Storie da raccontare

Ulivi a strapiombo tra rocce millenarie, l’agricoltura eroica di Antonio simbolo di una Calabria che non si arrende

I suoi alberi sfidano quasi la gravità in una zona impervia e difficile da raggiungere: «La terra è stata sempre la mia vita». Qui viene coltivata anche una straordinaria varietà unica nel suo genere: la Pennulara

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di Franco Laratta
2 marzo 2024
06:15
Antonio e i suoi ulivi
Antonio e i suoi ulivi

Antonio Veltri è sempre stato innamorato della terra, intesa come agricoltura, studio, analisi, ricerca. È un autentico contadino e anche uno studioso della natura. Sin da ragazzo lo si vedeva in Sila, alle porte di San Giovanni in Fiore, coltivare gli spettacolari Lilium. E poi curava l’orto, produceva verdure, patate e nella sua proprietà ci sono sempre stati alberi da frutta. Piccola azienda familiare che lui ha sempre mandato avanti lavorando anche 18 ore al giorno: dalla zappa al trattore senza mai risparmiarsi.

E per non farsi mancare niente, da un paio di anni si è dato all’agricoltura eroica. In una zona assolutamente impervia e difficile da raggiungere, esattamente ai confini di due piccoli comuni alle porte della Sila Grande, Cerenzia e Castelsilano. Una scelta assai difficile, per soli due ettari di un uliveto che era in semi abbandono, ma che può vantare alcune varietà uniche, come la ‘Pennulara’ che risale ai monaci greci ‘basiliani’ degli anni Mille.


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«Questa scelta è il frutto della grande passione per il mio mestiere. E del grande amore per la mia terra. Ho sempre vissuto con la terra e per la terra. Che è stata sempre la mia vita. Nonostante le tantissime difficoltà, chi ama la terra non può spaventarsi» - dice Antonio.

Con Antonio scendiamo in una zona in cui si va dai 900 metri slm a 600 mt in pochissimo tempo. Si chiama Spartaconia, una località nei pressi di Caccuri, dove gli ulivi sembrano sfidare la gravità, quasi a strapiombo sulla valle. Rocce millenarie si ergono fra gli ulivi, testimonianza di una storia geologica che disegnano un palcoscenico modellato dal tempo. La luce dorata del sole bacia gli ulivi. Qui, tra gli olivi che abbracciano il pendio, si respira l'essenza della terra e si contempla la magia del paesaggio che canta la bellezza del verde eterno e della promessa di un raccolto prezioso.

«È importante coltivare ulivi da queste altitudini per ottenere un olio naturalmente biologico, (dato che non ci sono popolazioni stabili di insetti patogeni che sopravvivono ai freddi inverni), ricco di profumi, sentori e sapori dovuti alle giornate calde e alle notti fredde, e ai minerali rilasciati dalle rocce sottostanti. Queste sono particolarità dei terreni di origine colluviale ovvero dalla disgregazione naturale della roccia sottostante».

Con appena due ettari di uliveto, Antonio ha realizzato un olio di grande pregio. «Abbiamo ottenuto un olio extra vergine da monocultivar (pennulara antica), da olive quasi mature integre e sane, molite entro 8 ore dalla raccolta, di colore verde biondo, molto ricco di sentori di carciofo e di broccolo nero, molto fruttato con dei tocchi di dolce. Con un acidità di 0,17. Valore dei perossidi 1,7. Polifenoli 376. Si tratta di un olio extra vergine di Oliva di categoria superiore, ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici. Estratto a freddo - Non filtrato».

Appezzamenti di terreno agricolo così piccoli e complicati, che soffrono le condizioni di abbandono. Si rischia di perdere per sempre questo fondi così preziosi, non essendoci tanti come Antonio Veltri. «Questo è un rischio reale e l’abbandono dei terreni non è un problema solo nostro. C’è bisogno di un interesse comune, condiviso, verso la nostra agricoltura che non è mai stata di grandi numeri, ma delle tante eccellenze».

I mutamenti climatici stanno portando scompiglio anche all’agricoltura calabrese. E ora anche gli ulivi soffrono molto.
«Sicuramente le piante rispetto agli animali hanno bisogno di più tempo per adattarsi ai mutamenti climatici, e molte specie spariranno, non oltrepassando il punto di non ritorno. Ma poi abbiamo anche altri problemi, perché oggi la politica agricola comunitaria (Pac) impone scelte assurde al sistema agricolo per riparare ai danni causati dal sistema: industria, consumismo, lusso per pochi, usa e getta».

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