Consiglio regionale

Lo Schiavo e Talerico erano pronti a “sfiduciare” Bruni: ecco cosa c’è dietro la sua uscita dal Misto e l’adesione al Pd

I due consiglieri rivendicavano anche per se stessi il ruolo di presidente del gruppo da ricoprire a turno ma la scienziata si sarebbe dovuta fare subito da parte. In gioco anche le indennità e il budget finanziario dell’ufficio (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Claudio Labate
17 marzo 2023
16:36
Da sinistra, Antonello Talerico, Antonio Lo Schiavo e Amalia Bruni
Da sinistra, Antonello Talerico, Antonio Lo Schiavo e Amalia Bruni

«Ho deciso di re-iscrivermi al Partito Democratico e quindi aderire al gruppo Consiliare del Pd lasciando quello Misto. La mia è naturalmente una scelta politica e un ritorno a casa».

Così in una nota Amalia Bruni, genericamente conosciuta dai calabresi quale leader dell’opposizione di quello che fu il centrosinistra allargato, annuncia il passaggio al Pd, spiegando che la decisione arriva ad un anno e mezzo dall’entrata in Consiglio dove si iscrisse al Gruppo misto mantenendo così «il mio ruolo di esponente della società civile – scrive - per tenere unita un’alleanza, la più ampia possibile fatta di partiti e movimenti, a cominciare dal Pd e dal Movimento 5Stelle». Adesso entrando nel maggior partito di opposizione si dice «comunque certa che questo ruolo di collante potrà continuare a svilupparsi e ad ampliarsi».


Non ci sono motivi per non crederle, ma è anche vero che secondo alcuni la sua non è solo una «scelta politica» e che la vita (politica) all’interno del Pd non sarà così semplice come la stessa prefigura nella sua nota.

I soliti ben informati, fonti qualificatissime peraltro, raccontano un’altra storia. D’altra parte l’ingrossamento delle fila del gruppo misto in Consiglio regionale avrebbe prima o poi fatto esplodere il caso. E, non è un caso, che Bruni ci tenga a precisare che «gli attuali “compagni di viaggio” hanno altre idee politiche e soprattutto altre metodologie per raggiungere gli obiettivi».

L'incontro tra Bruni, Lo Schiavo e Talerico

Bisogna però tornare indietro di almeno un paio di giorni fa quando Amalia Bruni, Antonio Lo Schiavo e Antonello Talerico, si sono dati appuntamento per una riunione al fine di fissare delle regole precise, in primis sulla conduzione dello stesso gruppo. Amalia Bruni del resto è capogruppo solitaria ormai da 18 mesi e i nuovi “compagni di viaggio” hanno proposto una sorta di meccanismo di turnazione per ricoprire quella postazione. Una proposta che avrebbe evitato il ricorso al voto - considerato sgradevole ad alcuni - per indicarlo. In tal modo si sarebbero anche “divisi” i vantaggi, in termini economici e di struttura, che spettano al capogruppo. Ma di più, la volontà era anche di sciogliere alcuni nodi politici – non ultime le designazioni nelle Commissioni consiliari in quota gruppo misto - vista l’estrazione differente che connota ogni singolo componente del gruppo.

L’incontro è avvenuto nello studio dell’avvocato Talerico, e messa di fronte a quella sorta di aut aut sul ruolo del capogruppo, Bruni, pur dicendosi d’accordo, ha chiesto sostanzialmente di azzerare il pregresso dei diciotto mesi da capogruppo, prevedendo la sua guida ancora per un anno. Una proposta irricevibile per gli altri due membri. La richiesta della Bruni è legata anche alla sua maxi struttura speciale, composta da 11 unità, e quindi “all’esigenza” di portare a termine quei contratti.

D’altra parte non avendo più il ruolo di capogruppo, ne perderà quasi la metà, così come perderà una parte di stipendio (passerà da 163mila euro e rotti a 145). Condizioni di cui si avvarranno ora, a turno, i suoi “compagni di viaggio”.

L'entrata nel Pd

È vero anche che transitando nel Pd Bruni potrà giovarsi, come stabilito dal regolamento per tutti gli altri 31 consiglieri, del contributo di 44.792,71 – da cui era stata esclusa perché si era presentata con la coalizione del Pd, per poi andare a formare un monogruppo - per spese del personale, più gli 8.028,59 per le spese di funzionamento.

Fatto sta che è stato indicato Antonio Lo Schiavo quale nuovo capogruppo del misto con decorrenza immediata (comunque dal primo giorno di aprile). Una proposta che in assenza di un accordo messo a verbale vale quanto una vera e propria sfiducia. Questa volta inaccettabile per Amalia Bruni che si è sentita minoranza nel nuovo gruppo misto guidato per un anno e mezzo in solitudine.

Frizioni, queste, che si sommano alla resistenza di Bruni ad indicare Talerico nelle Commissioni consiliari, in quanto comunque espressione della maggioranza di centrodestra, e che in sostanza hanno impresso un’accelerazione alla scelta – non solo politica - dell’ex candidata alla presidenza della Regione, di preferire il Partito democratico.  

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