L’ok dell’aula

L’Autonomia differenziata passa in Senato. Irto: «È il momento più buio di questa legislatura, spaccherà il Paese»

Il provvedimento andrà ora all'esame della Camera, ma i numeri sono a favore del centrodestra. Esulta Calderoli: «Un passo verso un risultato storico». E Mario Occhiuto: «Con questo ddl inquadriamo e valorizziamo la riforma del Titolo V voluta dalla sinistra». Mentre il Pd promette di dare battaglia nelle piazze

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di Massimo Clausi
23 gennaio 2024
19:51

Il Senato ha approvato in prima lettura il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. Il provvedimento ora passa all'esame della Camera. Non è stata certo una seduta tranquilla con i senatori del Pd che hanno deciso di sventolare cartelli con il tricolore. Non è mancata una bandiera del leone di San Marco simbolo del Veneto, mostrata dalla senatrice leghista Mara Bizzotto, numero due del gruppo a Palazzo Madama.

Soddisfatto, ovviamente l’autore del Ddl, il senatore Roberto Calderoli: «Con l'approvazione dell'autonomia oggi in Senato si è compiuto un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo - ha detto il ministro raggiante - Avevo previsto che oggi sarebbe stata una bella giornata, e così è stato. Questa è una risposta che dovevo a quelle 14 regioni su 15 a statuto ordinario che ce l'avevano chiesto».


Prima della votazione, durante il dibattito in aula è intervenuto anche il senatore cosentino Mario Occhiuto (Fi) che ha provato a dare una lettura “meridionalista” del provvedimento. «Ricordiamoci chi ha gettato il seme di questa riforma: fu la sinistra, con la riforma costituzionale del Titolo V nel 2001. Ora, tramite questo ddl, inquadriamo e valorizziamo questa autonomia, collegandola strettamente ai diritti di cittadinanza e ai servizi essenziali, garantendo che questi non dipendano più dalla spesa storica ma siano finanziati e assicurati sulla base dei fabbisogni standard delle popolazioni», ha detto l’architetto.

«Parliamo di diritti alla salute, alla casa, alla scuola, al tempo libero, alla possibilità di spostarsi agevolmente, al lavoro. E anche - ha proseguito - di quelli che riguardano il futuro dei nostri figli: la sostenibilità, l’ambiente e la bellezza che creano nel tempo ricchezza nei territori. I pilastri della nostra società. Lo Stato ha già delegato la maggior parte di questi servizi essenziali nel corso dei decenni passati agli enti territoriali e ciò è avvenuto senza neanche definire i Lep e con finanziamenti trasferiti sulla base della spesa storica. Chi teme quindi che il paese si possa spaccare per questa riforma può dormire sonni tranquilli: il provvedimento che oggi licenziamo non vuol dire un allontanamento dal principio di solidarietà nazionale. Certamente noi vigileremo affinché i Lep vengano effettivamente garantiti, così come stabilito dalla Costituzione, non solo attraverso la loro puntuale definizione, ma anche con il loro effettivo finanziamento. E sono orgoglioso per aver presentato a mia prima firma emendamenti di Forza Italia che poi sono stati approvati, in cui si prevede che le intese non pregiudichino l'entità e la proporzionalità delle risorse per le regioni che non hanno richiesto l’autonomia e definiscono chiaramente le materie per i livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, con l'inserimento di una clausola di salvaguardia dell'unità nazionale».

Le parole del senatore non è che lasciano tranquilli i calabresi. In primo luogo bisogna vedere se davvero il Governo troverà le risorse necessarie per finanziare il gap che esiste oggi fra le varie zone del Paese sui servizi pubblici essenziali. Sotto questo aspetto di certo non aiuta la proroga di un anno che il Governo ha dato all’apposito comitato per individuare i Lep. La presenza poi di una clausola di salvaguardia dell'unità nazionale lascia capire che qualche problema c’è.

Chi non ha preso affatto bene la votazione è stato il Pd che ora annuncia una battaglia alla Camera, malgrado i numeri siano ampiamente a favore del centrodestra. La battaglia quindi più che in aula si farà nelle piazze e dal punto di vista politico. Il senatore Nicola Irto, nonché segretario regionale del Pd, non ha dubbi: «È il momento più buio di questa legislatura: il ddl sull’autonomia differenziata è stato approvato in Senato con i voti della maggioranza e a breve passerà alla Camera. È un colpo micidiale ai diritti dei cittadini - continua Irto - che produrrà ingiustizie devastanti perché non sono stati definiti i Livelli essenziali delle prestazioni; perché tra le materie che le Regioni potranno gestire da sole ci sono: tutela della salute, l’istruzione, tutela e sicurezza del lavoro e perfino trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; perché non c’è un solo centesimo per ridurre i divari esistenti tra Sud e Nord. Perché c’è il rischio di creare un Paese dove ci saranno giovani più o meno fortunati sulla base del luogo di nascita. Tutto questo è inaccettabile. Continuiamo a lottare, ma il governo e la sua maggioranza hanno già deciso di spaccare l’Italia».

 

Giornalista
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