Unico dramma

Terremoto, le immagini da Turchia e Siria riportano la Calabria indietro nel tempo: l’immane tragedia del 1908

Morte e distruzione: ciò che l'Anatolia sta vivendo oggi, è accaduto all'inizio del secolo scorso anche nella nostra regione. Un lontano 28 dicembre che segnò per sempre Reggio e Messina (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Franco Laratta
7 febbraio 2023
08:47
Il terremoto del 1908 in un’immagine d’epoca
Il terremoto del 1908 in un’immagine d’epoca

Il terribile terremoto che la scorsa notte ha scosso Turchia e Siria, provocando migliaia di morti, riporta la mente indietro nel tempo, a quando fu la Calabria a tremare ed essere devastata. Erano le 5.20 del 28 dicembre 1908. Calabria meridionale e Sicilia orientale vengono svegliate da una violentissima scossa di magnitudo 7.2. Nessuno comprese che ci si trovava davanti ad un evento senza precedenti, perché era una delle più gravi catastrofi sismiche verificatesi in Italia. Passarono addirittura alcuni giorni prima che il governo nazionale e il resto d’Italia si accorgessero che quel drammatico sisma aveva quasi completamente distrutto le città di Messina e Reggio Calabria, devastando un’area di circa 6 mila chilometri quadrati. Le popolazioni furono colte dal terremoto nel sonno. Il numero delle vittime non lo abbiamo mai saputo con certezza, ma le autorità comunicarono dopo settimane, se non mesi, una cifra intorno alle 80mila persone. Ma era solo una stima.

Ma non fu solo quella terribile scossa delle 5:20 a provocare la catastrofe. Dopo circa 10 minuti è seguita una devastante onda di maremoto che letteralmente travolse entrambe le coste dello Stretto. Era un vero e proprio tsunami che completò il ‘lavoro’ fatto dal terremoto, provocando altre devastazioni e nuove vittime tra le persone sopravvissute ai crolli che, correndo verso il mare, cercavano una via di salvezza. Le vie di comunicazione, le strade e le ferrovie furono totalmente distrutte, le linee telegrafiche e telefoniche interrotte. Calabria e Sicilia totalmente isolate dal resto del mondo.


Ecco il testo del primo telegramma inviato dalle aree terremotate al Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti alle 18.30 del 28 dicembre:

“È urgente che il tempo non passi invano; è necessario che il lavoro sia intensificato. Occorrono truppe in grande quantità, poiché quelle che erano qui di guarnigione sono scomparse per due terzi. Ogni indugio potrebbe avere conseguenze gravissime, vi è timore di un’epidemia tra i superstiti. È necessario provvedere ai feriti, metà della popolazione si è rifugiata nei dintorni, bisogna allontanare subito l’altra metà”.

Sino ad allora, solo notizie parziali che lasciano Roma all’oscuro del dramma per molte ore. Ma prima che i soccorsi raggiungessero i luoghi dell’immane tragedia, passarono giorni, infiniti giorni che aggiunsero morti su morti.

Dopo terremoto e maremoto del 1908 si cominciò a parlare di classificazione sismica del territorio nazionale. Vennero applicazione nuove norme per le costruzioni. Subito dopo, nel1909, viene emanato il primo Regio Decreto con norme valide per l’intero territorio nazionale.

Nel 1908 non esiste ancora un modello di coordinamento degli interventi in seguito alle catastrofi naturali. I commissari nominati dal Governo hanno il solo un compito amministrativo e provvedono alla gestione dei fondi stanziati dal Regno e la beneficenza privata.

Successivamente, la legge n. 2389 del 1926 affida al ministro dei Lavori Pubblici la direzione dei servizi di soccorso nella zona colpita.

Con la legge del 29 aprile del 1982 viene istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Dipartimento della Protezione Civile. Nel 1992 nasce il Servizio Nazionale della Protezione Civile, con ruoli e compiti specifici.

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