto sono stati trasferiti i migranti che sono riusciti a salvarsi dal naufragio e che non hanno dovuto ricorrere a cure mediche. Gli altri sono stati portati negli ospedali di Catanzaro e di Crotone.

«Siamo arrivati verso le 7 del mattino - dice uno dei soccorritori della protezione civile - e ci siamo accorti subito delle dimensioni della tragedia. Una cosa mai vista, terribile terribile». Sono decine gli uomini e le donne impegnati sul campo nella speranza, sempre più remota col passare delle ore, di sottrarre qualche vita alla furia del mare. All'elicottero della guardia costiera si è aggiunto anche quello dei carabinieri. Sorvolano la zona vicino all'arenile, mentre le motovedette continuano a battere il tratto di costa teatro della strage. La rotta turca si è presa il suo carico di morte, come mai prima aveva fatto in Calabria: una mattanza tremenda nei numeri ma non nuova nel suo copione che va in scena ormai da più di venti anni.

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