Lotta alla mafia

La ‘ndrangheta arcaica e moderna alla sbarra grazie alle inchieste di Gratteri, il percorso iniziato continuerà grazie al suo pool

Da Nemea a Maestrale-Cartagho, passando per Petrolmafie fino Imponimento tra le inchieste del magistrato nominato a capo della Procura di Napoli. Ecco chi potrebbe prendere il suo posto a Catanzaro

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di Pietro Comito
14 settembre 2023
15:22
Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

Sì, c’è Rinascita Scott, la genesi, la maxinchiesta madre di tutte le altre. Se avesse assorbito tutti i procedimenti penali da essa scaturiti o comunque connessi, non ci sarebbero stati solo 400 imputati. Sarebbero stati 800 o anche di più: Nemea, Miletos, Petrolmafie, Imponimento, Olimpo, Maestrale-Cartagho… Ci hanno lavorato tutti: Carabinieri (Ros, Nucleo investigativo, Compagnie), Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Dia, perfino la Polizia penitenziaria. I numeri impressionano, già. Il merito, ovvero ciò che c’è dentro i processi, dovrebbe impressionare ancora di più.

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Arcaica, moderna, globale…

La ‘ndrangheta arcaica, feroce, che fa sparire di lupara bianca uomini e donne, senza distinzione: dal killer sospettato di omosessualità all’imprenditrice audace e caparbia, determinata a combattere una subcultura mafiosa e bigotta. La ‘ndrangheta moderna, sofisticata: quella che entra in contatto con settori deviati della massoneria e schegge impazzite dei servizi segreti e delle forze dell’ordine, che vuol manipolare la giustizia senza ricorrere al tritolo. La ’ndrangheta globale, che sa come trattare, acquistare, importare, piazzare e distribuire l’oro bianco dal Sud America e, al contempo, scopre l’oro nero imbastendo affari tra il Mar Caspio ed il Mediterraneo. La ‘ndrangheta che controlla – Gratteri dixit – il «battito cardiaco» del suo territorio: attraverso l’usura, il pizzo, l’intimidazione. La ‘ndrangheta in giacca e cravatta: che siede nei palazzi delle istituzioni, che diventa manager e fa impresa, che condiziona la pubblica amministrazione, appalti, subappalti, conti correnti bancari, che lucra sulla sanità, i migranti, che stabilisce perfino il prezzo del pane. La ‘ndrangheta che controlla le campagne, che si appropria della terra, che lascia le sue bestie sacre a scorrazzare, e quella del turismo, dei villaggi, dei porti, delle barche. 


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Il profluvio dei pentiti

L’effetto di un’azione investigativa che nel Vibonese - «la provincia prediletta», le definì lo stesso Gratteri - diventa metafora dell’impegno profuso dalla Procura di Catanzaro nell’intero distretto giudiziario, è stato dirompente. Numerose vittime hanno rotto il silenzio, denunciando. Poi i pentiti. Dopo Raffaele Moscato e Andrea Mantella, che avviarono la collaborazione con la giustizia alla vigilia dell’insediamento di Nicola Gratteri a Catanzaro, è stato protagonista di una clamorosa decisione anche Emanuele Mancuso, rampollo di uno dei più potenti casati della ‘ndrangheta in ambito internazionale. E molti altri dopo di lui: Giuseppe Comito, Bartolomeo Arena, Nicola Figliuzzi, Gaetano Cannatà, Walter Loielo, Michele Camillò, Antonio e Domenico Guastalegname...

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Il pool: da Falvo a Buzzelli

Ciò che resta, dopo Gratteri, fresco procuratore della Repubblica di Napoli, è un numero impressionante di processi aperti, una ritrovata fiducia nella magistratura requirente e un ufficio capace di andare avanti grazie al lavoro diuturno dei suoi sostituti. Inizialmente c’era il solo Camillo Falvo che, contestualmente all’esecuzione di Rinascita Scott, s’insediò alla guida della Procura di Vibo Valentia. Poi iniziò l’era di Antonio De Bernardo, che affiancò lo stesso Gratteri quand’era aggiunto di Reggio Calabria, nelle più importanti indagini che disarticolarono i clan del mandamento ionico fino all’epocale inchiesta Crimine, assieme ad Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso. Proprio a Napoli, Gratteri ritroverà lo stesso Mancuso, al cui posto, a Catanzaro, rimarrà un altro magistrato che nel corso degli ultimi anni s’è guadagnato un posto nel pool, Andrea Buzzelli.

Chi dopo Gratteri?

Tutto ciò senza dimenticare il contributo fondamentale degli aggiunti e, in particolare, di Vincenzo Capomolla, tra coloro che, probabilmente, presenteranno domanda per la guida della Procura di Catanzaro. Tra i magistrati calabresi (numerose domande sono attese anche da fuori regione) ci sarà, anche in questo caso con ottime probabilità, pure Salvatore Curcio, procuratore capo di Lamezia Terme, tra i più grandi esperti al mondo (esattamente come Gratteri) nel contrasto al narcotraffico internazionale di stupefacenti, che ha lavorato da magistrato antimafia in tutte le aree del distretto giudiziario di Catanzaro.

Giornalista
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