Il decreto

Dall’ospedale di Lamezia spariranno (anche) i laboratori di analisi, svaniscono progetti e appalti per il potenziamento

Dal finanziamento per ripristinare Malattie infettive e Microbiologia a una potenziale nuova spoliazione. Le nuove apparecchiature comprate per il Centro trasfusionale (a rischio chiusura) e i rischi per i reparti che resistono

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di Alessia Truzzolillo
19 marzo 2024
11:04

Niente più laboratori e servizi. Scompaiono tutte le analisi dall’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. Niente Anatomia patologica, niente Centro trasfusionale, niente Laboratorio analisi.
Il nuovo documento di riorganizzazione della rete ospedaliera, così com’è stato concepito, suona il definitivo requiem per il nosocomio lametino. «Un’assurdità senza nessuna ratio», spiega qualche medico. Con un bacino d’utenza che va da Amantea fino a Vibo Valentia, l’ospedale diventerebbe nei fatti meno di uno spoke e farebbe collassare anche tutti gli altri reparti che ancora restano in piedi.
Come può, ci si chiede, sopravvivere un reparto come Chirurgia senza, per esempio, Anatomia patologica?
Come si può asportare un tumore senza poter effettuare una biopsia, eseguita nel corso della procedura chirurgica, per accertarsi di aver rimosso tutto?
Come può resistere un Pronto soccorso senza poter contare sui laboratori? Senza specialistiche come Otorino, Oculistica, Psichiatria? Di quanto si dilaterebbero i già lunghissimi tempi di attesa?

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Qual è la ratio?

Qual è la ratio che ha portato alla soppressione delle strutture?
Non è il bacino di utenza e tanto meno la produttività se si pensa al Centro trasfusionale, a Pediatria, a Psichiatria o al Laboratorio analisi, per esempio.


La beffa

La beffa è pensare ai piccoli passi in avanti che si stava cercando di realizzare per risollevare il Giovanni Paolo II.
All’orizzonte c’era la riapertura di Malattie infettive e Microbiologia e virologia, precedentemente soppresse. Nel 2019 era arrivato il finanziamento, erano stati eseguiti i carotaggi e appaltati i lavori ad una ditta per la costruzione di una palazzina per ospitare le due strutture.
Da poco erano state comprate nuove attrezzature per il Centro trasfusionale al quale era stata nuovamente assegnata la gestione della terapia anticoagulante.

Ma la tabella della nuova rete ospedaliera è un’ecatombe per Lamezia. Un’ecatombe della quale non si comprende il senso.
Tra specialistiche già soppresse e da sopprimere l’ospedale resterebbe senza Oculistica, Odontoiatria e Stomatologia, Audiologia e foniatria, Otorinolaringoiatria, Malattie endocrine del ricambio, Nido (10 posti letto ma nessun incarico dirigenziale, a chi toccherebbe gestire la struttura?), Pediatria (idem con 14 posti letto), Psichiatria (dove verrebbero inglobati i 10 posti letto previsti?), Emodialisi, Fibrosi cistica, Anatomia patologica, Laboratorio analisi, Dermatologia, Microbiologia e virologia, Servizio trasfusionale, Terapia intensiva Covid.

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Come reagisce l’amministrazione comunale

E mentre la struttura commissariale della Sanità Calabrese – commissario ad acta Roberto Occhiuto e subcommissari Ernesto Esposito e Iole Fantozzi – ha 30 giorni di tempo per mettere mano alla rete ospedaliera, la città di Lamezia e il suo comprensorio si stanno organizzando.
Ieri la commissione consiliare Sanità, guidata da Antonietta D’Amico, ha cominciato ad ascoltare le associazione che si occupano di salute. Si è cominciato ieri con il Comitato 19 marzo e ha partecipato anche il presidente del consiglio comunale Giancarlo Nicotera. Poi verranno ascoltati i medici e, a fine mese, è previsto un incontro con il commissario dell’Asp di Catanzaro Antonio Battistini.
L’idea è quella di elaborare un documento da presentare alla terna commissariale. Basterà? Il sindaco Paolo Mascaro, appena confluito in Forza Italia, al momento tace. Avrà la forza di far valere i bisogni della città anche a costo di contrastare il nuovo, potente, compagno di partito Roberto Occhiuto? Più reattivo il segretario cittadino di Fi Salvatore De Biase che, senza troppo citare i responsabili delle nuova rete ospedaliera, non nasconde che il nuovo decreto «indebolisce e rende meno attrattivo il nostro ospedale a favore della fondazione Dulbecco».

L’incontro di domani sul «futuro incerto» dell’ospedale

Intanto per domani, alle 18:30, è previsto un incontro nel Chiostro di San Domenico al quale interverranno sul Futuro Incerto (questo il tema) dell’ospedale, il medico e vicepresidente regionale della commissione Sanità, Amalia Bruni, il sindaco di San Pietro a Maida, Domenico Giampà, il responsabile del Tribunale per i diritti del malato, Fiore Isabella, il segretario regionale Cgil Medici, Francesco Masotti, il vicesegretario aziendale Anaao Francesca Suriano, e il consigliere comunale di opposizione Rosario Piccioni.
La questione è seria. Per una volta si spera che le fazioni si uniscano e la città reagisca.

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