Eccellenze nostrane

«Unica al mondo»: la straordinaria biodiversità della Calabria raccontata dallo scienziato che ha “inventato” le Valli Cupe

Lo studioso ricorda i tempi in cui la nostra terra esportava sesamo, pistacchio, cotone: «Tra le eccellenze del passato avevamo anche la manna, considerata la più pregiata nel mercato internazionale»

di Franco Laratta
20 aprile 2024
14:00
Carmine Lupia
Carmine Lupia

Il calabrese Carmine Lupia, una laurea in Scienze agrarie all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza è uno dei più preparati e apprezzati esperto botanici ed etnobotanico italiani. Uno scienziato che si occupa di tutela della biodiversità e di promozione delle risorse ambientali e paesaggistiche. È stato l'ideatore del fenomeno Valli Cupe e il primo direttore della Riserva Naturale Valli Cupe, ha lavorato come esperto nella Riserva Statale dei Giganti della Sila di Fallistro. Con Carmine Lupia è un piacere parlare di piante, erbe, natura. È preparatissimo e appassionato. Oggi si parla molto di animali, sempre più presenti nella nostra vita. Ma si tende a sottovalutare troppo il peso e l’importanza delle piante per l’uomo, per la medicina, per l’aspetto sociologico, per riti e rituali.

E Lupia lo sa bene.
«Il rapporto con le piante a volte è sottovalutato, comunque rimangono insostituibili perché ancora circa il settanta percento dei farmaci ha origine dai vegetali. Le piante come un tempo ancora oggi occupano uno spazio importante nella simbologia, nei riti e nella comunicazione».


Passeggiando fra i boschi della Sila Grande, con Carmine proviamo a capire se è vero che le piante comunichino fra loro, e probabilmente ci osservano…
«Le piante comunicano tra loro e con gli animali attraverso molecole chimiche. Con le molecole che producono possono avvisare i nemici a rinunciare agli attacchi. In caso di insuccesso con altre molecole chiedono aiuto agli amici. Anche se immobili possono cambiare strategia difensiva in poche decine di minuti, adattandosi con grande flessibilità».

E parliamo ovviamente di Calabria.
«La Calabria ha una biodiversità vegetale tra le più diverse al mondo, perché ha specie che rappresentano un po' tutte le fasce fitoclimatiche che troviamo sul globo terrestre. Troviamo specie che si trovano in Scandinavia ma anche specie mediterranee e di zone tropicali e subtropicali. La Calabria per il clima estremamente variegato ha prodotto nelle varie epoche vegetali molto diversi. Tra quelli più importanti si ricordano sesamo, pistacchio, cotone, datteri, zafferano, riso ecc...»

Trovandoci insieme in un convegno a Mesoraca, ho sentito Lupia parlare di manna e mastice. Ed ora ne approfitto per capire meglio. C’è molta curiosità.
«Tra le eccellenze del passato in Calabria avevamo la manna, considerata la più pregiata nel mercato nazione internazionale. La manna era un dolcificante d'interesse anche medicinale che per la sua importanza per circa 5 secoli è stata sottoposta a monopolio di stato».

E poi c’era anche altro…
«Sì. Un altro prodotto era la gomma da masticare chiamata anche sci gomma( gomma dello scino cioè il nome di origine greca del lentisco). Anche questo prodotto esportato in tutto il Mediterraneo e in Europa era una delle eccellenze più ricercate»

Le piante o l’erbe più straordinarie che vivono in Calabria sono di grande interesse.
«Le piante più straordinarie che troviamo in Calabria sono il pino Loricato endemico del Pollino, il pino Laricio della Sila, un albero che ci permette di ammirare monumenti come la Basilica Vaticana, San Pietro fuori le Mura ecc.. L'abete bianco del Monte Gariglione e di Serra San Bruno ritenuto resistente alle piogge viene messo a dimora in 14 paesi europei e nella foresta nera tedesca che si è giocata molto di questa pianta calabrese».

Le piante sono vita. Ma possono essere anche morte. Vi sono specie particolarmente tossiche o velenose anche nei nostri boschi.
«Le piante tossiche sono molte ma se sapientemente usate possono diventare farmaco. Come si suol dire: la dose fa il veleno e la medicina. Una specie vegetale può avere parti molto tossiche ma altre parti assolutamente innocue. Tra le piante più tossiche e medicinali si annoverano la belladonna, la cicuta, il tasso, l'oleandro».

Come non approfondire il tema dei violenti mutamenti climatici? E come non discutere della crisi della montagna calabrese ridotta senza neve?
«Il clima nei millenni ha sempre subito dei cambiamenti. In Calabria abbiamo avuto dei periodi di glaciazione come di tropicalizzazione, come dimostrano i fossili e le piante si sono adattate superando brillantemente le fasi di grandi cambiamenti».

Manca l’acqua sempre di più. Si rischia la desertificazione del sud. Con conseguenze per l’uomo e le piante.
«Alcune specie vegetali potrebbero scomparire e altre affermarsi. Sicuramente alcune zone potrebbero desertificarsi, ma non si escludono cambiamenti verso situazioni climatiche più favorevoli e più umide. Vedremo prevedere non è per nulla facile»

In conclusione della nostra passeggiata fra i boschi silani, mi viene un dubbio: non è che anche con la natura non si mangia? Come con la cultura. Ma Carmine non ha dubbi.
«Certamente sì e la Calabria lo ha dimostrato per millenni. Oggi ci sono mirabili esempi con i grani antichi e la seta a San Floro, la liquirizia a Rossano, il bergamotto in provincia di Reggio, lo zafferano in varie zone della Calabria, la ginestra in provincia di Cosenza».

Lupia è attualmente coordinatore Scientifico della Riserva Naturale del Vergari e si occupa di ricerca con dei gruppi di botanica ed etnobotanica presso Unical di Cosenza e l'UMG di Catanzaro. È consulente per le erbe in liquoreria e nell'alta cucina. Fondatore e direttore dei primi due Conservatori di Etnobotanica in Italia uno in Basilicata a Castelluccio Superiore e uno in Calabria a Sersale. Da poco è stato pubblicato un interessante lavoro di Carmine Lupia e Giancarlo Statti, un libro che ha suscitato molto interesse: Le erbe di San Francesco di Paola.

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